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La (felice) macchina da guerra finlandese davanti alla minaccia russa

Di Attilio Di Scala

Il sistema di difesa di Helsinki si basa su quattro pilastri: una straordinaria partecipazione della società civile; un’intensa collaborazione tra imprese private e università; un eccezionale impiego della tecnologia; una collaborazione pluriennale e consolidata con la Nato. Parlano il capitano di vascello Johan Tillander e il colonnello Jarkko Karsikas

Con il parere positivo del Senato degli Stati Uniti, insieme a quello di oltre 20 Parlamenti di nazioni alleate, Finlandia e Svezia sono pronte a diventare membri effettivi della Nato, abbandonando lo storico status di Paesi neutrali. Il loro coinvolgimento spingerà i leader dell’alleanza, e coloro che si occupano di pianificazione strategica, ad affrontare nuove sfide e cogliere altrettante opportunità.

L’ultima riunione operativa tra i ministri della Difesa di Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Norvegia e Svezia si è tenuta il 2 settembre in Svezia, presso la sede del Gotland Regiment, per discutere di cooperazione multilaterale nell’ambito della Nordic Defence Cooperation. Le questioni sul tavolo riguardano la struttura di comando della Nato del fianco nord-orientale, il ruolo della Finlandia e della Svezia all’interno del Nuclear Planning Group, l’impiego nelle regioni artiche, il contributo alla deterrenza nei confronti della guerra ibrida e delle capacità non convenzionali, la sicurezza degli approvvigionamenti, il contributo alla lotta al terrorismo internazionale.

Con l’intento di comprendere gli effetti strategici dell’allargamento a Est dell’alleanza atlantica, incontro i vertici della Difesa finlandese presso il Defence Command di Helsinki, al numero 17 di Kasarminkatu, nel quartiere Kaartinkaupunki, il cuore del design district. Il Defence Command, funge da quartier generale supremo del capo della Difesa, attualmente il generale Timo Kivinen. In termini di catena di comando militare, il capo della Difesa è direttamente subordinato al presidente della Repubblica. Decide sull’attuazione dei compiti di esercito, aviazione e marina e sull’uso delle loro capacità, prende le decisioni strategiche e comanda le attività dei servizi e dell’Accademia nazionale di Difesa.

Il complesso di edifici che mi accoglie include il ministero della Difesa e fu in origine la sede del “Finnish Guards’ Rifle Battalion”, unità inquadrata nell’esercito imperiale russo.

A seguito della dichiarazione d’indipendenza del 1917 e della successiva guerra civile finlandese, l’edificio fu sede della “White Guard”, le così dette “Guardie Bianche”, considerate un’aliquota volontaria dell’esercito, sebbene prestassero servizio nella riserva. Quando nel 1934 tutta la difesa fu consolidata nell’esercito regolare, la Guardia divenne un’organizzazione di addestramento su base volontaria. Politicamente neutrale, anche se ufficiosamente conservatrice, fu esplicitamente anticomunista, palesemente in contrasto con il movimento operaio, con la sinistra politica e soprattutto con la politica estera della confinante Unione Sovietica.

Il capitano di vascello Johan Tillander, direttore delle comunicazioni e degli affari pubblici del Defence Command, e il colonnello Jarkko Karsikas, chief digitalization officer delle Forze di Difesa finlandesi, hanno il compito di rispondere alle mie domande e mi accolgono con senso di amicizia e ospitalità. Sono due veterani, con lunghissimi anni di carriera operativa ed esperienza in teatri multinazionali.

I finlandesi sono notoriamente modesti, ma la Finlandia è, secondo molte classifiche internazionali, uno dei migliori Paesi del mondo. È costantemente classificata nella top tre globale in termini di istruzione, innovazione, professionalità, sicurezza e affidabilità. Negli ultimi quattro anni è stata persino nominata il Paese più felice del mondo. Come si concilia questa reputazione con il Piano strategico di sicurezza per la società civile? E cosa rappresenta il piano?

