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Meno fisco sulle imprese e mano al reddito di cittadinanza. La versione di Ruocco 

L’esponente di Impegno civico, da presidente uscente della Commissione banche, si è candidata in Toscana per monitorare il rilancio di Monte dei Paschi. Il reddito di cittadinanza? Ecco cosa non ha funzionato

Ha finito la legislatura da presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. E ora, da napoletana e da ex esponente del M5S, è candidata con Impegno civico alla Camera nel collegio Toscana P02. “La mia candidatura non è casuale”, dice la deputata Carla Ruocco a Formiche.net.

“In Commissione banche abbiamo seguito diversi casi di risparmio tradito che hanno coinvolto proprio il territorio toscano. Mi riferisco per esempio a Banca Etruria e a Monte dei Paschi. Proprio su quest’ultima vicenda ho posto molta attenzione e in Commissione abbiamo svolto diverse audizioni e fatto richieste di dati e notizie. Abbiamo di fatto evitato la svendita di questo importante asset strategico. Adesso, però, occorrerà monitorare sul necessario rilancio della banca. Credo quindi sia giusto e naturale continuare a rappresentare i cittadini toscani in Parlamento”. Classe 1973, una laurea in Economia e commercio con lode e menzione speciale per la carriera, stesse origini campane di Luigi Di Maio, Ruocco è una delle principali esperte di economia e finanza dello schieramento fondato dal ministro degli Esteri.

Onorevole Ruocco, dal punto di vista delle proposte economiche, che campagna elettorale è stata sinora?

In questi giorni, purtroppo, stiamo assistendo a una sorta di gara sulle proposte economiche, alcune, a mio avviso, del tutto irrealizzabili. I cittadini, però, sono molto attenti e ritengo irresponsabile e molto scorretto lanciarsi in mere promesse elettorali. Le proposte economiche devono confrontarsi con la realtà dei conti pubblici. Proprio per questo il programma di Impegno civico contiene soluzioni basate su robuste analisi economiche. Il decreto Taglia bollette, per esempio, vuole ridurre dell’80% i costi energetici per imprese e famiglie del ceto medio e in povertà. Sempre in ambito fiscale proponiamo l’introduzione di un’aliquota Iva agevolata per i prodotti alimentari per animali e la possibilità di detrarre le spese per farmaci o interventi veterinari. Proponiamo interventi mirati e fondamentali per il vivere quotidiano.

Nel programma di Impegno civico, alla voce taglio del cuneo fiscale, si parla di “strumenti che garantiscano una maggiore liquidità alle imprese”. Quali potrebbero essere questi strumenti?

Tagliare il costo del lavoro significa ridurre il carico fiscale sulle imprese. Ciò significa consentire alle stesse imprese di poter pagare salari più alti. Allo stesso tempo il taglio del cuneo fiscale aumenta la capacità di autofinanziamento per le stesse imprese. Poi le nuove incertezze sull’andamento dell’economia globale causate soprattutto dalla guerra in Ucraina, dalla crisi geopolitica, dal caro energia e dalle spinte inflazionistiche richiedono il repentino ripristino delle moratorie ex lege, nonché il prolungamento dei finanziamenti garantiti dallo Stato.

Altro capitolo: il razionamento dei bonus per le imprese per abbassare le tasse. Com’è il meccanismo? In che modo si può fare?

Le imprese italiane, purtroppo, sono costrette a barcamenarsi tra una miriade di misure incentivanti a cui molto spesso, per le lungaggini burocratiche, viene negata la possibilità di ottenimento. Anche il settore della finanza agevolata e dei bonus si è caratterizzato per interventi spot, soprattutto in occasione delle leggi di bilancio, senza una visione strategica e di lungo periodo. Occorre dunque un riordino complessivo del settore, cancellando quegli incentivi che l’esperienza empirica ha dimostrato non produrre crescita né economica né dimensionale. Occorre collegare tali bonus alla dimensione di added value in termini di fattori Esg.

