Con la pandemia e il Pnrr si è passati ad una condivisone sia degli aiuti che del debito. Linea destinata a perdurare, con uno scenario che va ben oltre il Mes e la sua superata filosofia. Per questo accettarlo è un’occasione per la futura premier. Il commento di Pier Paolo Baretta, già sottosegretario al Mef nei governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte
La prova del Mes è una trappola o una occasione per Meloni? Finora, nella sua dura opposizione verso l’Europa ha bocciato il Mes in tutte le sue forme. In verità, l’Italia è stata tiepida con questo strumento, tant’è che non lo ha ancora ratificato e, ora, che Bruxelles ne sollecita l’approvazione, il nodo arriva al pettine.
Ora Meloni è al governo. Anzi, probabile capo del governo. Dunque dovrà tenere conto che il Mes, pur con tutte le critiche, è pur sempre un impegno che l’Italia ha preso e deve rispettare. Fin qui la trappola. Ma, visto che il centro destra pensa di modificare il Pnrr, uno… scambio con l’Europa tra i due dossier potrebbe consentire alla nuova diplomazia meloniana di trovare il pertugio.
La scelta di gestire la pandemia con provvedimenti comuni tra gli Stati, che poi ha dato vita al Pnrr, ha modificato la strategia tradizionale europea rigorosa sul debito e tirchia sugli aiuti, perseguita fino al Covid, sotto la spinta della Germania. Anche se a Merkel va dato atto di aver saputo, di fronte al dramma della pandemia, di aver avuto il coraggio, da statista, di cambiare linea e sostenere il sistema attuale.
Se il Mes dava ad ogni Stato la possibilità di una linea di credito per gestire le proprie emergenze, ma il singolo Stato se la doveva vedere da solo, con la pandemia e il Pnrr si è passati ad una condivisone sia degli aiuti, che del debito. Linea destinata a perdurare, visto che nonostante le difficoltà e le contraddizioni, si arriverà, inevitabilmente, a definire un analogo percorso per affrontare la grave crisi energetica.
Uno scenario, questo, che va ben oltre il Mes e la sua superata filosofia. Accettandolo, anche discutendone alcuni aspetti (senza però comprometterlo) e portando, magari, a casa qualche affidamento europeo sul nuovo scenario, Meloni, nella sua nuova veste di governo, può spiegare al Paese (e ai suoi!) che in fin dei conti la ratifica del Mes rappresenta un atto dovuto di eredità del passato, ma che la partita vera si gioca tutta sul nuovo terreno. Ma questa svolta presuppone da parte di Giorgia Meloni un salto di qualità, un approccio da statista del quale ancora non abbiamo la prova…”