Risponde il comandante Tillander: “La Finlandia ha sempre assunto un approccio pragmatico e pratico alla difesa nazionale ed ha un modello operativo unico, che ha attirato un ampio interesse internazionale. Con la fine della Guerra Fredda, diversamente dalla maggior parte dei paesi europei e con l’intento di proteggere un confine di 800 miglia con la Russia, abbiamo mantenuto vivo il concetto di difesa nazionale, i cui capisaldi sono la leva obbligatoria ed una ampia riserva militare, ben addestrata”.

La Russia mantiene significative capacità di combattimento convenzionale nelle aree limitrofe della Finlandia e, soprattutto negli ultimi anni, ha posizionato alcuni dei suoi sistemi d’arma tecnologicamente più avanzati in prossimità dei confini. Ha inoltre rafforzato il suo deterrente nucleare strategico e ha rinvigorito la retorica nucleare. Conduce spesso esercitazioni congiunte con i suoi alleati anche al di fuori del suo territorio, innescando numerosi episodi di forti tensioni oltre al rischio di provocare incidenti militari le cui ripercussioni sarebbero imprevedibili.

Per fronteggiare tali rischi, la leva obbligatoria e la riserva militare sono considerate gli unici modi efficienti in termini di costi per mantenere una difesa nazionale credibile in un paese molto esteso dal punto di vista geografico e con una popolazione di poco più di 5,5 milioni di abitanti. Secondo la costituzione finlandese, ogni cittadino è obbligato a partecipare alla difesa nazionale, ma solo gli uomini di età compresa tra 18 e 60 anni sono responsabili del servizio militare. Le donne possono candidarsi su base volontaria. A seconda del ruolo per cui i militari di leva sono addestrati, il loro servizio dura sei, nove o dodici mesi, seguito da prove durante gli anni successivi al servizio. L’esercito finlandese addestra circa 22.000 militari ogni anno, tra militari di leva e riservisti, una cifra che raccoglie circa i due terzi di ogni fascia di età.

Il numero di militari attivi è abbastanza ridotto: circa 19.000 effettivi, a cui vanno aggiunti 3.000 paramilitari della guardia di frontiera posti sotto il controllo del ministero dell’Interno, che a seguito di una eventuale mobilitazione sarebbero interamente o parzialmente incorporati nella forza di difesa. Tuttavia, grazie al sistema della leva obbligatoria, il numero dei riservisti è molto più ampio ed una chiamata generale alle armi disporrebbe di circa 280.000 effettivi.

Cosa ne pensa l’opinione pubblica di questo sistema?

Secondo il comandante Tillander, “esiste un ampio sostegno dell’opinione pubblica finlandese a questo modello. L’idea che la Finlandia debba essere in grado di difendersi è profondamente radicata nella società e nella cultura strategica finlandese. Per costruire e mantenere una forte difesa nazionale, non sono sufficienti risorse economiche, truppe ben addestrate, attrezzature moderne e la collaborazione con un’industria della difesa competitiva a livello internazionale. Come abbiamo visto in Ucraina, la motivazione, la forza di volontà e l’idea di difendere il proprio Paese, costi quel che costi, è altrettanto importante e non deve essere sottovalutata. Questo elemento peculiare è qualcosa che i finlandesi hanno ben presente nel loro Dna”.

In un sondaggio del maggio 2022, l’83% dei finlandesi ha affermato che, in caso di minaccia militare, la Finlandia debba difendersi anche qualora l’esito dello scontro fosse incerto. Questa percentuale è tra le più alte in Europa e tale opinione è profondamente radicata nella società civile. Dopo l’attacco della Russia all’Ucraina, la domanda di corsi di difesa nazionale ha visto un aumento senza precedenti e l’ente nazionale di addestramento della Finlandia ha registrato una media di 700 adesioni al giorno ai suoi corsi, rispetto a una precedente media giornaliera di 150 unità.

Altrettanto importante è il concetto allargato di “sicurezza globale”. Più che una strategia, si tratta di un approccio, molto finlandese nel suo genere, che implica la definizione di linee guida per le attività di sicurezza e addestramento in diversi settori della società civile. Qualcosa di simile accadeva ai tempi della Repubblica di Venezia, quando il Consiglio dei Dieci sorvegliava sulla sicurezza della Serenissima attraverso attività di spionaggio e controspionaggio.

