Blinken “ha confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista di destinatari di finanziamenti russi oggetto dei lanci giornalistici di questi giorni” e “si è riservato di verificare se ci fosse evidenza di finanziamenti in altri documenti a disposizione delle autorità americane e si è impegnato a comunicarlo tramite canali istituzionali”
Il segretario di Stato americano Antony Blinken “mi ha confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista di destinatari di finanziamenti russi oggetto dei lanci giornalistici di questi giorni” e “si è riservato di verificare se ci fosse evidenzia di finanziamenti in altri documenti a disposizione delle autorità americane e si è impegnato a comunicarlo tramite canali istituzionali”. Così Mario Draghi, presidente del Consiglio, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, rispondendo a una domanda sulla telefonata con il capo della diplomazia americana avvenuta mercoledì sera. Una risposta data leggendo un testo scritto, a sottolineare la delicatezza della questione.
Come riportato da Formiche.net, la telefonata è partita da Palazzo Chigi. “La cosa più naturale da fare era chiedergli cosa sapesse”, ha spiegato Draghi. Nei colloqui tra le agenzie italiane, “l’intelligence americana – diversa dal dipartimento del Stato – ha confermato di non disporre di alcuna evidenza di finanziamenti occulti russi a candidati e partiti politici che competono nell’attuale tornata elettorale”, ha continuato.
In mattinata, Franco Gabrielli, Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, era stato audito dal Copasir fornendo “elementi, riguardanti le recenti dichiarazioni rese dall’amministrazione Usa in ordine alle attività di ingerenza russa nei processi democratici di diversi Paesi, dai quali non sono emersi profili concernenti la sicurezza nazionale del nostro Paese”, aveva spiegato poi Adolfo Urso, presidente del Comitato e senatore di Fratelli d’Italia.
Mercoledì sera, il presidente del Consiglio aveva telefonato a Blinken. Come ricostruito da Repubblica, esisterebbero un dossier classificato e uno diffuso alle ambasciate. Draghi avrebbe chiesto dettagli sul primo a Blinken ma senza ricevre risposte. “Un dossier madre redatto a inizio anno, da cui è germinato un secondo dossier dato in pasto alle cancellerie dei più importanti paesi dell’Occidente”, ha spiegato il giornale. “Sarà il nuovo esecutivo a dover lavorare con questa spada di Damocle pendente. Certamente finendo per esserne condizionato, visto che potrebbe essere declassificato in qualsiasi momento”, ha concluso Repubblica.