Più di 65 milioni di cinesi sono di nuovo confinati per il virus, con effetti negativi sulla già indebolita economia. Sun Chunlan, membro del Politburo del Partito Comunista Cinese che gestisce l’emergenza sanitaria non demorde sulla linea rigida per debellare il Covid
Torna il panico in Cina per colpa del Covid-19. Almeno 33 città, con più di 65 milioni di abitanti, saranno chiuse per un nuovo regime di lockdown e semi-lockdown imposto dal governo. Nonostante il resto del mondo abbia deciso di convivere con il virus, l’esecutivo di Pechino insiste nella politica zero Covid e non intende abbandonare le rigide misure di contenimento.
Secondo Caixin, nel Paese ci sono 103 città in difficoltà con la gestione dei focolai Covid-19, il numero più alto dall’inizio della pandemia a Wuhan. Per questo motivo il governo ha deciso di confinare 33 città con nuove restrizioni, tra cui otto di grandi dimensioni. A Chengdu, capoluogo del Sichuan, è stato avvertito un terremoto e i residenti, usciti dalle proprie case per paura, sono dovuti rientrare dopo poco.
La Commissione Nazionale per la Sanità cinese sostiene che non ci sono, per ora, possibilità che i contagi possano tornare di nuovo allo zero, almeno nel breve periodo. A Pechino sono stati registrati 246 casi di trasmissione interna al giorno, più 1.235 casi di contagio asintomatici. L’ultima ondata Covid-19 in Cina non ha risparmiato neppure la regione più isolata, il Tibet.
A Shenzhen, nonostante i casi registrati, sono state allentate restrizioni perché la città produce il 35% del Pil cinese. Tuttavia, questa situazione rischia di provocare ulteriori effetti negativi sull’economia, come si è verificato nel secondo trimestre del 2022, quando la Cina è cresciuta solo dello 0,4%, la cifra più bassa dall’inizio della pandemia.
Ma il governo di Pechino non demorde nella politica zero Covid. A guidare la gestione della crisi sanitaria è Sun Chunlan, l’unica donna tra i 25 membri del Politburo del Partito Comunista Cinese (Pcc), che si prepara per il suo Congresso il 16 ottobre.
Nata nel 1950, si è formata nell’Istituto di Tecnologia dell’Acciaio di Anshan, Liaoning, e ha frequentato diversi corsi nell’Università di Shenyang e nella Scuola Centrale del Partito Comunista Cinese. La sua famiglia era molto modesta, suo padre era operaio, e lei cominciò a lavorare nella fabbrica di orologi Anshan.
Sun ha superato il limite di età per fare parte del vertice del Pcc e ha anche fatto i due mandati previsti dalle regole, per cui questo vertice potrebbe portare alla fine del suo incarico. È conosciuta principalmente per avere in mano le politiche anti-Covid, ma ha una lunga carriera politica. È entrata a fare parte del Pcc quando aveva soltanto 23 anni, e si è impegnata contemporaneamente nel mondo sindacale, come segretaria della Federazione sindacale cinese. Tra i suoi impegni c’è la legge sul contratto di lavoro del 2007-2008.
È stata capo del Partito a Fujian dal 2009 al 2012, diventando la terza donna a ricoprire una posizione di segretaria provinciale del partito, per poi passare al Politburo del Pcc.