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Libertà, sicurezza cyber, sorveglianza e privacy. Tutto è cambiato dall’11/9

Dopo il fatidico giorno del 2001 si parlò a lungo di libertà individuali, sicurezza e rinuncia ad alcuni diritti. Nel 2022, tra pandemia, guerra e crisi economica ed energetica, si affrontano gli stessi discorsi

In questi giorni si celebra il 21 anniversario della strage delle Torri Gemelle. Il più grave attacco subito in casa da parte degli Stati Uniti. I morti sono stati ben oltre i 2960 solo al World Trade Center, ma il colpo fu nei mutamenti che seguirono a quell’attacco. Un cambiamento epocale in usi, abitudini, costumi, percezione del rischio soprattutto del futuro al quale andare incontro.

Sotto gli occhi sgomenti di gran parte della popolazione mondiale, le Twin Towers di New York furono abbattute  da due aerei dirottati da attentatori suicidi, mentre quasi in contemporanea un altro aereo si è schiantato a Washington, sul Pentagono, simbolo della Difesa statunitense e un altro, diretto sempre a Washington si presume o sul Congresso o alla Casa Bianca, grazie al coraggio dei passeggeri, i quali compresero che i dirottatori erano in missione suicida e battendosi con coraggio e forza, fu fatto precipitare nei boschi della Pennsylvania.

L’11 Settembre 2001 è stato progettato nei minimi particolari non solo per colpire e abbattere più inermi civili ma al contempo per avere massima visibilità planetaria, massima copertura dei media, in tutto il dispiegarsi del suo orrore. il “Martedì delle Tenebre”, è stato un attacco in mondovisione, progettato per avere la massima copertura

Nelle ore e nei giorni successivi all’attacco, telespettatori di ogni parte del globo hanno assistito alle scene di dolore seguite al crollo delle Torri, ed alle operazioni di salvataggio compiute dal corpo dei vigili del fuoco newyorkesi, nel tentativo di diminuire il numero delle vittime sepolte sotto le macerie. Gli occhi di tutti erano puntati sul tragico scenario della superpotenza statunitense, colpita per la prima volta, dopo l’attacco a Pearl Harbor del 7 Dicembre 1941, all’interno dei suoi confini.

Fu subito chiaro che ci fu un fallimento dell’intelligence americana , sia l’FBI e la CIA furono messe sotto accusa per non aver intercettato, grazie ai potentissimi mezzi messi a loro disposizione, nessun segnale che facesse prevedere l’attacco. Le polemiche colpirono anche il famigerato Echelon, il Grande Orecchio elettronico puntato dai servizi segreti americani sul resto del mondo, rivelatosi completamente sordo nel momento più critico degli Stati Uniti dalla fine dell’ultima guerra mondiale.

Ma tralasciando le inevitabili recriminazioni che hanno seguito l’attentato al World Trade Center, e anche alle teorie, sempreverdi, complottiste e negazioniste, quello che importa rilevare è che le uniche vittime dell’11 Settembre 2001 non furono i morti causati dai dirottamenti aerei e dalla guerra che ne è seguita. La tragedia delle Torri Gemelle ha accelerato drammaticamente un processo già in corso negli Stati Uniti da molti anni: le libertà individuali garantite dal Bill of Rights del 1791 hanno cominciato a divenire un bersaglio sempre più fragile della guerra al terrorismo proclamata dal Presidente Bush all’indomani della strage.

Quello che è successo nel settembre di ventun’anni, può essere interpretato in due modi diversi: può aver costituito un evento rilevatore di mutamenti sociali e politici già in atto, ma anche un’opportunità irripetibile affinché alcune politiche di controllo sociale, prima soltanto discusse o auspicate, divenissero realtà.

È indubbio che tutto è cambiato e non solo negli usa dopo quel giorno in termini di incremento  della sorveglianza e diminuzione delle garanzie

Per combattere il terrorismo globale sono aumentati in maniera esponenziale i controlli su Internet e altri mezzi di comunicazione elettronica e molte democrazie occidentali si sono dimostrati come veri e propri “predatori di libertà digitali”.

Negli Usa a solo un mese dall’attentato il Congresso ha approvato il cd USA Patriot Act, una sommatoria di provvedimenti tesi ad aumentare i poteri di polizia in ogni campo, particolarmente in quello del controllo sulle comunicazioni. O, più esattamente, volendo ripetere le parole pronunciate dal presidente George W. Bush nel firmare la legge, una sommatoria di provvedimenti tesi a “porre i sistemi di sicurezza nazionale all’altezza della sfida generata dalla proliferazione delle tecnologie di comunicazione, leggi nate nell’epoca dei rotary telephones“.

I mutamenti storici di questi ultimi decenni hanno di fatto mutato l’approccio, direi, antropologico della popolazione mondiale.

Il mondo globalizzato, che tanto ha dato al progresso dell’umanità, alla diffusione maggiore,  indubbia, di un benessere insperato nei secoli scorsi, ma ha mostrato anche i conseguenti e inevitabili limiti ed errori. In questo quadro si inserisce anche la “paura”, del progresso appunto, della scienza, del non conosciuto, dell’imprevedibilità e anche della guerra sia essa convenzionale, terroristica, di religione e non, che hanno portato all’assunzione di misure drastiche che come sempre poi producono altri mail.

