Il direttore Burns spiega che l’amicizia tra Russia e Cina “ha dei limiti” e ora Putin “si sente con le spalle al muro”. Pechino potrebbe cambiare atteggiamento vista la resistenza di Kiev, aggiunge
Per i suoi 75 anni la Cia si è regalata un podcast. Ma non è l’unica iniziativa pubblica dell’agenzia di Intelligence esterna degli Stati Uniti. Il direttore, l’ambasciatore William Burns, ha accolto al quartier generale a Langley, in Virginia, le telecamere di CBS News.
Inevitabile la domanda sulla guerra in Ucraina. Vladimir Putin può essere “abbastanza pericoloso e sconsiderato” se viene messo alle strette, ha spiegato Burns, ex ambasciatore a Mosca. Alla domanda se il presidente russo stia pensando a un attacco nucleare come minacciato, ha dichiarato: “Dobbiamo prendere molto sul serio questo tipo di minacce, vista la posta in gioco”. Tuttavia, ha precisato che l’intelligence statunitense non ha “prove pratiche” che si stia muovendo verso l’uso imminente di armi nucleari tattiche.
Il leader russo deve “essere preoccupato, non solo di ciò che sta accadendo sul campo di battaglia in Ucraina ma anche di ciò che sta accadendo a casa e a livello internazionale”, ha sottolineato ancora il direttore della Ca aggiungendo. Il riferimento è alle proteste in patria ma anche alla promessa della Cina di “un’amicizia senza limiti”. “Lo scorso febbraio, poco prima dell’inizio della guerra, si è trovato accanto a Xi Jinping e hanno proclamato un’amicizia senza limiti. Ebbene, si è scoperto che quell’amicizia ha dei limiti”. Pechino, infatti, ha rifiutato di offrire supporto militare. “Putin adesso si sente con le spalle al muro”, ecco perché “può essere piuttosto pericoloso e sconsiderato”, ha dichiarato ancora Burns osservando che la Cina è stata piuttosto silenziosa nel suo sostegno alla Russia nel conflitto, senza fornire il tipo di supporto militare che Putin probabilmente sperava di ottenere.
Parlando di Cina, il direttore della Cia ha anche sottolineato – e non è la prima volta che la comunità d’intelligence statunitense lo fa – la considerazione che “la leadership cinese” stia “osservando cosa succede quando si organizza un’invasione e il popolo invaso resiste con molto coraggio e tenacia”. Ciò potrebbe far cambiare l’atteggiamento di Xi nei confronti di Taiwan, ha spiegato. Il leader cinese “insiste oggi sul fatto che, pur essendo fermamente impegnato nell’unificazione, in altre parole nel raggiungimento del controllo su Taiwan, la sua preferenza è quella di perseguire mezzi per raggiungere questo obiettivo che non siano l’uso della forza”, ha detto. “Ma ha anche dato istruzioni ai suoi militari, come sappiamo, di essere pronti entro il 2027 a condurre con successo un’invasione di Taiwan. Quindi la realtà, almeno per come la vediamo noi, è che più si va avanti in questo decennio, più aumentano i rischi di un potenziale conflitto”, ha concluso.
Intanto, come raccontato su Formiche.net, Taiwan sta organizzando le sue difese. Mentre aumentano le spese governative, crescono organizzazioni e gruppi privati che ricevono finanziamenti per preparare milizie civili e cyber guerriglia contro l’infowar e le ambizioni cinesi.