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La purga di Pechino. Nuove condanne alla vigilia del Congresso del Pcc

Ergastolo per l’ex viceministro per la Pubblica Sicurezza e per l’ex ministro della Giustizia. Tre ex ufficiali di polizia cinesi sono accusati di slealtà nei confronti di Xi Jinping

A poche settimane del Congresso del Partito Comunista Cinese, le autorità di Pechino eseguono una vera e propria purga al vertice del potere. In due giorni sono state annunciate due condanne al carcere a vita per funzionari di alto livello del governo.

Sun Lijun, ex viceministro per la Pubblica Sicurezza cinese, è stato condannato all’ergastolo, dopo che in primo grado era stato punito con la pena di morte. L’ex funzionario è accusato di avere accettato tangenti per oltre 646 milioni di yuan (circa 92 milioni di euro) e di avere manipolato il mercato azionario. Inoltre, è accusato di avere in possesso illegale due pistole. Sun dovrà pagare una multa di un milione di yuan (circa 144.000 euro), i suoi beni personali saranno confiscati e verrà privato dei diritti politici a vita.

Per il tribunale, Sun “ha preso una quantità particolarmente elevata di tangenti e ha usato il suo potere per intervenire nella gestione di casi e ha interferito con le normali attività economiche nel campo della medicina e della finanza”. A condannarlo è stata la Corte Intermedia del Popolo di Changchun, nella provincia del Jilin, che ha anche condannato un giorno prima l’ex ministro della Giustizia, Fu Zhenghua, con accuse legate alla vicenda di Sun.

Secondo il Global Times, le indagini a carico dell’ex viceministro hanno evidenziato una scarsa lealtà agli ideali del Partito Comunista Cinese e “ambizioni politiche estremamente gonfiate”. Per la stampa internazionale, Sun sarebbe stato in possesso di dossier scottanti per la leadership cinese. L’anno scorso è stato espulso dal partito e si trovava sotto indagine già dall’aprile 2020. Era stato inviato come membro di una squadra del governo cinese per contrastare la diffusione del Covid-19 a Wuhan.

Fu Zhenghua, invece, è stato condannato per “violato la legge per guadagni personali”. Inizialmente era stato condannato alla pena di morte, come riferisce il China Daily, ma la punizione è stata sospesa e commutata in ergastolo, senza la possibilità di accedere alla libertà condizionata. Fu si è visto revocare tutti i diritti politici e confiscare le proprietà personali. Era stato capo dell’Ufficio pubblica sicurezza di Pechino, vicecapo del Ministero di Pubblica sicurezza e ministro della Giustizia.

La sentenza precisa che “Fu dovrebbe essere giustiziato a causa della somma molto ampia di tangenti che ha accettato e per le circostanze estremamente gravi che non solo hanno causato effetti sociali estremamente negativi, ma hanno anche provocato perdite al paese e al popolo. Si è proclamato colpevole e ha restituito i suoi guadagni illeciti in maniera proattiva; quindi, gli sarà data una pena più leggera”.

Infine, tre ex ufficiali di polizia cinesi sono accusati di slealtà nei confronti del presidente Xi Jinping e hanno ricevuto condanne per corruzione che vanno dai 14 anni di reclusione all’ergastolo.

Si tratta di Gong Daoan, ex capo della polizia di Shanghai, condannato all’ergastolo e alla confisca dei beni; Deng Huilin, ex capo della polizia di Chongqing, condannato a 15 anni di reclusione, la confisca dei bene e più di mezzo milione di dollari di multa e Liu Xinyun, ex capo della polizia della provincia di Shanxi, condannato a 14 anni di reclusione. I crimini  risalgono alla fine degli anni ‘90, inclusa l’accettazione di tangenti per garantire a terze parti promozioni, la vittoria in alcuni processi e appalti in progetti commerciali.

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