La sicurezza globale mira a salvaguardare le funzioni vitali della società attraverso la cooperazione tra autorità, operatori economici, organizzazioni e cittadini. Questa prospettiva, inclusiva sulla sicurezza, promuove la resilienza di fronte alle diverse minacce alla sicurezza stessa. Le nuove esperienze che abbiamo maturato durante la pandemia da Covid-19 e le relazioni sempre più tese con la Russia indicano che la sicurezza globale rafforza la società finlandese e rende il Paese un bersaglio più difficile da colpire attraverso attività ibride ostili.

Nel corso degli anni il concetto di sicurezza globale si è evoluto in un modello di cooperazione in cui gli attori condividono e analizzano le informazioni sulla sicurezza, preparano piani congiunti, nonché formano e lavorano insieme.

Poiché la sicurezza globale è costruita attraverso un rapporto di cooperazione con la società civile, essa coinvolge le autorità, la vita aziendale, le Ong e le comunità e i cittadini. Ogni ramo della pubblica amministrazione è responsabile dell’attuazione della strategia nell’ambito delle proprie competenze. Il comitato per la sicurezza controlla l’attuazione della strategia e coordina le misure di cooperazione insieme ai responsabili che operano all’interno dei ministeri.

La Finlandia è un Paese all’avanguardia nelle tecnologie di alto livello e nelle soluzioni digitali. Questo vale anche per le industrie finlandesi della difesa?

Spiega il colonnello Karsikas che “le aziende finlandesi del settore aerospaziale e della difesa, prevalentemente Poi di proprietà privata, sono leader di mercato nei sistemi e nelle tecnologie adottate. Investono in modo significativo in ricerca e sviluppo, circa il 15% del loro fatturato annuo. La Finlandia è un paese all’avanguardia nelle tecnologie di alto livello e nelle soluzioni digitali. Questo vale anche per le industrie della difesa. Le aziende eccellono nei metodi di impiego della tecnologia e nella combinazione delle cosiddette tecnologie civili in sistemi militari (dual use). Il clima finlandese richiede requisiti rigorosi per l’impiego delle tecnologie. Tutto deve funzionare in modo affidabile, in un ambiente artico, così come nel caldo estivo e nelle piogge autunnali. Eccelliamo sicuramente nell’impiego tattico in scenari caratterizzati da ghiaccio e neve, ma la maggior parte dei nostri prodotti viene utilizzata negli ambienti più esigenti e nelle operazioni di gestione delle crisi in tutto il mondo. Inoltre, già da molti anni, equipaggiamenti ed armamenti devono rispettare i requisiti del programma multilaterale di interoperabilità Nato”.

In Finlandia, “un’industria della difesa nazionale vitale e competitiva è un elemento fondamentale di una difesa nazionale credibile”, prosegue. “Le competenze tecnologiche finlandesi svolgono un ruolo fondamentale nell’intero sistema di difesa che fornisce ampia capacità operativa all’interno stesso del Paese”.

Il riferimento è al programma di sicurezza militare dell’approvvigionamento?

“Nonostante le competenze e la componente tecnologica di alto livello, la capacità industriale della difesa finlandese è focalizzata solo su alcuni sistemi d’arma, attrezzature ed equipaggiamenti militari”, risponde il colonnello Karsikas. “Per soddisfare le esigenze dei reparti, abbiamo scelto di acquistare molti importanti sistemi e piattaforme dall’estero. Con il programma di sicurezza militare dell’approvvigionamento, la Finlandia si è imposto di mantenere la necessaria competenza e l’autonomia industriale e tecnologica. L’industria della difesa finlandese è integrata nel sistema di difesa in molti modi. Una parte importante della manutenzione dell’esercito, della marina e dell’aeronautica è stata esternalizzata a società nazionali, che fungono da stretti partner delle forze di difesa. Il modello finlandese di partenariato per la difesa si basa sul fatto che le imprese svolgano le loro responsabilità, in ogni momento, per garantire le capacità militari. Riteniamo che il corretto livello di sicurezza militare dell’approvvigionamento possa essere mantenuto solo attraverso società di difesa competitive con processi, sistemi, prodotti, servizi e partnership da abbinare”.

