Coerente con l’approccio adottato negli anni al Foreign Office, la neopremier britannica non menziona mai la Cina ma i riferimenti indiretti sono stati abbondanti nel suo discorso. Ecco la sua ricetta in tre punti per rafforzare le democrazie contro le autocrazie
“Il G7 e i nostri partner affini dovrebbero agire come una Nato economica, difendendo collettivamente la nostra prosperità. Se l’economia di un partner è presa di mira da un regime aggressivo, dovremmo agire per sostenerlo. Tutti per uno e uno per tutti”. Una proposta chiara pronunciata da Liz Truss, primo ministro britannico, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Stiamo quindi costruendo nuove partnership in tutto il mondo”, ha detto. “Stiamo rafforzando le nostre profonde alleanze di sicurezza in Europa e oltre, attraverso la Nato e la Joint Expeditionary Force. Stiamo approfondendo i nostri legami con altre democrazie come India, Israele, Indonesia e Sudafrica. Stiamo costruendo nuovi legami di sicurezza con i nostri amici dell’Indo-Pacifico e del Golfo. Abbiamo dato prova di leadership in materia di commercio libero ed equo, stringendo accordi commerciali con Australia, Nuova Zelanda, Giappone e molti altri, e stiamo per aderire al Partenariato Trans-Pacifico. Stiamo approfondendo partnership come il G7 e il Commonwealth”.
Quello al Palazzo di Vetro è stato il primo importante discorso di politica estera del suo mandato da primo ministro britannico, il cui inizio è stato segnato dalla morte della regina Elisabetta II.
La retorica scelta è la stessa utilizzata durante il suo mandato al Foreign Office, durante il quale aveva più sottolineato l’importanza di una “rete di libertà” da realizzare con alleati e partner affini seguendo le priorità delineate nella Integrated Review: commercio e investimenti strategici, sicurezza economica, leadership tecnologica e protezione della libertà e della democrazia: democrazie contro autocrazie, libertà e libera impresa, salvaguardia dell’economia e creazione di una Nato economica.
Non ha mai menzionato la Cina. Ma nel suo discorso ha fatto numerosi riferimenti a regimi “maligni” (uno) o “autoritari” (cinque), alla loro “aggressione” (sei) e alla necessità di “difendere” i “nostri valori” (quattro) e/o la “democrazia” (12). Sono parole che, chi conosce la sua retorica sa bene, lei associa tipicamente alla sfida tra l’Occidente e la Cina. Evidente il riferimento a questa quando ha puntato il dito contro chi “esercita la propria influenza attraverso il debito, l’aggressione e il controllo delle infrastrutture critiche e dei minerali”. “Non saremo strategicamente dipendenti da coloro che cercano di armare l’economia globale”, ha promesso. L’Occidente, invece, vuole “costruire legami strategici basati sul mutuo beneficio e sulla fiducia”, ha dichiarato con riferimenti indiretto al piano cinese della Via della Seta. Parlava di Cina anche quando, riprendendo l’idea di sfida tra tecno-democrazie e tecno-autocrazie su cui spesso si sofferma anche l’amministrazione statunitense guidata da Joe Biden, ha detto: “Un Paese in cui l’Intelligenza artificiale agisce come giudice e giuria, in cui non ci sono diritti umani né libertà fondamentali, non è il tipo di posto in cui qualcuno vorrebbe veramente vivere”.
“Il mondo libero ha bisogno di questa forza economica e di questa resilienza per respingere le aggressioni autoritarie e vincere questa nuova era di competizione strategica”, ha spiegato ancora. Ne consegue una visione del mondo diviso tra il mondo libero e i Paesi che sostengono, o almeno collaborano, con la Cina assertiva di Xi Jinping.
Truss ha indicato tre azioni per “guidare un Regno Unito verso una nuova era”. Tutte e tre si concentrano principalmente su questioni economiche, a conferma dell’approccio geoeconomico di Truss: fare crescere l’economia di una media del 2,5% all’anno affinché si possa “realizzare investimenti in tutto il Paese, per garantire i posti di lavoro e gli alti salari che i cittadini si aspettano, e per fornire servizi pubblici come il Servizio sanitario nazionale”; fare affidamento su fonti energetiche per non essere soggetti al ricatto delle “azioni sconsiderate” di leader come il presidente russo Vladimir Putin; salvaguardare l’economia britannica assicurando “le catene di approvvigionamento, i minerali critici, gli alimenti e la tecnologia che guidano la crescita e proteggono la salute e la vita dei nostri cittadini”.