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Il piano 6G di Putin si candida per il cimitero degli insuccessi tech

Di Andrei Soldatov e Irina Borogan

Nonostante i tentativi del governo russo di realizzare rapidi sviluppi tecnologici, tra cui il salto del 5G per sbarcare direttamente nel futuro delle reti di nuova generazione, non sempre questi hanno successo. Dai motori di ricerca alternativi ai carri armati, il Center for European Policy Analysis mette in fila tutti i tentativi (falliti) di dominare i processi innovativi

La Russia punta a sviluppare la tecnologia superveloce 6G, saltando del tutto la diffusione delle reti 5G, nella speranza di compiere un salto generazionale.

Il governo russo investirà più di trenta miliardi di rubli (cinquecentouno milioni di dollari) nella ricerca, sotto la supervisione di Oleg Ivanov, ex vice ministro del Ministero dello Sviluppo Digitale, ora a capo dell’Istituto di Ricerca e Sviluppo Radio (NII Radio).

Si tratta di un progetto a dir poco ambizioso. La Russia non è riuscita a costruire reti 5G, inizialmente a causa della resistenza dei militari russi e successivamente a causa delle sanzioni occidentali. Gli esperti all’interno e all’esterno del Paese considerano il progetto irrealistico, eppure il governo intende investire miliardi nel programma.

Lo sviluppo di reti 6G all’avanguardia in un Paese sottoposto a dure sanzioni tecnologiche non è l’unico progetto utopico del Cremlino.

Il Paese ha un cimitero di progetti tecnologici falliti, tutti generosamente finanziati dai contribuente russi. Gli esempi precedenti includono un “motore di ricerca nazionale” chiamato Sputnik, che avrebbe dovuto diventare un concorrente di Yandex e Google e fu promosso personalmente dall’allora presidente Dmitry Medvedev. Non è mai decollato ed è stato silenziosamente eliminato nel 2020.

C’era anche un nuovo carro armato chiamato Armata, “unico sotto molti aspetti e senza concorrenti nel mondo”, secondo il Ministero della Difesa, che lo ha portato con orgoglio sulla Piazza Rossa nel maggio 2015, episodio a cui si è limitato, dato che non è stato visto sui campi di battaglia dell’Ucraina.

Ogni anno, il cimitero dei progetti falliti cresce. Questo dovrebbe indicare che il Cremlino è semplicemente incline a un avventurismo ingiustificato e futile nello sviluppo tecnologico? Qualcosa che ci si potrebbe aspettare da un Paese che si è ripetutamente trovato in ritardo? Ovviamente non è così: La Russia ha una lunga tradizione di scoperte tecnologiche improvvise e paradossali che hanno sorpreso il mondo. Lo Sputnik, un satellite sovietico, è stato uno di questi. Il suo successo ha stimolato l’immaginazione dei residenti del Cremlino per decenni. Non è un caso che il vaccino russo contro la pandemia si chiamasse Sputnik, così come il tentativo sponsorizzato dal governo russo di sostituire Google. È emersa una mentalità speciale tra i leader russi che favorisce le scoperte tecnologiche rivoluzionarie per recuperare gli arretrati. Questa mentalità si è manifestata soprattutto con lo slogan sovietico “recuperare e superare l’America”, introdotto dal leader sovietico Nikita Kruscev nel 1957.

Anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Russia ha raggiunto un risultato spettacolare quando, tra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila, il Paese ha prodotto un concorrente nazionale di Google e Facebook, cosa che gli europei occidentali non erano riusciti a fare. Nel corso degli anni sono emerse diverse spiegazioni del perché la Russia si sia dimostrata, più volte, capace di una rapida modernizzazione tecnica, a cominciare da una forte formazione ingegneristica. Aggiungiamo l’esistenza di regimi totalitari, dagli zar a Stalin, che hanno reso possibile una massiccia concentrazione di risorse del vasto Paese e il suo sfruttamento intensivo. Questa narrazione ha fatto parte della storia russa, da Pietro il Grande a Stalin.

Come abbiamo mostrato nel nostro recente report sulle capacità informatiche russe, le agenzie che sviluppano e dispiegano le risorse informatiche del Cremlino sono collegate a entità esterne al mondo della sicurezza dello Stato, tra cui università e aziende private. Queste ultime, a loro volta, fino a poco tempo fa erano integrate nei mercati globali. In parte, quindi, l’ingrediente non dichiarato per ottenere tali scoperte è stato l’accesso alla tecnologia occidentale, fornita volontariamente dall’Occidente o talvolta involontariamente, attraverso lo spionaggio industriale.

Stalin avrebbe potuto torturare i suoi ingegneri nei Gulag per l’eternità, ma l’Unione Sovietica non avrebbe mai lanciato lo Sputnik se non fosse stato per gli ingegneri tedeschi catturati dall’Armata Rossa nella Germania occupata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, insieme alla documentazione della bomba volante V2 nazista.

Negli anni 2000, gli ingegneri russi non avrebbero mai sviluppato Yandex se non avessero importato per cinque anni l’hardware americano Cisco, che ha costituito la spina dorsale di Internet in Russia.

Questa volta, però, il Cremlino immagina di poter compiere un salto tecnologico verso le reti 6G, senza accedere alla tecnologia occidentale. Se riuscirà a raggiungere questo improbabile obiettivo, Putin si sarà davvero distinto dai precedenti leader russi. Non aspettatevi un successo.

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Questo articolo è stato pubblicato in inglese su Cepa.org e tradotto per Formiche.net da Matteo Turato

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