Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream è la dimostrazione della guerra delle forniture attraverso cui si vuole conquistare l’egemonia globale. Europa e Italia devono trovare fonti di approvvigionamento proprie e conquistare la propria indipendenza
Il sabotaggio delle condutture di gas Nord Stream 1 e 2 che portano la materia prima in Europa e in particolare in Germania dimostrano che il conflitto in Ucraina è solo una parte della guerra geopolitica che si sta combattendo per l’accesso e il controllo dell’energia. Per l’Occidente la responsabilità è della Russia. Per Mosca i responsabili sono in Occidente. Non lo sapremo mai. L’unica certezza è che l’Europa è sempre più succube degli interessi energetici altrui, in particolare di chi attraverso l’energia crea dipendenza politica. I prezzi del gas salgono, cittadini e imprese soffrono, ma qualcuno si arricchisce (in Occidente).
L’Italia e l’Europa devono trovare fonti proprie di energia per garantirsi autonomia geopolitica e competitività economica. Un progetto europeo comune sembra ancora lontano perché prevale l’interesse nazionale.La vocazione nazionalista è naturale quando le istituzioni europee si dimostrano lente e distaccate dagli interessi dei cittadini.
È facile incolpare la Russia per il sabotaggio delle condutture Nord Stream 2. Il gas è uno strumento geopolitico per indebolire l’Europa da contrapporre alle sanzioni e alle forniture militari all’Ucraina. Il governo di Mosca sfrutta la dipendenza dal proprio gas maturata nel corso di almeno tre decenni. Approfitta anche dei meccanismi sregolati dei mercati occidentali delle materie prime.
Questa dipendenza è congenita. L’Italia non è mai stata indipendente. Siamo dipesi dal carbone inglese finché il prezzo non è schizzato per il rapporto domanda offerta. Ci siamo affidati al petrolio mediorientale (Opec allargato) che ha soppiantato le sette sorelle anglosassoni, da cui la crisi degli anni Settanta. Siamo ricorsi al gas, in particolare a quello russo, per diversificare e ridurre l’inquinamento a un prezzo conveniente.
Intanto gli Stati Uniti conquistavano la quasi indipendenza energetica – disinteressandosi dei problemi ambientali – sfruttando nuovi giacimenti di gas e di petrolio, e impiegando nuove tecniche di estrazione (fracking). E la vogliono vendere all’estero per creare dipendenza e sudditanza.
Chi ha l’energia può sfamare chi ha fame dettando le condizioni. Il Nord Stream 2 è il risultato della volontà della Germania di guadagnare sicurezza energetica con un gasdotto dedicato che passa in mare evitando il territorio ucraino (ritenuto pericoloso per furti di gas, sabotaggi, e mancati pagamenti delle forniture sin dai primi anni 2000). Per la Russia significa costruire un legame privilegiato con la prima potenza economica in Europa.
Non è difficile comprendere che agli Stati Uniti non è piaciuto l’allontanamento dell’Europa e soprattutto della Germania dalla sfera di influenza (non c’è solo il gas russo, ma anche l’amicizia con la Cina). Il boicottaggio del Nord Stream II è tra le prime operazioni (diplomatiche) del Governo democratico che ha fatto pressione politica su Berlino (indebolitosi nel frattempo con il cambio di maggioranza) e ha sanzionato Mosca.
Siamo senza prove, ma siamo così certi che sia stata Mosca a sabotare i gasdotti per cui ha investito, insieme alla Germania, decine di miliardi? Perché chi possiede e controlla i rubinetti dei condotti si sabota da solo? Non è sufficiente chiudere i rubinetti, come per altro ha già fatto, per destabilizzare i mercati?
Indagare le responsabilità è inessenziale a questo punto e non fa altro che polarizzare ulteriormente chi sprovvisto di senso critico e lontano dal metodo del liberalismo divide il mondo in atlantisti e filorussi. Questa dicotomia è stupida e non risolve il problema che noi europei abbiamo: trovare l’energia.
Per soddisfare gli atlantisti acritici possiamo salutare Mosca e i Paesi inaffidabili per ricorrere al gas liquido statunitense. La dipendenza dall’energia americana è più sicura e in linea con i nostri principi comuni, ma sempre di una sudditanza si tratta. E la sottomissione è ciò che gli Stati Uniti cercano per rafforzare il loro ruolo globale. Serve poi tempo per le piattaforme e il costo ambientale e economico sarebbe molto elevato (il costo più elevato del gas liquido graverebbe sulla nostre imprese rendendole meno competitive).
Italia e Europa devono: primo, investire massicciamente – con incertezze di risultati – nell’innovazione per trovare fonti alternative ancora sconosciute che potrebbero soddisfare i nostri bisogni e garantirci un vantaggio competitivo e geopolitico; secondo, investire nelle rinnovabili seppure ci rendono dipendenti da altre forze geopolitiche (Cina per esempio) perché possono dare risultati a breve termine; diversificare le fonti di approvvigionamento per ottenere filiere energetiche resilienti ed evitare la dipendenza da nazioni che disegni geopolitici egemonici (Cina, Russia, Stati Uniti e altri a venire); quarto, tenere la schiena dritta e evitare di cadere nelle trappole geopolitiche a causa della fame energetica.