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Così la ministeriale Nato preme per investimenti nella Difesa

È giunta al termine anche la seconda giornata della ministeriale Nato che ha visto riuniti a Bruxelles i ministri della Difesa dei Paesi alleati. Tra le priorità del giorno il sostegno all’Ucraina, un appello a investire oltre il 2% in Difesa e la lettera di intenti per costituire l’European sky shield

Dopo l’apertura dei lavori che si è tenuta ieri, si è conclusa anche la seconda giornata della ministeriale Nato. Il vertice ha riunito nel quartier generale di Bruxelles i ministri della Difesa di tutti i Paesi alleati, oltre a quelli di Finlandia e Svezia che stanno proseguendo nel loro percorso di ingresso nell’Alleanza Atlantica. Sono stati al centro della sessione di lavoro odierna il tema della difesa e deterrenza della Nato e delle implicazioni della guerra della Russia contro l’Ucraina per la sicurezza degli Alleati, così come le misure per aumentare la produzione e rafforzare la base industriale. L’agenda dell’ultima giornata di ministeriale ha visto infatti la cerimonia di firma dello “European sky shield initiative”, un’iniziativa che aumenterà la capacità di difesa aerea degli alleati europei dell’Alleanza. Alla quale è seguita la riunione del Gruppo di pianificazione nucleare della Nato e la riunione del Consiglio Nord Atlantico, a cui sono state invitate anche Finlandia e Svezia.

Il sostegno all’Ucraina

La Nato ha adottato una postura di sostegno continuativo e determinato nei confronti dell’Ucraina aggredita, il quale è in accordo con la grande maggioranza di Paesi che hanno votato per condannare l’annessione illegale dei territori ucraini da parte della Russia, in seno all’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Impegno condiviso anche dall’Italia, come ha ribadito in occasione del vertice Nato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: “L’Italia ha supportato l’Ucraina, sia politicamente sia materialmente, sin dalla prima fase dell’invasione, partecipando alle sanzioni nei confronti della Russia e con l’invio di aiuti militari. Siamo e saremo al fianco di Kiev per porre fine all’aggressione e arrivare a una pace vera: cioè equa e rispettosa del diritto”. Il ministro Guerini ha poi posto l’accento sulla “evidente la necessità di porre le basi anche per il supporto di lungo periodo che, a prescindere dagli scenari futuri, dovrà continuare a essere coerente con le aspettative del popolo ucraino e dovrà riguardare diverse dimensioni, non solo quella della Difesa”.

Anche gli Stati Uniti si sono detti determinati a difendere “ogni centimetro” del territorio della Nato, come ha sottolineato nel corso del suo intervento il segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin. Per questi motivi gli alleati sono pronti a continuare a fornire aiuti militari a  Kiev, compresi dei dispositivi di disturbo per contrastare i droni russi. Inoltre, per aumentare il livello di deterrenza, “stiamo aumentando il numero di truppe ad alta preparazione e ora abbiamo più soldati nella parte orientale della nostra alleanza compresi otto battlegroup Nato dal Baltico al Mar Nero”, ha spiegato Stoltenberg. La Nato nel suo approccio alla crisi ucraina si è mostrata più unita che mai. “Ho iniziato a lavorare alla Nato nel 1975 quando ero un giovane tenente e non ho mai visto la Nato unita come oggi. I Paesi dell’Alleanza hanno condannato tutti assieme l’invasione illegale da parte della Russia” che “va avanti da otto mesi”, ha infatti sottolineato Austin.