Che cosa si intende per “decreti flussi per la manodopera specializzata nelle aziende”?

L’Italia ha già, e avrà sempre più negli anni futuri, un significativo bisogno di attrarre ed accogliere immigrati giovani e qualificati (i pensionandi eccedono le nuove leve lavorative per valori attorno alle 200mila persone all’anno). Ciò richiede provvedimenti coraggiosi e non demagogici che mirino all’inclusione e all’immigrazione di manodopera specializzata. La formazione e la professionalità sono le uniche leve per garantire occupazione, benessere e sviluppo. L’immigrazione è un tassello importante per lo sviluppo e il benessere collettivo della nazione.

Se ne deduce che le imprese, dal punto di vista economico, siano al centro del programma di Impegno civico.

Certo. Non può esserci crescita, e quindi Pil, senza l’iniziativa privata. Il tessuto economico italiano è fatto per il 98% da Pmi. Occorre creare un ambiente favorevole allo sviluppo imprenditoriale. È l’unica soluzione per limitare i fenomeni di caduta del Pil, di disoccupazione, di minor gettito fiscale e di delocalizzazione produttiva. Servono, pertanto, cambiamenti strutturali che vadano oltre il livello di tassazione e aggrediscano la macchina burocratica rendendola più snella, veloce ed efficiente. Altrimenti, a pagarne le conseguenze, sono sempre i giovani, già penalizzati dall’ingresso ritardato nel mondo del lavoro.

Reddito di cittadinanza: Di Maio ha detto che l’ha creato lui, che lo difenderà lui e che lo modificherà lui. Quali cambiamenti intendete apportare?

Il reddito di cittadinanza è stato uno strumento molto utile in una fase difficile della vita del Paese, alle prese con la pandemia, con il caro energia, con la crisi geopolitica, ma sulla base di quest’esperienza va riformato e migliorato. Riteniamo che la parte che non abbia funzionato riguardi le politiche attive di inserimento nel mercato lavoro. In tale ambito proprio il Pnrr prevede una spesa di 600 milioni di euro per il potenziamento dei centri per l’impiego (programma Gol) e altri 600 milioni per rafforzamento della formazione professionale con l’obiettivo di formare 135mila giovani e adulti senza diploma entro il 2025. Questa è la strada da percorrere. La riqualificazione professionale e la formazione sono le uniche leve per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro e il mantenimento dell’occupazione.

Come giudica la sua esperienza a capo della Commissione banche?

Molto positiva. Come Commissione abbiamo approfondito i principali profili di criticità che caratterizzano il funzionamento del sistema bancario e finanziario, tra cui le sofferenze bancarie, il funzionamento del Fir, le pressioni commerciali, la vendita di diamanti da investimento, la cessione dei crediti derivanti da bonus fiscali, la finanza sostenibile, la gestione delle partecipate dello Stato nel sistema bancario (tra cui Mps e Banca Popolare di Bari). Per meglio comprendere tali profili di criticità abbiamo anche istituito, in collaborazione con Guardia di finanza, un apposito sistema di segnalazione dei disservizi bancari. A oggi abbiamo gestito 351 segnalazioni e hanno riguardato le seguenti macro aree: finanziamenti (mutui, prestiti, apertura di credito in conto corrente), esposizioni creditizie deteriorate (Npl/Utp) e segnalazioni alla Centrale dei rischi. Grazie all’attività svolta, il 50% circa si sono concluse o con esito positivo o con il ritiro della segnalazione da parte del segnalante (causa raggiungimento di intese tra le parti in assenza di invio della segnalazione da parte dell’Ufficio all’intermediario). Ciò ha significato che piccoli imprenditori hanno avuto i mezzi per iniziare o portare avanti la loro attività economica, giovani famiglie l’opportunità di acquistare una casa, rinegoziare un prestito. Nella prima settimana di ottobre la Commissione si riunirà per discutere e approvare la relazione definitiva sull’attività svolta.


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