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L’inviato speciale Usa per gli ostaggi è in Vaticano. Ecco perché

Grande attenzione da parte dell’amministrazione, dal presidente Biden in giù, per i cittadini americani detenuti in Russia e altri Paesi. Dialoghi in corso con la Santa Sede, che ha “una rilevanza mondiale ed è leader nelle questioni globali”

La cestista Brittney Griner, condannata il mese scorso in Russia a 9 anni di reclusione dopo essere stata arrestata a febbraio con l’accusa di “traffico di cannabis” perché aveva delle cartucce per vaporizzatore all’olio di cannabis, al centro di un possibile scambio di prigionieri con Viktor Bout, il “mercante di morte” in galera negli Stati Uniti dal 2010. Paul Whelan, ex Marine, arrestato nel 2018 in Russia con l’accusa di spionaggio, condannato a 16 anni di carcere. Venerdì le loro famiglie sono alla Casa Bianca per incontrare il presidente Joe Biden. “Anche se mi piacerebbe dire che lo scopo di questo incontro è quello di informare le famiglie che i russi hanno accettato la nostra offerta e che stiamo riportando a casa i loro cari, non è quello che stiamo vedendo in questi negoziati in questo momento”, ha detto Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, prima dell’incontro. “Ci piacerebbe poter dire che oggi abbiamo notizie sul ritorno a casa di Brittney e Paul. Purtroppo non è questo il punto in cui si trovano le trattative in questo momento”, ha aggiunto. Mercoledì la CNN ha rivelato che Bill Richardson, ex governatore del New Mexico ed esponente dem, impegnato privatamente per le famiglie degli ostaggi, è stato a Mosca per incontrare con la leadership russa.

Griner, Whelan e non soltanto. Matthew John Heath, un altro ex Marine, detenuto in Venezuela da due anni con accuse legate al terrorismo e al traffico di armi. Siamak Namazi, uomo d’affari iraniano-statunitense in carcere nelle temute carceri di Evin, fuori Teheran, accusato di spionaggio. Il giornalista Austin Tice, veterano dei Marine, rapito in Siria 10 anni fa. Solo per fare altri tre nomi.

Sono infatti soltanto alcuni di quelli che gli Stati Uniti definiscono “ostaggi” di governi stranieri. Una tendenza in aumento come raccontato venerdì da Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato, durante un evento del Washington Post moderato da Jason Rezaian, giornalista che ha trascorso 544 giorni in carcere in Iran per spionaggio. È una questione personale, ma anche e soprattutto di sicurezza nazionale.

Per l’amministrazione Biden è una priorità ha spiegato la numero due della diplomazia statunitense ricordando l’executive order firmato dal presidente a metà luglio. E in questi giorni Roger Carstens, veterano delle Forze speciali dell’Esercito statunitense e oggi inviato speciale degli Stati Uniti per gli ostaggi è in Vaticano. Quattro giorni, da mercoledì a sabato, per lavorare assieme alla diplomazia della Santa Sede. Carstens è uno dei pochi membri dell’amministrazione Trump a essere stati confermati da Biden. Ma i rapporti tra il presidente degli Stati Uniti e papa Francesco sembra più distesi di quando alla Casa Bianca c’era Donald Trump.

“La Santa Sede ha una rilevanza mondiale ed è leader nelle questioni globali. Auspichiamo di discutere di questi temi e di individuare aree di cooperazione”, ha dichiarato un portavoce del Dipartimento di Stato presentando la visita di Carstens. “Ai più alti livelli del governo americano, stiamo lavorando attivamente con esperti dentro e fuori l’esecutivo per riportare a casa gli ostaggi e i detenuti ingiustificati degli Stati Uniti e per dissuadere i Paesi da questa pratica”, ha aggiunto.

La diplomazia degli ostaggi è uno degli strumenti che sempre più spesso vengono utilizzati delle autocrazie per indebolire le democrazie con mezzi diversi da quelli tipici dei conflitti armati. Hanno costi e rischi ridotti per chi lo adotta, mentre richiedono alle società aperte di coinvolgere tutti i loro settori per contrastarle con efficacia. A questo è dedicato il volume The Defender’s Dilemma di Elisabeth Braw, esperta di guerra ibrida presso l’American Enterprise Institute.

Questa pratica, però, rischia di aumentare le distanze tra democrazie e autocrazie. Infatti, crea un clima di sfiducia tra i due Paesi, a livello politico ma anche economico-commerciale.


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