L’associazione chiede di usare risorse speciali per far fronte all’aumento delle bollette energetiche prodotto dallo scombussolamento del mercato causato dalla guerra russa in Ucraina. “Le strutture sanitarie private non possono permettersi il lusso di ridurre i consumi energetici”
Per gestire il caro bollette – connesso allo scombussolamento del mercato energetico prodotto dall’invasione russa dell’Ucraina – secondo l’Associazione Confapi Sanità si potrebbe far ricorso ai 17 terawatt/ora prodotti da fonti rinnovabili, che ai sensi dell’art. 16 bis del c.d. Decreto Aiuti il Gestore dei Servizi Energetici ha acquistato per essere rivenduti a € 124,00 a megawatt/ora
La proposta, avanzata attraverso Alessandro Ridolfi (rappresentante nazionale delle case di cura e cliniche private e convenzionate) e la Mariastella Giorlandino (rappresentante nazionale laboratori e poliambulatori privati e convenzionati), nasce dalla necessità di un pronto e fattivo intervento da parte delle Istituzioni per arginare il problema del rincaro dei costi energetici, che rischia di mettere in ginocchio anche le strutture sanitarie private.
Al riguardo, Giorlandino precisa che “le strutture sanitarie private non possono permettersi il lusso di ridurre i consumi energetici per fare fronte al rincaro delle bollette, e ciò per due fondamentali motivi: in primo luogo, perché le strutture sanitarie erogano servizi sanitari a tutela della salute dei cittadini, quindi a salvaguardia di un diritto fondamentale dell’individuo costituzionalmente tutelato dall’art. 32, che non può essere limitato o compromesso da mere esigenze economiche o di bilancio; in secondo luogo, perché per fornire detti servizi essenziali è necessario sostenere dei costi che non possono essere semplicisticamente ridotti sulla scorta di una politica aziendale di tagli alle spese”.
Il settore sanitario è un settore “energivoro” per la continuità dei servizi erogati, in quanto molte prestazioni necessitano dell’utilizzo di particolari apparecchiature e macchinari che non soltanto hanno un altissimo consumo energetico, ma soprattutto richiedono un funzionamento continuo, che non può essere ridotto semplicemente “staccando la spina”.
In ambito sanitario – spiega Confapi – “non si può ragionare applicando le mere logiche di mercato, anche se si tratta di strutture private, soprattutto oggi che le stesse svolgono una funzione – di fatto – sussidiaria essenziale per compensare le difficoltà della sanità pubblica, soprattutto in ordine all’abbattimento delle liste di attesa, aggravatesi dopo la pandemia da Covid”.
L’obiettivo di Confapi è far continuare a tutelare la salute dei cittadini, quindi, e garantire l’erogazione dei servizi sanitari essenziali, occorre un intervento del governo volto a calmierare i costi energetici, così da impedire la chiusura o la drastica riduzione dell’erogazione delle prestazioni sanitarie da parte delle strutture sanitarie private.