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Tecnologia Usa nei missili ipersonici. L’allarme (rosso) e la lista (nera)

Diversi software di simulazione dei missili ipersonici, elementi chiave della ricerca e sviluppo, finiscono nelle mani di Pechino, che accorcia così i tempi e la distanza dal competitor americano. La sfida sulle tecnologie militari caratterizza la competizione tra le due potenze, ed è il dominio su cui si gioca la supremazia globale

Il Washington Post ha recentemente pubblicato una dettagliata analisi su come entità collegate al People’s Liberation Army (Pla) – l’esercito cinese – riescano a ottenere tecnologia americana all’avanguardia nel settore dei missili ipersonici. In particolar modo i programmi software utilizzati per sviluppare modelli informatici sui missili vengono acquisiti da organizzazioni militari di Pechino tramite aziende private cinesi, nonostante i controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, che sarebbero volti a impedire le vendite a entità straniere ritenute una minaccia per la sicurezza nazionale americana.

La sorte è doppiamente ironica perché parecchie aziende statunitensi i cui prodotti arrivano ai centri di ricerca militare del Pla sono state beneficiarie di sovvenzioni del Pentagono per l’innovazione. Da qui il timore che il Dipartimento della Difesa stia indirettamente finanziando i progressi militari cinesi. La sfida cruciale è, come sempre, il mantenimento della supremazia tecnologica, architrave della supremazia globale statunitense. La Repubblica Popolare pone una sfida particolarmente accesa nel campo della missilistica ipersonica.

Ipersonico è un aggettivo che, applicato al campo che ci interessa, si riferisce a missili che possono superare la velocità di Mach 5, ovvero cinque volte la velocità del suono. Questi sistemi, invero piuttosto complessi, possiedono l’enorme vantaggio di non dover seguire le classiche traiettorie balistiche (paraboliche), ma possono invece essere manovrati in volo eludendo le difese radar, oltre a poter essere armati con testate nucleari. Per costruirli, gli scienziati devono risolvere problemi fisici estremamente complessi relativi al volo. I test nei tunnel del vento e i lanci reali sono molto costosi, e da qui deriva l’interesse per la modellazione informatica. Utilizzare software commerciali statunitensi, frutto di anni se non decenni di ricerca e sviluppo, riduce parecchio i costi e le tempistiche.

Come già ampiamente discusso su Formiche.net, i controlli di Washington sulle esportazioni vietano la vendita di prodotti americani alla Cina se le entità coinvolte sono legate a settori considerati una minaccia per la sicurezza americana. Tuttavia, una parte della tecnologia arriva comunque, soprattutto quella dual-use, cioè con applicazioni sia militari che civili, tramite aziende cinesi intermediarie.

Secondo le linee guida del Dipartimento del Commercio, gli esportatori hanno la responsabilità di determinare se il loro distributore sta vendendo a una parte soggetta a restrizioni, e le misure restrittive totali si applicano alle aziende o alle organizzazioni incluse in una black list nota come Entity List. Utilizzando i database governativi e altri documenti contrattuali, il Washington Post ha identificato quasi cinquanta aziende statunitensi i cui prodotti sono stati venduti attraverso intermediari a gruppi militari cinesi che lavorano sulla tecnologia missilistica.

L’episodio esemplare è quello di Metacomp Technologies e Zona Technology. Entrambi gli sviluppatori di software di simulazione aerodinamica hanno venduto il proprio prodotto a intermediari che lo hanno poi ceduto alla China Aerospace and Aerodinamic Accademy (Caaa), un’entità che ha giocato un ruolo fondamentale nella progettazione del test missilistico ipersonico cinese dell’ottobre 2021. Allora, le forze armate cinesi avevano fatto sfrecciare un veicolo ipersonico intorno alla Terra, scioccando i funzionari dell’intelligence americana che lo definirono un momento “molto simile allo Sputnik”.

Entrambe le aziende menzionate hanno ricevuto fondi dal programma Small Business Innovation Research del Pentagono, nella fattispecie 31  e 14 milioni di dollari rispettivamente per Zona e Metacomp. Molte società intermediarie cinesi che hanno poi effettuato l’acquisto risultano segnalate nell’Entity List.

Ulteriore esempio è quello del software di Ansys Inc., ceduto al Beijing Institute of Technology (Bit), tramite Pera Global, una filiale del gruppo stesso. La Bit è una delle principali università cinesi del settore della difesa ed è stata inserita nell’Entity List poco prima della transazione. A dicembre, i loro studi sulla fisica avanzata dei veicoli ipersonici sono stati designati come “progetto chiave di ricerca e sviluppo” dal Ministero della Scienza e della Tecnologia cinese. Ancora peggio, la società intermediaria, la Iwintall Tech Co. Ltd, afferma sul proprio sito web che le tecnologie che vende aiutano i ricercatori cinesi a sviluppare rapidamente versioni nazionali di tecnologie straniere che risultino attualmente “limitate da un blocco tecnico” da parte di “nazioni sviluppate”.

Vi è poi un ulteriore fenomeno a complicare le cose. E’ sufficiente che una sola transazione avvenga tra una parte statunitense e una parte cinese perché il prodotto acquisito cominci a circolare all’interno della Repubblica Popolare. Un funzionario intervistato dal Post ha riferito che spesso avvengono scambi amichevoli tra ricercatori che hanno bisogno di farsi prestare un software per qualche tempo, per un determinato progetto.

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