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Perché in questa crisi parliamo solo di soldi?

Di Paolo Alessandro Bonazzi

Nel dibattito geopolitico va rinforzata la riflessione sui valori, altrimenti ogni finta dialettica tra il lupo e l’agnello porterà alla vittoria del lupo. L’intervento di Paolo Alessandro Bonazzi

Da modesto operatore economico finanziario, che con dei bravi amici e soci condivide anche la responsabilità di qualche centinaio di “posti di lavoro” (per noi persone, non posti), potrei allinearmi a troppa borghesia del soldo. Le tasse! Le bollette! Il credito! Il costo del lavoro! Oggettivi problemi, assolutamente veri, gravi e non nuovi. Peccato che forse l’emergenza sia tutt’altra. Se Churchill avesse parlato agli inglesi soltanto e prioritariamente dell’emergenza riscaldamento sotto le bombe di Hitler noi tutti staremmo leggermente peggio. Siamo ancora capaci di parlare di valori che non siano il contante, o anche le carte di credito, come recita una vecchia simpatica barzelletta genovese?

Nel dibattito geopolitico va rinforzata la riflessione sui valori, altrimenti ogni finta dialettica tra il lupo e l’agnello porterà alla vittoria del lupo. “Hai parlato male di me” , vero o falso? Ma il vero al lupo non interessa. E cercando di migliorare una pur arguta e diffusa battuta, quando l’uomo con il ragionamento incontra l’uomo con il tweet certamente l’uomo con il ragionamento può essere un uomo morto. Ma non è detto, non arrendiamoci.

Cosa siamo disponibili a negoziare per non offendere o cercare di convincere i lupi? La fermezza sui principi giusti non è necessariamente violenza. Si può essere più tendenza Churchill o più tendenza San Francesco o Gandhi. Ma i principi giusti non si rinnegano.

Per stare più caldi e garantirci qualche profitto in più va bene una finta liberal democrazia a giorni alterni? Il principio di legalità ogni tanto, giornali liberi nei mesi dispari, libertà di culto d’estate e rispetto per minoranze e diversi negli anni bisestili? Alla borghesia italiana e tedesca negli anni Venti andò bene così. E che società vogliamo sviluppare, difendere e passare ai nostri figli? Una dove sono le libere persone e famiglie che legittimano uno Stato serio e liberal-democratico o una dove uno Stato illiberale controlla e legittima persone e famiglie? Dove l’impresa artigiana o grande che sia è libera, paga le tasse e rispetta lavoratori, fornitori e la correttezza del mercato, o una dove gli oligarchi amici dello Stato centrale amministrano i soldi, il benessere e le iniziative economiche? Una società con gli happy few amici del potere, o una coesa e più giusta?

Anche a certo clero stolto, che talora ha preferito e preferisce una guarentigia in più e due “libere” processioni del Patrono a robe strane e pericolose come la libertà e la democrazia (clero che talora diventa imbarazzante instrumentum regni) servirebbe forse riflettere.

Ma per fortuna De Gasperi e gli altri Padri dell’Europa e gli amici americani o canadesi hanno ben riflettuto e non la videro così. Una classe dirigente e una società che parlano solo di soldi durano poco.

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