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Il centro del paradigma energetico si sposta nel Mediterraneo

Di Gianmarco Donolato

Se c’è una lezione da imparare da questi mesi di crisi è che la pianificazione e la preparazione portano a maggiore resilienza e capacità di reagire a scombussolamenti repentini

Il convegno annuale della Società Italiana di Scienza Politica, che si è tenuto a Roma dall’8 all’11 settembre nel Dipartimento di Scienze Politiche di Sapienza Università di Roma, ha rilanciato la necessità di un dibattito tra mondo accademico e mondo dell’impresa sulle opportunità e i rischi che la crisi energetica in corso pone dinanzi all’Italia.

Nell’ambito della tavola rotonda presieduta da Gabriele Natalizia (Sapienza/Geopolitica.info), sono intervenuti Simone Nisi (Edison), Giampaolo Cutillo (ministero Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – MAECI), Luca Tabasso (Quotidiano Energia) e Giuseppe De Arcangelis (Sapienza Università di Roma) che hanno riflettuto in particolare sui futuri modelli energetici per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Sia nell’ottica dei cambiamenti dovuti all’inaffidabilità delle forniture russe, sia prendendo in considerazione le politiche avviate e programmate per il raggiungimento degli obiettivi climatici europei.

Necessità di trovare alternative alla Russia

Con la consapevolezza che la Russia non potrà essere considerata un partner affidabile nel prossimo futuro e considerata la posizione dell’Unione europea sulla necessità di uno sganciamento via via maggiore dal gas russo, si è aperta una nuova stagione per la ricerca di partner energetici alternativi con i quali sottoscrivere contratti di fornitura. Le mosse degli ultimi mesi del MAECI e della stessa presidenza del Consiglio italiana dimostrano concretamente quanto l’Italia si stia adoperando per invertire un paradigma che finora l’aveva tenuta estremamente legata alle forniture russe (ricordiamo che circa il 40% del gas naturale proveniva da impianti russi prima dello scorso febbraio). Nei mesi scorsi, sono si sono tenuti incontri ad alto livello con rappresentanti politici e commerciali di vari Paesi, tra cui Algeria, Angola, Azerbaigian. Ciò denota una volontà di aumentare il peso della diplomazia energetica del nostro Paese, in un momento nel quale la nostra Penisola potrebbe far leva sulla crisi energetica per disegnarsi un nuovo ruolo di hub energetico. Nel 2021, per la prima volta nella storia, il trading mondiale di gas naturale liquefatto (GNL) ha superato quello via gasdotto. Ciò comporta che il maggiore flusso interregionale di gas via gasdotto a livello mondiale sarà sostituito da una ulteriore spinta verso flussi di GNL. La configurazione morfologica del nostro Paese e l’attenzione posta sulle aeree portuali all’interno del Pnrr potrebbero essere un’ottima combinazione per attirare i flussi di fonti di energia via mare. In aggiunta, alcuni possibili ambiti di ottimizzazione via pipeline sono rappresentati da Algeria e Azerbaijan, importanti a livello nazionale italiano, a cui si potrebbe aggiungere il progetto EastMed – Poseidon.

La cooperazione intermediterranea

In questa prospettiva l’accesso a forniture sicure, sostenibili e competitive è sempre stata una caratteristica fondamentale della cooperazione euromediterranea e, ora che la diversificazione costituisce una priorità regionale, si presenta l’occasione di consolidare quella che è chiaro essere la partnership più naturale e vantaggiosa per entrambe le sponde del Mediterraneo. L’Italia avrà l’opportunità di interpretare un ruolo di coordinamento nell’ambito della cooperazione inter-mediterranea, in cui lo sviluppo del settore energetico e infrastrutturale avrà la priorità. Serviranno certamente coraggio e ambizione, oltre che pianificazione e consistenza: fattori che non sempre hanno caratterizzato la nostra sfera pubblica. In quest’ottica, l’organizzazione di tavole rotonde come quella della settimana scorsa diventa fondamentale per mettere a sistema il dialogo intersettoriale e interdisciplinare, in cui ricerca, politica e business si intrecciano per cercare di delineare una visione d’insieme più che mai fondamentale in questo contesto di crisi.

L’idrogeno come elemento alternativo

A questo proposito, risulta inevitabile intervenire sul discorso idrogeno, un elemento che di mese in mese attira sempre più attenzione, a livello europeo e mondiale. Per l’Italia, così dipendente dal gas naturale e incapacitata, per il momento, della possibilità di produrne internamente, l’idrogeno rappresenta un’incredibile opportunità di crescita economica e industriale. Sebbene un’economia basata sull’idrogeno rimanga ancora un’utopia, i crescenti investimenti in ricerca e sviluppo della tecnologia per lo sfruttamento di questa risorsa a livello mondiale danno la sensazione che questo elemento sarà protagonista del settore energetico nel prossimo futuro.

I progetti delle hydrogen valleys italiane vanno nella giusta direzione. L’expertise italiana sull’infrastruttura gasiera e sulla sua estensione sul territorio nazionale rende il nostro Paese un potenziale “campione” dell’idrogeno. Anche in questo caso, servirà coraggio e visione d’insieme. Altri Paesi europei stanno già prendendo accordi a livello intercontinentale per la produzione e la distribuzione di idrogeno (verde e non): intervenire ed investire nel settore del gas naturale con in vista la possibilità di convertire le infrastrutture per un utilizzo via via crescente dell’idrogeno potrebbe essere il fattore “game changer” per l’Unione Europea. Ciò vale non solo per l’Italia, ma anche per gli altri Paesi mediterranei: un esempio su tutti è rappresentato dalla Spagna, interconnessa alla sponda meridionale del Mediterraneo in maniera più consistente rispetto a quanto non lo sia con il resto del continente europeo. Nuovi progetti stanno già venendo tracciati e considerare un’infrastruttura “hydrogen-ready” è senza dubbio una mossa ad alto valore strategico. Tanto quanto lo sarebbe considerare un coinvolgimento attivo e maggiore del nostro Paese per lo sviluppo di tali infrastrutture, tanto nella penisola iberica quanto nella sponda meridionale del Mediterraneo.

Certamente non si possono ignorare le sfide e le difficoltà che l’attuale crisi energetica porta. L’instabilità dei mercati e l’imprevedibilità del settore, oltre che l’altalenante affidabilità dei produttori alternativi, sono fattori da tenere in considerazione. Ma se c’è una lezione da imparare da questi mesi di crisi è che la pianificazione e la preparazione portano a maggiore resilienza e capacità di reagire a scombussolamenti repentini. L’augurio è che dibattiti come quelli organizzati dalla tavola rotonda della Sapienza siano utili per mettere a sistema i fattori positivi e negativi del settore energetico e della transizione verde a livello nazionale, europeo e mondiale, per far sì che ci possa essere continuità di energia accessibile, costante, relativamente economica e sempre più verde.


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