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Digitale, il ponte Italia-Usa per sbloccare il potenziale dell’industria

CSA

La transizione digitale sta generando un impulso trasversale di sviluppo, ma le sfide non mancano. Al Festival della cultura americana tre rappresentanti di altrettanti grandi aziende tecnologiche, insieme al ministro consigliere per il commercio dell’ambasciata americana, hanno esplorato lo stato dell’arte e le complessità da superare per liberare appieno le potenzialità del digitale

Cloud, cibersicurezza, internet of things, intelligenza artificiale, persino il calcolo quantistico. La transizione digitale rimane un imperativo per lo sviluppo a breve e lungo termine, il suo svolgimento una costante sullo sfondo dei temi di stretta attualità, dove la tecnologia interseca la geopolitica. In occasione del Festival della cultura americana organizzato dal Centro Studi Americani, si è parlato dell’evoluzione dei trend digitali nella società tra Stati Uniti e Italia, con tre rappresentanti di altrettante grandi aziende che hanno esplorato lo stato dell’arte e le sfide all’orizzonte.

Ad aprire i lavori di mercoledì è stata Isabella Cascarano, ministro consigliere per gli affari commerciali dell’ambasciata statunitense a Roma, che ha posto l’accento sulla necessità di sviluppare le sinergie tech tra Roma e Washington per favorire lo sviluppo e l’adozione delle tecnologie abilitanti. Dopodiché è intervenuta Alessandra Santacroce (Governmental Programs Executive, IBM), a spiegare come questi strumenti siano una leva sia per ottimizzare i processi, sia per affrontare le incertezze del momento.

“Noi lo chiamiamo il digitale per il reale”, ha detto la rappresentante di IBM prima di offrire qualche esempio. “Grazie al sistema di sensoristica stiamo sviluppando un progetto per l’ottimizzazione della rete idrica, tema quanto mai attuale in questo momento.” E un sistema di intelligenza artificiale permette “di individuare già durante la fase di raccolta differenziata il materiale e le strategie migliori per il riciclo, dunque per il riuso”. Ancora: con aziende come Autostrade IBM monitora la sicurezza delle infrastrutture tramite la manutenzione predittiva, e i suoi strumenti aiutano a calcolare e ridurre il dispendio energetico, dunque l’impatto ambientale, delle aziende.

Con l’utilizzo massiccio di dati, naturalmente, cresce il rischio sicurezza. Santacroce ha ricordato che secondo l’ultimo rapporto IBM sulla cibersicurezza l’impatto economico delle aggressioni ammonta a 3,4 miliardi di euro solo in Italia. Il 60% del costo finisce sull’utente finale, contribuendo ad aumentare l’inflazione. Man mano che le aziende si affidano al digitale, aumentano le capacità ma anche l’esposizione ai rischi del sistema-Paese: per questo il tema della cibersicurezza confluisce nell’outlook economico oltre che infrastrutturale. Santacroce ha evidenziato la necessità di favorire competenze e consapevolezza per far fruttare appieno la transizione digitale italiana.

La conversazione si è poi spostata sul settore farmaceutico, dove Federica Mazzotti (Direttore Commercial Excellence and Business Transformation, Janssen) ha posto l’accento sull’accelerazione che la pandemia ha impresso sulla digitalizzazione. “L’indice di digitalizzazione italiano sta crescendo,” ha detto, spiegando che i medici hanno iniziato a utilizzare il teleconsulto – per sfruttare agevolmente conoscenze e pareri dei colleghi – e le visite di follow-up da remoto, data la difficoltà di spostarsi durante i lockdown.

Tuttavia rimane ancora tanta strada da fare, ha continuato Mazzotti. Per esempio, oltreoceano il settore di e-health si sta espandendo ai dispositivi indossabili, che permettono all’azienda di sfruttare il monitoraggio costante per individuare segni di scompenso cardiaco e all’occorrenza avvertire i soccorsi. Janssen ha anche approntato un portale di consultazione medica, ha aggiunto la rappresentante, evidenziando l’abitudine delle persone di cercare risposte online – una pratica non necessariamente positiva in campo medico. In futuro l’azienda vede di buon occhio l’espandersi del fascicolo elettronico, che con le dovute precauzioni di privacy può consentire al personale sanitario di accedere agevolmente ai dati essenziali per la cura del paziente.

Tutto questo, naturalmente, è consentito dall’infrastruttura di telecomunicazione, senza cui “non esiste il digitale”, ha commentato Paolo Pinzoni (National Institutional Affairs Manager, Vodafone Italia). Gli esempi di utilizzo apparentemente futuristico del digitale già esistono: l’infrastruttura telco consente a un agricoltore in Tanzania, dove solo il 13% dei lavoratori settoriali ha accesso alle previsioni meteo, di implementare pratiche di smart agriculture per gestire le risorse scarseggianti o ridurre il consumo di pesticidi. E ancora, città come Sevilla stanno utilizzando i dati per rendere più efficiente il trasporto pubblico a seconda delle reali necessità dei viaggiatori.

Per vincere la sfida del futuro, ha detto Pinzoni, si passa dalla formazione. L’indice di sviluppo digitale europeo pone l’Italia all’ottavo posto per adozione delle tecnologie abilitanti, evidenziando i punti di forza del Paese – competenze di base superiori al 60%, adozione del cloud al 52% e in aumento – e di debolezza – solo il 6% sfrutta l’intelligenza artificiale, il 9% fa ricorso a big data. Numeri che “non bastano per cogliere le opportunità della transizione digitale”, ha commentato il manager.

Per aumentare le connessioni, come nel caso del 5G, serve la mano pubblica dove il privato non avrebbe convenienza ad arrivare. Le gare e le aggiudicazioni sono state fatte in tempi record, ma attenzione: l’impatto dei costi dell’energia per il settore telco è di almeno 2 miliardi di euro in più all’anno. Essenziale preservare il finanziamento del Pnrr, ha concluso Pinzoni: secondo un calcolo di Qualcomm il 5G in tutte le sue applicazioni può generare 13 mila miliardi entro il 2035, un dato comparabile con l’intera economia cinese.

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