Nel corso dell’audizione “sono stati forniti elementi, riguardanti le recenti dichiarazioni rese dall’amministrazione Usa in ordine alle attività di ingerenza russa nei processi democratici di diversi Paesi, dai quali non sono emersi profili concernenti la sicurezza nazionale del nostro Paese”, ha spiegato il presidente Urso
Sulla base di due rapporti di Dis e Aise sulle informazioni contenute nel rapporto americano sui finanziamenti russi a partiti di vari Paesi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica italiano Franco Gabrielli ha riferito al Copasir che non ci sarebbero riferimenti a partiti italiani.
L’AUDIZIONE
Prima dell’audizione, durata circa un’ora e mezza, il sottosegretario aveva dichiarato ad Agora su Rai Tre: “È istituzionalmente sgarbato che io vada a essere audito su questo argomento e vi dica chi è l’assassino”. Quindi c’è un assassino? Gabrielli: “No, non ce ne sono”. Nel corso dell’audizione “sono stati forniti elementi, riguardanti le recenti dichiarazioni rese dall’amministrazione Usa in ordine alle attività di ingerenza russa nei processi democratici di diversi Paesi, dai quali non sono emersi profili concernenti la sicurezza nazionale del nostro Paese”, ha spiegato Adolfo Urso, presidente del Copasir e senatore di Fratelli d’Italia, di rientro da una visita di tre giorni a Washington. Da qui, dopo un colloquio con Gabrielli in seguito alla diffusione della notizia, aveva spiegato che al momento l’Italia non risulta tra i Paesi coinvolti “ma le cose possono sempre cambiare”.
LE PAROLE DI GUERINI (PD)
Il tema del condizionamento da parte della Russia “non è nuovo”, aveva spiegato prima dell’audizione Lorenzo Guerini, ministro della Difesa e deputato del Partito democratico, già presidente del Copasir a inizio legislatura, a Radio 24 rispondendo a una domanda sul dossier dell’intelligence statunitense secondo cui dal 2014 a oggi la Russia ha finanziato con 300 milioni di dollari i partiti politici in diversi Paesi del mondo. “L’attenzione deve rimanere alta, ma non è un tema di oggi”. Poi, ha aggiunto, “ci sono forze politiche in Italia che hanno un atteggiamento benevolo con la Russia ed hanno anche stipulato accordi con il partito di [Vladimir] Putin”.
LA RISPOSTA DI ARRIGONI (LEGA)
Il riferimento è alla Lega, da cui, dopo l’audizione, si è levata la voce di Paolo Arrigoni, membro del Copasir. Gabrielli, ha spiegato il leghista, “lo ha chiarito a sufficienza: non ci sono coinvolgimenti italiani nella vicenda dei presunti finanziamenti russi a compagini politiche europee. A sinistra e nelle solite redazioni, se ne facciano una ragione: la loro campagna denigratoria a orologeria è una penosa sceneggiata, che rischia di trasformarsi in un doloroso boomerang”. Poi ha aggiunto: “Basta con le ingerenze, con le inaccettabili invasioni di campo: le parole del prefetto Gabrielli, che si aggiungono alle verifiche operate dal presidente [Mario Draghi] e alle rassicurazioni fornite dal presidente Urso, sono la pietra tombale a tanta faziosità”.
QUESTIONE ANCORA APERTA?
Esistono un dossier classificato e uno diffuso alle ambasciate, ha scritto Repubblica. Draghi avrebbe chiesto dettagli sul primo a Antony Blinken, segretario di Stato americano, nella telefonata di mercoledì sera, partita da Palazzo Chigi, come raccontato su Formiche.net. Ma non ha ricevuto risposte. “Un dossier madre redatto a inizio anno, da cui è germinato un secondo dossier dato in pasto alle cancellerie dei più importanti paesi dell’Occidente”, ha spiegato il giornale. “Con la telefonata a Draghi, Blinken circoscrive – almeno al momento – l’effetto della campagna Usa sugli equilibri italiani, a pochi giorni dalle elezioni”, ha continuato. Il presidente del Consiglio, invece “si garantisce la possibilità di non dover gestire un dossier – quello principale – che potrebbe potenzialmente chiamare in causa leader e partiti. Resta però un enorme punto interrogativo attorno al contenuto e alla forza delle rivelazioni del testo secretato. Sarà il nuovo esecutivo a dover lavorare con questa spada di Damocle pendente. Certamente finendo per esserne condizionato, visto che potrebbe essere declassificato in qualsiasi momento”, ha concluso Repubblica.