È il momento di investire in Difesa

Una dichiarazione che non può passare inosservata è anche l’appello del segretario Austin, e quindi degli Usa, a un maggiore investimento da parte dei Paesi alleati nel comparto Difesa. Gli Stati Uniti infatti si aspettano non solo che gli alleati spendano il 2% del proprio Pil nella difesa, ma che “vadano oltre”, perché è necessario ricostituire gli arsenali e le scorte, messi a dura prova dalla fornitura di aiuti militari a sostegno di Kiev, investendo nelle capacità di produzione – e quindi nell’industria – per riempire di nuovo i magazzini militari alleati. Un invito, dunque, da una parte ad utilizzare ancor di più la capacità produttiva esistente di armamenti e dall’altro investire di più per poterla espandere, così da riuscire a continuare a sostenere attivamente l’Ucraina. Intenzione confermata dalla volontà di molti Paesi che hanno annunciato nuovi aiuti per Kiev.

Per la Nato l’uso armi nucleari è ancora remoto 

Nel corso della conferenza stampa che ha seguito il termine della ministeriale di Bruxelles, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha parlato anche del tema nucleare che sta lasciando tutto il mondo con il fiato sospeso. L’arsenale atomico degli alleati dell’Alleanza Atlantica è stato definito da Stoltenberg come “il deterrente ultimo” nelle mani della Nato “per preservare la pace”. Tuttavia, parlando di una possibile risposta dell’alleanza a un attacco della Russia in Ucraina, il segretario generale rassicura: “Le circostanze in cui la Nato potrebbe dover usare armi atomiche sono estremamente remote”. In caso di utilizzo di armi atomiche da parte del Cremlino contro l’Ucraina, “non entro esattamente nei dettagli di come risponderemmo, ma cambierebbe radicalmente la natura della guerra. Anche l’uso di un’arma atomica” relativamente “piccola” la cambierebbe, ha spiegato Stoltenberg. “Ci sarebbero conseguenze e i russi lo sanno”, ha concluso infine il segretario generale.

European sky shield

Un primo gruppo di 14 Paesi membri, guidato dalla Germania e a cui ha aderito anche la Finlandia, ha firmato una lettera di intenti per una nuova collaborazione che miri a implementare uno scudo missilistico europeo (European sky shield). Questo, annunciato per la prima volta dal cancelliere tedesco Olaf Scholz in un discorso tenuto a Praga ad agosto, permetterà di implementare e capacità di difesa aerea della Nato nel Vecchio continente, attraverso l’acquisizione comune sia di missili sia di equipaggiamenti aerei. Non si tratta di un’iniziativa chiusa ai soli Stati che fanno parte del gruppo di testa che guida il progetto, ma in futuro altri potrebbero decidere di aderire, inclusa l’Italia o altri Stati ancora assenti quali Francia e Spagna. Mentre, non stupisce molto l’assenza della Turchia dopo la questione controversa dell’acquisto dei sistemi S-400 russi. Come ha reso noto una fonte diplomatica a margine del vertice, “si tratta di una piattaforma aperta che punta a mettere in rete le industrie nazionali e dunque sarà di beneficio a tutti i partecipanti”.

“Questo impegno è ancora più cruciale oggi che assistiamo agli attacchi missilistici spietati e indiscriminati della Russia in Ucraina, che uccidono civili e distruggono infrastrutture critiche”, ha commentato il vice segretario generale dell’Alleanza, Mircea Geoană. “I nuovi mezzi, pienamente interoperabili e perfettamente integrati nella difesa aerea e missilistica della Nato, migliorerebbero significativamente la nostra capacità di difendere l’Alleanza da tutte le minacce aeree e missilistiche”, ha spiegato ancora il vice segretario. Così gli alleati potranno dotarsi di un sistema di difesa aerea utilizzando soluzioni interoperabili e off-the-shelf. Un approccio a tutti gli effetti multinazionale e flessibile che permetterà di rafforzare la deterrenza. Al momento i sistemi di difesa aerea per cui è già stato concordato l’acquisto congiunto di sistemi rientrano nella categoria Patriot, di produzione Usa, a cui si aggiungono gli Arrow 3 di fabbricazione israeliana, oltre agli Iris-T che la Germania ha iniziato a fornire di recente all’Ucraina. Per vederlo attivo bisognerà aspettare almeno fino al 2025.

(Foto:Nato)

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