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Con la mobilitazione si apre una nuova fase della guerra. Scrive il prof. Savino

Questa scelta di Putin, come la rivendicazione dei referendum nelle regioni occupate, è un segnale della volontà di andare fino in fondo, senza alcuna considerazione per i contraccolpi per il presente e il futuro della Russia. Un impero val bene qualche migliaio di vite umane

La mobilitazione parziale è stata annunciata questa mattina alle ore 9 di Mosca da Vladimir Putin, in un discorso che ha ripreso i punti principali della retorica di questi mesi, con alcuni termini diventati cliché del discorso pubblico delle autorità russe. Le difficoltà in termini numerici dell’esercito russo, il cui contingente dal 24 febbraio in poi ha dovuto fare i conti con le forze ucraine rimpolpate dalla mobilitazione generale nel paese, hanno spinto il Cremlino a un passo che non è cosa chiedono a gran voce da tempo gli esponenti del “partito della guerra totale”, ma che va in quella direzione. La mobilitazione totale, rivendicazione agitata a più riprese nelle ultime settimane di fronte ai rovesci del fronte, spesso con rabbia verso le responsabilità dei vertici dell’esercito e dei media ufficiali, al momento non c’è.

A essere coinvolti nella mobilitazione parziale, proposta dal ministero della Difesa e in vigore già da oggi, sono alcune categorie, senza distinzione geografica: a partire per il fronte (o per le retrovie) saranno quei cittadini che sono riservisti, hanno svolto il servizio militare o hanno una specializzazione in campo militare. Prima della partenza i richiamati dovranno passare attraverso un ulteriore addestramento, tenendo conto “degli obiettivi dell’operazione speciale militare”. Secondo le prime stime, si dovrebbe trattare di circa due milioni di cittadini, la cui mobilitazione per territori verrà decisa dal ministero della Difesa e gestita dalle amministrazioni regionali, a cui il presidente ha fatto appello.

Nel discorso di Putin, ancora una volta, è stata posta in evidenza l’opzione atomica. Poiché il conflitto è con “l’Occidente collettivo” (altra formula in auge a Mosca e utilizzata anche da Sergei Shoigu), e i Paesi dell’Unione europea e gli Stati Uniti “vogliono debilitare e smembrare la Russia” assieme a Kiev, la quale è intenzionata a portare la guerra sul suolo russo, un conflitto nucleare resta nell’ordine delle cose. “Chi agita la minaccia atomica con la Russia deve ricordare che la rosa dei venti potrebbe girargli contro”, ha detto Putin, utilizzando una metafora che allude chiaramente al simbolo dell’Alleanza atlantica per ripetere la prontezza a schiacciare il pulsante.

La guerra entra in una nuova fase, dove le due direzioni parallele, il conflitto con Kiev e la sfida all’Occidente, sono ormai intersecate. La scelta di ricorrere alla mobilitazione parziale potrebbe riuscire a tamponare possibili proteste e ad utilizzare personale già formato alla vita militare, provando a mettere sul campo il peso numerico in contrapposizione all’offensiva ucraina. La rivendicazione dei referendum nelle regioni occupate, il cui esito appare scontato, è ulteriore segnale della volontà di andare fino in fondo, senza alcuna considerazione per i contraccolpi per il presente e il futuro della Russia. Un impero val bene qualche migliaio di vite umane.


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