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Energia e non solo. Friedlander spiega l’asse Biden-Scholz

A capo dell’Atlantik-Brücke di Berlino, l’esperta parla del rapporto tra Stati Uniti e Germania ripristinato dopo le tensioni Trump-Merkel. “C’è un roadmap per cooperare contro l’aggressività russa”. Sul price cap, c’è stato “molto scetticismo” da parte del governo tedesco non per ragioni politiche ma tecniche, spiega

La collaborazione a livello politico tra Stati Uniti e Germania “non è mai stata così forte”. A spiegarlo a Formiche.net è Julia Friedlander, un passato nella Cia, al Consiglio per la sicurezza nazionale e al Tesoro degli Stati Uniti, oggi a capo del centro studi Atlantik-Brücke di Berlino. Sono superate le tensioni che hanno segnato gli anni di Donald Trump e Angela Merkel. C’è sintonia, spiega Friedlander, tra i due esecutivi: l’amministrazione statunitense a guida dem di Joe Biden e il governo “semaforo” (socialdemocratici, verdi e liberi) del cancelliere tedesco Olaf Scholz. “Tante delegazioni arrivano qui dagli Stati Uniti”, racconta per evidenziare il clima positivo e la fiducia reciproca tra i due Paesi. A Washington riconoscono il ruolo di leader della Germania tra i 27 Stati europei e “se coinvolgi Berlino, coinvolgi l’Unione”, dice.

“Ci sono alte aspettative negli Stati Uniti che la Germania dimostri leadership e i riflettori sono puntati sulla Strategia di sicurezza nazionale che Berlino sta preparando”. Friedlander non esclude sorprese sull’asse Washington-Berlino dopo la pubblicazione del documento. “Finora, però, tutto bene”, osserva definendo l’invasione dell’Ucraina come un “punto di svolta” nelle relazioni tra Germania e Russia e guardando in particolare al quadro economico e agli investimenti.

“Nonostante le divergenze su alcune questioni come il gasdotto Nord Stream”, la sfida russa “continua a rappresentare il pane quotidiano delle relazioni transatlantiche, ciò per cui è stata pensata la Nato” settant’anni fa, continua. “C’è una roadmap per cooperare contro l’aggressività russa” alla luce soprattutto dell’invasione dell’Ucraina. Secondo Friedlander la Nato e il G7 stanno dando prova di essere “idonei allo scopo” di gestire le relazioni con la Russia e la crisi in corso.

“Non penso si possa dire lo stesso per quanto riguarda altre sfide, come la Cina”, osserva. Tante le preoccupazioni attuali, come il Mar Cinese Meridionale e Taiwan. “Ma la maggior parte dei problemi che dobbiamo affrontare nei rapporti con la Cina, e la Germania in particolare vista la sua dipendenza per l’export, sono economici, finanziari e normativi – temi di cui la Nato non si occupa”, spiega sottolineando l’importanza del ruolo della Commissione europea su questioni come le sanzioni, la concorrenza e la proprietà intellettuale per esempio.

La recente apertura di Berlino a un tetto aveva fatto scendere il prezzo del gas. Lo stesso avevano fatto le parole di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Nelle scorse ore il cancelliere Scholz ha mostrato una certa prudenza sostenendo che rinunciare completamente al gas russo “non è una cosa che faremmo noi, non credo che sarebbe molto responsabile”. Ha però aggiunto che la Germania è preparata nel caso sia invece Mosca a chiudere i rubinetti. “Anche se le cose si fanno molto strette, probabilmente riusciremo lo stesso a superare l’inverno”, ha detto citando i vari progetti energetici alternativi tedeschi come i nuovi terminal Gnl, ma anche la collaborazione con Paesi come Spagna, Portogallo e Francia.

Venerdì i ministri dell’Economia del G7 hanno annunciato un accordo per l’introduzione di un tetto massimo di prezzo sugli acquisti di petrolio russo al fine di limitare i guadagni del Cremlino sulle esportazioni e ridurre il sostegno finanziario alla sua guerra contro l’Ucraina. La misura – definita “assurda” da Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino – dovrebbe avere effetto dal 5 dicembre per il greggio e dal 5 febbraio per i prodotti raffinati ma prima serve modificare il sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia. “Sopra quel prezzo, non potrà entrare nell’intera area G7”, ha commentato Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, sottolineando l’importanza dei prossimi passaggi a Bruxelles.

C’è stato “molto scetticismo sia in Germania sia negli Stati Uniti” sulla proposta del price cap del gas visti i rischi di distorsioni sul mercato energetico, non soltanto del gas ma anche del petrolio, che sta molto a cuore alla Germania, commenta Friedlander. In particolare, osserva ancora, lo scetticismo tedesco è stato tecnico più che politico. La Germania ha voluto “assicurarsi che il meccanismo funzionasse davvero prima di accordarsi”.

La guerra in Ucraina e la ridefinizione delle catene di approvvigionamento in corso riflettono le politiche dell’amministrazione Biden, con Janet Yellen, segretaria al Tesoro, che parla di friend-reshoring piuttosto che di re-shoring, sottolineando l’importanza dei valori condivisi. Il caro bollette “può accelerare un certo grado di friend-shoring”, conclude Friedlander.



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