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Niente Cina. Il futuro dei chip milanesi Lpe è in Olanda

Dopo aver bloccato la vendita a un gruppo cinese, il Consiglio dei ministri ha dato l’ok (anche se con prescrizioni) all’acquisizione da parte della multinazionale olandese Asm International dell’azienda di Baranzate. Ecco i dettagli

Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha deliberato l’esercizio dei poteri speciali, nella forma di specifiche prescrizioni, in relazione all’acquisizione da parte della multinazionale olandese Asm International N.V. del 100% del capitale sociale e dei diritti di voto di Lpe S.p.a., azienda di Baranzate specializzata nella produzione di chip.

Fondata nel 1968, Asm International ha sede ad Almere, nei Paesi Bassi, oltre 3.000 dipendenti in 154 Paesi, un fatturato pari a 1,73 miliardi di euro, produzioni a Singapore, in Corea del Sud e nei Paesi Bassi, attività di ricerca e sviluppo in Europa, Nord America e Asia.

Ad aprile dell’anno scorso il governo guidato da Mario Draghi aveva posto il veto sull’acquisizione del 70% di Lpe da parte della cinese Shenzen Invenland Holdings. È stato il primo di una serie di esercizi dei poteri speciali, riguardanti in particolare acquisizioni da Cina ma anche Russia in settori strategici, con cui l’esecutivo ho voluto dare un segnale netto in chiave euro-atlantica.

Dopo il caso Lpe il governo italiano ha iniziato a valutare l’ipotesi di risarcire le aziende colpite da queste decisioni. Idea bocciata, però. Meglio “aumentare la prevedibilità delle decisioni” per consentire alle imprese di prendere “scelte compatibili con l’interesse nazionale”, ha spiegato alcune settimane fa Roberto Chieppa, segretario generale della presidenza del Consiglio.

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