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Energia, alleanze e Ucraina. Il programma 5S spiegato da Appendino

L’ex sindaca ha chiuso la campagna elettorale nella sua Torino: “Letta ha combinato un vero e proprio pasticcio politico, rinnegando il governo Conte II per sposare l’agenda Draghi”. Sulla crisi “serve nuovamente una risposta europea forte e immediata” come sul Covid

Chiara Appendino ha chiuso oggi la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle, per il quale è candidata come capolista alla Camera in tutti e quattro i collegi del Piemonte, a Torino, la città di cui è stata sindacata dal 2016 al 2021.

Quello del Movimento 5 Stelle è “un programma per un nuovo Umanesimo”. Si evoca un “radicale cambio di paradigma”. Che cosa non ha funzionato in questi quattro anni e mezzo in cui siete stati al governo?

Il tema non è tanto cosa abbia funzionato o meno, bensì quali accordi abbiamo dovuto costruire per riuscire a portare avanti il nostro programma. Nel 2018 abbiamo raggiunto un risultato elettorale clamoroso, ma non sufficiente per governare da soli. Con sacrificio – perché ci è costato in termini di consenso – abbiamo scelto di partecipare a tre governi diversi e questo ci ha permesso di realizzare l’80% del nostro programma, aspetto che rivendico con orgoglio.

Con il Partito democratico ci sono interlocuzioni in corso o qualsiasi cosa è rinviata a dopo il voto?

Io già alle ultime amministrative avevo cercato di capire se ci fossero le condizioni per un accordo locale, ma al Pd è mancato coraggio e si è chiuso in sé stesso. Enrico Letta ha combinato un vero e proprio pasticcio politico, rinnegando il governo Conte II per sposare l’agenda Draghi e mettendosi nelle mani di Carlo Calenda – si è visto con quale successo – per poi arrivare a rinnegare anche l’accordo con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, dichiarando che non farà un governo coi suoi alleati. Noi siamo sempre pronti a confrontarci con le altre forze politiche sui temi, ma l’atteggiamento quantomeno ondivago del Pd ha avvantaggiato il centrodestra.

Nel programma del Movimento 5 stelle la parola “bonus” compare ben 25 volte. Come garantire che questi vengano destinati soltanto a chi ne ha davvero bisogno?

Per ottenere un bonus bisogna rispettare norme ben precise e poi si è soggetti ai doverosi controlli degli organi dello Stato preposti, che vanno ringraziati per il loro lavoro. Ma questo vale, giustamente, per tutte le misure messe in campo. I bonus che proponiamo servono a innescare politiche virtuose. Penso per esempio al Superbonus edilizio per l’efficientamento energetico: ha aumentato il Pil di quasi 6 punti facendo ripartire l’edilizia e dando lavoro a oltre 600.000 persone, rappresenta quasi il 50% dell’incremento di potenza rinnovabile installata sul parco immobiliare e aiuterà le famiglie a spendere meno per le bollette.

Il Movimento 5 Stelle ha più volte detto di sostenere un approccio europeo alla crisi energetica. Da dove partire?

Io ho 38 anni e non avevo mai visto un’Europa forte e solidale come durante la pandemia. Dopo anni di austerity e divisioni, l’Unione ha risposto con coraggio immettendo risorse nel sistema economico, basti pensare ai 209 miliardi del Pnrr destinati all’Italia. Ora con la guerra in Ucraina l’Europa si trova ad affrontare una nuova crisi che si innesta sulle cicatrici ancora non rimarginate della crisi economica post Covid. Serve nuovamente una risposta europea forte e immediata, non a caso il Movimento 5 Stelle chiede da marzo un Energy Recovery Fund per sostenere le tante famiglie e imprese che non riescono ad affrontare i costi lievitati.

Recentemente lei ha sostenuto che l’Italia deve ritagliarsi un ruolo di negoziato nella guerra in Ucraina. Crede che ci sia spazio già in questo momento in cui il conflitto continua e la controffensiva ucraina riguadagna terreno?

Lo spazio per ragionare sulla pace ci deve essere sempre, altrimenti perdiamo di vista l’obiettivo. È bene che l’Ucraina riguadagni territori anche grazie agli aiuti internazionali, ma il punto di arrivo non può essere una guerra decennale. Servono negoziati per raggiungere la pace e credo fortemente che l’Italia con la sua diplomazia possa avere un ruolo importante.

Un’ultima domanda su Torino, la città che ha governato. Come rilanciare i cruciali poli dell’aerospazio e dell’automotive? 

Negli ultimi anni abbiamo raggiunto risultati importanti lavorando in sinergia con il governo e con il tessuto imprenditoriale, penso soprattutto alla cittadella dell’aerospazio e dell’automotive. Il governo Conte ha destinato 150 milioni al territorio grazie al riconoscimento dell’area di crisi complessa ed è fondamentale usare il prima possibile quelle risorse soprattutto per la formazione e per progetti innovativi legati al Competence Center che è già attivo a Mirafiori ed è una eccellenza nazionale. Ora c’è una grande occasione di riqualificazione rappresentata dal Pnrr, per cui è fondamentale lavorare per sfruttare al massimo i fondi a disposizione.

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