La collaborazione tra il settore pubblico, privato e del terzo settore, prosegue, “è fondamentale per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento. Ci si aspetta che l’innovazione nasca dall’attività operativa quotidiana, anche se ci sono processi strutturati per gestire i programmi di ricerca e sviluppo Le soluzioni innovative sono spesso il risultato della collaborazione tra le forze di difesa, le università e le imprese del settore privato, all’interno delle quali operano moltissimi riservisti, che già conoscono esigenze e modalità d’impiego dei sistemi e degli equipaggiamenti; promuovere queste reti come fonte di innovazione continua è considerato fondamentale nel nostro sistema”.

L’Agenzia nazionale per l’approvvigionamento di emergenza (Nesa) “aiuta a coordinare questa rete di aziende, ma le sue responsabilità vanno ben oltre”, continua. “Gestendo un bilancio di 2,5 miliardi di euro, investe nel mantenimento di scorte strategiche di carburante e graminacee, nonché in alcune “attività strategiche” segretate. La partecipazione degli operatori del settore privato alla sicurezza dell’approvvigionamento è in parte volontaria ed in parte dettata da obblighi di legge. Il settore privato mantiene una parte significativa delle funzioni critiche per la società. Ciò include la capacità di effettuare la manutenzione e la personalizzazione dei sistemi critici in modo che ne possa essere garantito il loro uso in maniera indipendente, in tutte le condizioni”.

In Italia è aperto un dibattito sull’uso dei poteri speciali da parte del Governo, il così detto “golden power”, ideato allo scopo di dettare specifiche condizioni, se non addirittura di opporsi, all’acquisito di partecipazioni, di società coinvolte nel sistema difesa o nella produzione di sistemi dual use. Esiste qualcosa di simile in Finlandia?

“In Finlandia abbiamo un programma simile, ma se si riferisce al blocco della collaborazione nel campo dell’energia nucleare tra la società finlandese Fennovoima e la società russa Rosatom attraverso la sua unità finlandese RAOS Project, preferisco non rispondere, perché entriamo nel campo delle decisioni politiche”.

Cosa mi può dire, senza svelare segreti militari, del progetto Robotic Process Automation (RPA) di cui lei è il capoprogetto?

“Mi dispiace disattendere le sue aspettative, ma qui non parliamo né di avatar, né di robot militari, tantomeno di soluzioni fantascientifiche. Le forze di difesa finlandesi lavorano continuamente per automatizzare i processi e le operazioni di produzione dei servizi di supporto, dove molte attività comportano lavori manuali e ripetitivi eseguiti su sistemi IT. Il progetto RPA è molto simile ad un programma di reengineering aziendale, in cui sono messi in discussione flussi, processi, procedure ed istruzioni di lavoro. Si basa sull’impiego di “robot software” che sono in sostanza “membri dei team di lavoro” automatizzati, che eseguono i processi aziendali in modo preciso, instancabile e con meno errori rispetto ai lavoratori umani, senza modifiche significative ai sistemi esistenti. I lavoratori digitali hanno superpoteri basati su RPA, intelligenza artificiale e servizi cloud, che li rendono veloci ed efficienti. La digitalizzazione delle Forze di Difesa pone l’accento sulla garanzia della sicurezza e dell’affidabilità operativa delle soluzioni in ogni circostanza. Ovviamente, lascio a lei immaginare dove ci potrà portare il futuro”.

Comandante Tillander, so che commentare l’ingresso della Finlandia nella Nato e la reattività del sistema difensivo finlandese, in questo momento, suscita qualche imbarazzo. Ho l’impressione che l’ingresso della Finlandia nella Nato possa essere considerato come la formalizzazione di un processo di cooperazione stabile e consolidato nel tempo.

“La Nato e la Finlandia condividono valori comuni, conducono un dialogo politico aperto e regolare e si impegnano in una vasta gamma di cooperazione pratica da anni. La Finlandia ha partecipato per la prima volta a un’operazione guidata dalla Nato nel 1996, quando ha contribuito con un battaglione alla forza di mantenimento della pace guidata dalla Nato in Bosnia-Erzegovina, Successivamente siamo stati impiegati nei teatri di guerra in Afghanistan, Kosovo, Iraq. La Finlandia è già impegnata con il Comitato per la resilienza della Nato e coopera con gli alleati in materia di valutazioni regionali, sicurezza dell’approvvigionamento, protezione delle infrastrutture critiche e sostegno reciproco nell’affrontare le conseguenze di un incidente grave o di un disastro nell’area euro-atlantica”.

