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L’ultimo saluto ad Abe. Perché il Giappone protesta per i funerali dell’ex premier

Circa 4300 invitati, di cui 700 arrivati all’estero per l’ultimo saluto a Shinzo Abe, ucciso a luglio durante un comizio. L’opposizione giapponese contesta la dimensione della cerimonia. I costi, le motivazioni delle proteste e le cause contro “l’obbligo di piangere”

Alle 14:00 ore locali, sono cominciati a Tokyo i funerali di Stato dell’ex premier Shinzo Abe, ucciso a inizio luglio durante un comizio nella città di Nara. Circa 4300 persone si sono date appuntamento nell’arena Nippon Budokan, al centro della capitale del Giappone, per l’ultimo saluto. Le bandiere degli uffici governativi in tutto il Paese sventolano a mezz’asta, e la cerimonia sarà trasmessa in televisione a reti unificate.

“Abe-san, la tua vita avrebbe dovuto essere molto, molto più lunga. Eri necessario per molto, molto più tempo – ha detto Fumio Kishida, attuale primo ministro giapponese durante l’inizio dell’esequie -. Hai lavorato instancabilmente e hai esaurito tutte le tue energie sia per il Giappone che per il mondo”. In un discorso di quasi un quart’ora, Kishida ha ricordato la vita politica di Abe, sottolineando il suo profilo internazionale e i successi nella ripresa economica del Giappone.

Oltre al primo ministro, ai funerali hanno preso parte i capi di entrambe le Camere del Parlamento, e il Presidente della Corte Suprema, più 700 invitati dall’estero, dal vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris, al primo ministro dell’India Narendra Modi, il primo ministro dell’Australia, Anthony Albanese, il presidente francese, Emmanuel Macron, il primo ministro della Corea del Sud Han Duck-soo, il presidente del Vietnam, Nguyen Xuan Phuc e il primo ministro della Cambogia, Hun Sen.

Come da tradizione, l’imperatore e l’imperatrice del Giappone non parteciperanno all’evento e il principe ereditario Akishino consegnerà una corona di fiori alla fine della cerimonia. I funerali saranno un’occasione per Kishida di fare circa 30 riunioni bilaterali contro i leader internazionali arrivati in Giappone.

La decisione dei funerali di Stato è stata giustificata dal fatto che Abe è stato il premier più longevo del dopoguerra (otto anni e otto mesi alla guida del governo), per il suo ruolo nella ricostruzione del Paese dopo il tsunami del 2011 e per la forma violenta in cui è morto.

Tuttavia, il costo del funerale e le rivelazioni sui legami politici tra i politici del partito al governo e un gruppo religioso marginale hanno suscitato proteste. Secondo un sondaggio della Nikkei Shimbun, la scelta non è stata apprezzata dai giapponesi: circa il 60% degli intervistati era contrario ai funerali e solo il 33% favorevole.

Si contesta il governo per l’elevato costo dell’organizzazione, inizialmente era di 250 milioni di yen (1,74 milioni di euro), ma è salito a 1,65 miliardi di yen (12 milioni di euro). I funzionari hanno ammesso che fornire polizia e sicurezza costerà altri 800 milioni di yen, mentre ospitare leader stranieri aggiungerà altri 600 milioni di yen al conto. Il totale sarebbe più alto rispetto a quello della Regina Elisabetta II in Regno Unito. Secondo l’emittente tedesca Deutsche Welle, la corte ha respinto le richieste presentate per bloccare i funerali per il costo sulle casse dello Stato.

Inoltre, i cittadini sostengono che non si è informato sufficientemente i cittadini sulle ragioni dei funerali di Stato. In Giappone non sono abituali grandi esequie di Stato per i primi ministri. In passato è accaduto una sola volta, per Shigeru Yoshida, considerato l’architetto della rinascita nipponica dopo la Seconda guerra mondiale.

Abe era anche una figura controversa per la sua intenzione di voler cambiare la Costituzione pacifista del Paese e i suoi legami con la Chiesa dell’Unificazione.

Infine, ci sono le cause. Quasi 600 cittadini hanno citato in giudizio il governo sulla base del fatto che un funerale di Stato di un ex primo ministro sarebbe una violazione della costituzione e che “obbligherebbe il pubblico” a piangere la morte di Abe.

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