I principali stakeholders della Difesa europea si sono incontrati a Bruxelles, in occasione della seconda Conferenza annuale europea sulla Difesa e sicurezza, per discutere insieme dei prossimi passi da compiere sul piano industriale e nella guerra russo-ucraina, per la quale si richiede di stanziare altri 500 milioni di euro attraverso lo strumento dell’European peace facility (che però è agli sgoccioli)
Nuova tranche di aiuti per Kiev nella cornice dell’European peace facility, appello a un procurement comune, tecnologie sempre più cruciali e una postura industriale che sia pronta ad accogliere i cambiamenti e ad affrontare le nuove sfide. Questo è il volto dell’Europa della Difesa descritto nel corso della seconda Conferenza annuale europea sulla Difesa e sicurezza (European defence & security conference) che si tiene nella capitale europea di Bruxelles. Un’occasione per riunire numerose personalità e rappresentanti politici, dirigenti aziendali e mondo della ricerca per discutere insieme il futuro della sicurezza e della difesa europea, messo a dura prova dall’instabile contesto geopolitico internazionale. Tra questi, erano presenti tra gli altri l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, il Commissario europeo per il mercato interno e i servizi della commissione von der Leyen, Thierry Breton, il ministro delle Forze armate francesi, Sebastien Leocornu, la ministra della Difesa belga, Ludivine Dedonder, il vice presidente della Banca europea degli investimenti, Kris Peeters, e l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo.
L’evento
La prima edizione della Conferenza ha preso il via l’anno scorso per far luce sulle questioni e le sfide che emergono dall’ecosistema europeo di Difesa e sicurezza. Sono diversi gli strumenti implementati e messi in campo per la Difesa europea, dai progetti Pesco al Fondo europeo di Difesa, per affrontare le sfide alla sicurezza del Vecchio continente. L’iniziativa è organizzata da Business bridge Europe, una società di consulenza specializzata in questioni strategiche per l’Ue. L’edizione di quest’anno ha visto l’attenzione concentrarsi perlopiù su quattro temi principali: la Bussola strategica, gli acquisti congiunti, le tecnologie-chiave e R&S e lo Spazio. Argomenti al centro di diversi momenti di dibattito che hanno visto coinvolte tutte le parti interessate dalle decisioni prese a livello dell’Unione, vale a dire gli enti pubblici, gli attori economici e della società civile, gli amministratori delegati e i dirigenti delle imprese europee di tutte le dimensioni, nonché i rappresentanti politici di alto livello degli Stati membri e delle istituzioni dell’Ue.
L’industria e le nuove esigenze strategiche
La guerra in Ucraina ha scosso il quadro della sicurezza europea, per questo “le Forze armate – sia nell’Ue con la Bussola strategica sia nella Nato con il Concetto strategico – cambiano la postura e le spese militari in Europa stanno aumentando, anche se in modo non coordinato: l’industria della Difesa è pronta a fare la sua parte ma deve essere riconosciuto il suo ruolo, e deve passare da uno schema di pace a uno di crisi”, dal momento che oggi “ci muoviamo verso uno scenario diverso in cui dobbiamo rafforzare la nostra deterrenza per prevenire conflitti diretti ed avere le capacità e i vantaggi tecnologici di cui abbiamo bisogno”. A dirlo, in rappresentanza del comparto industriale è stato Profumo, presente alla conferenza anche in qualità di presidente dell’Associazione delle industrie aerospaziali e della difesa d’Europa, il quale ha poi evidenziato una roadmap strategica. Da un lato rivelando la necessità di contemplare “le esigenze di capacità urgenti a breve termine”, dall’altro “preparandosi per quelle a medio e lungo termine”. Per questo motivo “tutti i nostri attuali sistemi di Difesa e piattaforme sono e saranno utilizzati in modo più intensivo. Quindi, poiché un’industria dovrà rendere i suoi prodotti più prontamente disponibili, occorre rifornirli e sostituirli a un ritmo più rapido. Dovremo anche fornire una formazione più intensa, attività di manutenzione e stimolare le forniture”, ha continuato l’ad di Leonardo. Non solo, in parallelo è necessario agire per “ampliare i nostri investimenti in ricerca e sviluppo, per lo più su tecnologie dirompenti emergenti per ripristinare e mantenere la competitività operativa richiesta dalle Forze armate”.
Una nuova missione per l’Ucraina
In occasione del vertice di Praga, l’Alto rappresentante Borrell ha “trasmesso agli Stati membri una nuova proposta per aggiungere una nuova tranche di 500 milioni di euro” per supportare l’Ucraina. A darne notizia è stato il vice segretario generale del Servizio per l’Azione esterna dell’Ue, Charles Fries, nel corso della Conferenza. Fondi stanziati attraverso lo strumento dell’European Peace Facility (Epf), grazie al quale sono già stati impegnati 2,5 miliardi di euro. “Quando abbiamo lanciato lo European peace facility, l’anno scorso, non avremmo mai immaginato che avremmo usato questo strumento per aiutare un paese sul suolo europeo”, ha raccontato il funzionario. Il quale ha poi spiegato di volere che “le missioni della politica comune di difesa e sicurezza siano create più rapidamente e anche più flessibili. Ed è quello che abbiamo fatto con il lavoro svolto per creare una nuova missione di assistenza militare per l’Ucraina. Questa decisione sarà adottata al prossimo Consiglio affari esteri”. In realtà la missione non sarà dispiegata in Ucraina, bensì negli Stati membri dell’Ue. “Addestreremo l’esercito ucraino e come primo passo speriamo che 15mila tirocinanti ucraini saranno formati nei prossimi mesi, quindi durante l’inverno e penso che questo porti un valore aggiunto alle iniziative di formazione in corso che sono già state decise da alcuni Stati membri e anche dai nostri partner della Nato, come il Regno Unito, gli Stati Uniti e il Canada”, ha concluso Fries.
Le criticità dell’European Peace Facility
L’European peace facility, istituito a marzo 2021 come strumento fuori bilancio per rafforzare la capacità dell’Ue di agire come fornitore di sicurezza globale, è stato anche “un forte stimolo per incentivare gli Stati membri a consegnare più armi all’Ucraina”, secondo Fries. Il quale ha però evidenziato delle criticità, “il problema è che, in una certa misura, questo strumento è oggi vittima del proprio successo. Perché abbiamo già stanziato due terzi della dotazione globale di questo Epf dopo il secondo anno della sua esistenza, ma questo strumento è concepito per sette anni”. I fondi, dunque, non sembrano essere sufficienti per soddisfare l’esigenza europea di prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale. “Quindi, penso che dobbiamo ricostituire questo strumento se vogliamo preservare il livello di ambizione definito nella Bussola strategica perché non vogliamo agire solo per l’Ucraina”, ha sottolineato infine il vice segretario.