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Il budget militare del Regno Unito punta al 3% del Pil. La mossa di Truss

Il segretario alla Difesa del Regno Unito, Ben Wallace, ha dichiarato che la spesa militare raddoppierà rispetto al livello attuale, raggiungendo i 100 miliardi di sterline nel 2030, grazie all’impegno della nuova premier britannica Liz Truss di aumentare il bilancio delle forze armate al 3% del Pil. Nel frattempo aumenta l’impegno inglese nell’Indo-Pacifico in chiave anti-cinese

Il Regno Unito si dice pronto ad aumentare il suo budget della Difesa, con la previsione di raddoppiarlo. Saranno 100 i miliardi di sterline dedicati al comparto entro il 2030 secondo le conferme del segretario alla Difesa del Paese, Ben Wallace, in un’intervista rilasciata al Sunday Telegraph. Impegno già anticipato dalla nuova prima ministra britannica, Liz Truss, che in campagna elettorale aveva dichiarato di voler aumentare il budget delle Forze armate al 3% del Pil, cifra ben superiore alle richieste del 2% provenienti dalla Nato. Truss aveva infatti espresso l’intenzione di procedere a una revisione della review strategica di sicurezza, difesa e politica estera del Regno Unito e l’aumento delle spese militari sembra proprio andare in questa direzione. Andando così a superare il documento precedente, il “Global Britain in a competitive age”, a firma di Boris Johnson, pubblicato appena un anno e mezzo fa, prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Di fronte alla minaccia di Mosca, l’intenzione di Truss è infatti riportare l’attenzione di Londra sullo scacchiere europeo e della competizione con i regimi autoritari, allontanandosi dall’approccio maggiormente orientato verso l’Asia del documento di Johnson.

L’aumento del budget per la Difesa

Il governo britannico intende raddoppiare il budget della difesa portandolo a 100 miliardi di sterline (pari a circa 112 miliardi di euro) entro la fine del decennio. “Se non cambia nulla, allora ci stiamo muovendo verso il 2% del Pil destinato alla Difesa. Tuttavia, secondo le attuali previsioni, si tratta di un budget per la difesa di 100 miliardi di sterline entro il 2029-2030”, ha spiegato Wallace. “Per otto anni, si tratta di una cifra importante, dal momento che attualmente siamo a 48 miliardi di sterline” (circa 53 miliardi di euro), ha ammesso il ministro, ma rappresenta “una delle chiare priorità del primo ministro investire e spendere più soldi per la difesa”. È infatti un piano ambizioso, che supera anche il precedente impegno di Johnson che aspirava a un 2,5% del Pil per la Difesa. Nella sua intervista Wallace racconta che le Forze armate inglesi cresceranno per la prima volta dalla fine della guerra fredda con un tale aumento del budget, anche se non è ancora stato invertito il taglio di 10mila unità previsto all’organico dell’Esercito entro il 2025. Il segretario della difesa britannico, infatti, non si è ancora espresso in merito a quali comparti dell’Esercito beneficeranno di tali fondi. In parallelo ha suggerito una possibile espansione nella guerra anti-drone, nell’Intelligence e nell’artiglieria. I droni si sono dimostrati cruciali anche nel conflitto russo-ucraino, soprattutto ai fini di ricognizione.

Nuovi focus per la politica estera e di Difesa

La revisione del precedente documento di Johnson e l’aggiornamento della revenue garantiranno “che l’architettura diplomatica, militare e di sicurezza del Regno Unito sia al passo con l’evoluzione delle minacce poste da nazioni ostili”, a cominciare dalla Russia di Vladimir Putin, ha affermato Truss. Questo si tradurrà secondo la prima ministra in un focus sull’Ucraina, come confermato dalla stessa in occasione dell’ultima seduto dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e in uno stop alla precedente impostazione che voleva un “tilt to Asia”, versione britannica del “pivot to Asia” a stelle e strisce. L’invasione dell’Ucraina richiede ripensamento.

La questione di Taiwan

A conferma di questo, il Regno Unito si è detto essere determinato a lavorare con i suoi alleati per fare in modo che Taiwan abbia le capacità di difendersi dalla minaccia di Pechino che rivendica il territorio insulare come appartenente al proprio territorio. Lo ha dichiarato Truss nel corso di un’intervista concessa alla Cnn, in riferimento alle attività militari che la Cina ha intensificato negli ultimi mesi nel territorio dello Stretto di Taiwan e nei pressi dell’isola. Per Truss “è necessario imparare dalla lezione ucraina”, rispetto alla quale “il mondo libero” non ha agito con sufficiente tempestività. In questa direzione va anche l’impegno della premier britannica nel voler intensificare ancor di più la collaborazione con Stati Uniti, Giappone, Canada e gli alleati del G7 per ridurre la dipendenza strategica dalla Cina. Garantendo in questo modo una “risposta comune” alla minaccia d’aggressione militare da parte del Dragone. Una presa di posizione che ha incontrato subito il favore del governo di Taiwan. La portavoce del ministero degli Affari esteri dell’isola, Joanne Ou, ha infatti espresso gratitudine a Truss per il suo sostegno, aggiungendo poi che l’isola continuerà a lavorare con “i Paesi che la pensano allo stesso modo” per mantenere l’Indo-Pacifico aperto e libero.

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