Nel 2017, la Finlandia ha creato il Centro europeo di eccellenza di Helsinki per contrastare le minacce ibride. Il centro è aperto agli Stati alleati e sostenuto dalla Nato e dall’Unione europea. Che cosa state sperimentando in questo campo?

“La Finlandia e la Nato hanno firmato un accordo quadro politico per la cooperazione in materia di cyberdifesa. Il Paese ha inoltre partecipato al Centro di eccellenza per la difesa informatica cooperativa della Nato, alle esercitazioni di difesa informatica della Nato e ai progetti di “difesa intelligente” relativi alla cybersicurezza. L’attuale cooperazione pratica si sviluppa anche nell’ambito del programma Science for Peace and Security, focalizzato su attività relative alla lotta al terrorismo, alla cyberdifesa, alla difesa chimica, biologica, radiologica e nucleare, alla sicurezza ambientale e alla tecnologia avanzata. Tra questi, degna di nota è la partecipazione della Finlandia al programma Dexter, che sta sviluppando un sistema integrato per rilevare esplosivi e armi da fuoco negli spazi pubblici. Inoltre, gli esperti informatici finlandesi stanno addestrando sistemi di intelligenza artificiale per riconoscere potenziali attacchi informatici. Gli scienziati finlandesi sono anche coinvolti nello sviluppo di sensori ottici a basso costo per il rilevamento di agenti chimici e biologici presenti nell’aria. Come vede, metteremo a disposizione degli alleati la migliore tecnologia presente sul mercato”.

La Nato e le Nazioni Unite hanno da tempo formalmente riconosciuto il Centro internazionale delle forze di difesa finlandesi (Fincent) come centro di formazione comune per il personale militare e civile nel campo della gestione globale delle crisi. Possiamo definirla una vera e propria Università al servizio della difesa nazionale?

“Il Fincent organizza corsi di gestione delle crisi militari per il personale di comando e di esperti nelle operazioni di gestione delle crisi guidate dalle Nazioni Unite, dalla Nato, dall’Unione africana e dall’Unione europea. IL Fincent organizza si concentra anche sulla garanzia della qualità della formazione e sulla supervisione dei criteri di istruzione per la gestione delle crisi. Data la posizione geostrategica della Finlandia, ci appare normale che chiunque abbia ruoli ci coordinamento o responsabilità, nelle Forze Armate come nella società civile, si alleni regolarmente, anche attraverso sistemi di simulazione, ad affrontare situazioni di crisi. Per garantire che i leader dell’establishment finlandese comprendano la posta in gioco, sono organizzati numerosi corsi di difesa nazionale.

Quattro volte all’anno, gruppi consistenti di politici, dirigenti d’azienda e rappresentanti della chiesa, dei media e di organizzazioni non governative si incontra per un programma intensivo della durata di un mese che prevede lezioni di alti ufficiali militari e funzionari governativi, nonché una simulazione di crisi. La Finlandia non si concentra solo sulla minaccia di invasione, ma su altre forme di attacco, siano esse locali, come l’avvelenamento di una fonte d’acqua o l’inabilitazione di una centrale elettrica, o nazionali, come gli attacchi informatici. C’è una crescente attenzione sulle cosiddette minacce ibride, azioni che sono spesso ambigue e non raggiungono il livello di un attacco militare completo. Come vede siamo pronti ad ogni evenienza e siamo in grado di trasferire il nostro ampio know-how anche agli alleati”.

Mi sembra di capire che la Finlandia si sia preparata per decenni a un attacco russo e saprebbe opporre una dura resistenza qualora dovesse capitare il peggio.

“La Finlandia, il Paese più felice del mondo, è una macchina da guerra ben addestrata, reattiva, determinata e organizzata”.

(Foto: @Puolustusvoim)

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