Non solo gli Usa e sto parlando del 2001, si sono mobilitati nella corsa allo spionaggio elettronico ma da molte altre nazioni hanno adottato legislazioni simili al Patriot Act. Pensiamo a Germania, Australia, Gran Bretagna, Danimarca, Olanda, Singapore, Svezia, India e Canada, dove, ad esempio, con l’istituzione del Communications Security Estabilishment, una sorta di NSA canadese, ha ottenuto l’autorizzazione ad acquisire tutte le informazioni possibili su gruppi terroristici e presunti tali, usando il metodo del profiling, che delinea, attraverso un controllo incrociato, le origini nazionali e razziali delle persone, nonché le loro transazioni finanziarie. In Italia siamo partiti dal Decreto Pisanu sull’Antiterrorismo per arrivare alla riforma con la legge 124 del 2007 dove è stato istituito il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e riformato il comparto dell’intelligence italiana che, fino a quel momento, aveva operato sotto la vigenza della legge 801/1977 e arrivare ai giorni nostri con l’istituzione anche dell’Agenzia Nazionale di Cybersecurity.

E’ chiaro comunque che il panico è nato quando dopo l’attentato alle Torri Gemelle è emerso  che molti dei kamikaze ritenuti responsabili del dirottamento aereo avessero vissuto, studiato, lavorato negli Stati Uniti, ha creato una reazione di totale sfiducia nei confronti di intere categorie di persone. La cultura del sospetto si è ampliata moltissimo, da poter ledere, almeno potenzialmente, la reputazione di chiunque, intaccando libertà che abbiamo dato sempre per scontate, come quelle di espressione, di opinione, di movimento.

È necessario comunque tener sempre presente che quando ci troviamo dinanzi alla trasformazione in base a periodi storici e vi sono cambiamenti di gestione dei processi umani, in questa ottica si inserisce anche il rischio di imbarbarimento umano con la conseguente nascita di vaste aree del mondo di gruppi terroristici, ed è conseguente che le democrazie liberali devono far pagare un prezzo inevitabile per l’ottenimento di una maggior sicurezza all’interno dei propri confini.

Sono passati più di venti anni da quell’attentato che ha rappresentato una sorta di tipping point  e tutto è di nuovo cambiato, anzi la situazione su questi temi, se possibile, si è maggiormente intensificata.

Oggi parliamo direttamente di cyber war e al resto del mondo si sono aggiunti colossi quali la Russia e la Cina che su questo la fanno da padroni. E’ divenuto argomento quotidiano parlare di  spionaggio elettronico, di  reperimento delle informazioni presenti in Internet, furi di identità, clonazioni finanziarie, furto di dati sensibili a fini di riscatto, oggi vi sono mezzi che nel 2001 ancora non erano, molti, nemmeno nati, parlo dei social network , davvero efficacissimi per la lesione della privacy delle collettività e anche con l’arruolamento sul campo di personaggi, che, privi di un benché minino senso di dignità, di senso dello Stato, dovere e lealtà  si vendono per poco, dimostrando addirittura, anche nel delinquere, una mediocrità indicibile.

L’avvento massiccio dei social ha trasformato pian piano anche la capacità di comprensione delle cose e la sottile linea tra vero e falso si è assottigliata in modo esponenziale. Pensiamo alle azioni conseguenti alla pandemia che hanno inevitabilmente portato oggi un mondo intero ad un impazzimento irragionevole, senza un benché minimo sforzo di riflessione e tutto è divenuto il contrario di tutto. Qualche esempio? Durante la prima e seconda ondata tutti a pregare nell’arrivo dei vaccini poi quando sono arrivati, una minoranza per carità, a gridare contro gli stessi figli di un complottismo epocale, manicheo, il solito complotto demo-pluto-giudaico-massonico ( in genere chi ne parla non conosce ne uno, nell’altro, né il significato dei termini stessi che decanta a memoria in qualche talk televisivo).

È dunque delicatissimo incamminarsi su questa linea sottile e ondeggiante tra le azioni per proteggersi da attacchi ben più seri per la tenuta collettiva, civile, democratica e strutturale del nostro Paese, che poi non è altro che la sempre citata sicurezza nazionale e la lesione dei diritti alla riservatezza di tutti i cittadini a partire da precisi provvedimenti previsti per quanto riguarda le informazioni presenti in Internet.

Ora, la domanda che può nascere è, in questi casi, alcune libertà fondamentali si possono sacrificare per il bene collettivo? A mio umile avviso sì, è sempre stato così e sempre sarà cosi. Finché poggiamo le basi su democrazie, malate non certo mature e solide, concediamolo, migliorabili assolutamente, con personale politico non sempre all’altezza delle sfide, ma sempre di democrazie parliamo, il sacrificio di concedere un po’ di privacy e di libertà per il bene supremo di un collettività è addirittura garantita dalla sempre più decantata, anch’essa solo quando conviene, Carta Costituzionale con l’articolo 13  che recita  “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”

È fuor di dubbio, dunque, che l’attentato al World Trade Center ha avuto effetti dirompenti e profondi mutamenti sulle garanzie di libertà civili in tutte le grandi democrazie occidentali. La preoccupazione più grave riguarda però la probabilità che molti di questi provvedimenti, che sono stati adottati con leggi speciali, d’emergenza, provvisorie, diventino la regola a cui dovremo abituarci. Con la prospettiva di assistere all’alienazione permanente dei “diritti inalienabili”, in un contesto in cui le democrazie, trascinate dall’ossessione antiterrorista, si possano trasformare in mere parodie di sé stesse.

(Photo by Julien Maculan on Unsplash)

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