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Così l’Europa si prepara al Congresso del Pcc

Il ventesimo congresso del Partito comunista cinese si terrà in contemporanea al Consiglio Europeo, in cui i ministri degli Esteri e i capi di governo dell’Ue discuteranno di Asia (leggi: Cina). Bruxelles monitora le tendenze della Repubblica Popolare mantenendo la linea del “rivale sistemico”

Tra pochi giorni si apriranno i lavori del ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese (Pcc), durante i quali è assai probabile che venga riconfermato per un terzo mandato l’attuale Presidente Xi Jinping. Nonostante questa quasi certezza, esistono ancora dubbi su chi possa essere nominato su altre posizioni chiave, tra cui primo ministro e vicepresidente. Sarà interessante scoprire se Xi riporterà in vita il titolo di Presidente del Comitato Centrale del Pcc, in disuso dalla fine dell’era Mao. Rimangono aperte anche le posizioni di direttore dell’ufficio per la politica esterea del Pcc e quella di ministro degli esteri.

In concomitanza con questi eventi, i ministri degli esteri e i leader dell’Ue si incontreranno a Bruxelles per discutere di strategia europea sulla Repubblica Popolare. Al momento l’Unione Europea definisce Pechino contemporaneamente in tre modi: “partner”, “concorrente economico” e “rivale sistemico”. Una linea che, secondo alcuni diplomatici, verrà mantenuta.

Le voci divergenti non mancano nel coro europeo. Un paese come l’Ungheria sarebbe fortemente orientato a sopprimere la dicitura di rivale sistemico, mentre un falco come la Lituania spingerebbe per eliminare quella di partner.

Il mito della convergenza, ovvero credere che con legami economici più stretti e profondi si sarebbe ottenuta una forma di apertura dei sistemi politici, si è ormai infranto di fronte alla realtà. Appaiono lontani i momenti di apertura alla Repubblica Popolare dell’epoca di Angela Merkel, i tentativi di accordi di scambio come il Comprehensive Agreement on Investment, quando l’Ue chiudeva un  occhio sugli abusi di Pechino nello Xinjiang.

Oggi la situazione sembra essersi ribaltata. La pandemia e poi la guerra in Ucraina hanno orientato l’Europa sempre più verso la linea statunitense, di decoupling e di contrapposizione tra democrazie e autocrazie. La strategia Global Gateway annunciata dalla Commissione Europea è l’ultimo tassello che annuncia la definitiva scelta di campo dell’Unione.

Riaffermare l’attuale strategia comune, in vigore dal 2019, è una chiara risposta alle intense pressioni di Pechino che chiede insistentemente di normalizzare i rapporti con il Vecchio Continente. Naturalmente, i riflettori saranno puntato sul cancelliere tedesco Olaf Scholz e sul presidente francese Emmanuel Macron. Entrambi effettueranno viaggi in Asia il prossimo mese, tra il G20 di Bali e le riunioni della Asia-Pacific Economic Cooperation a Bangkok e una puntata in Cina non è da escludere. A questo proposito ricordiamo i rumors di un viaggio di Scholz in programma a Pechino.

Il cancelliere tedesco è stato a Praga per partecipare alla European Political Community, il forum di dialogo pensato dalla presidenza francese. In quella sede Scholz ha ribadito di voler contrastare la spinta di Paesi come Italia, Belgio e Polonia a introdurre un limite al prezzo del gas, nel timore che l’abbassamento dei prezzi del gas tramite tetto massimo possa portare a una situazione in cui le spedizioni globali di gas non andranno più in Europa, ma in Asia.

Il ventesimo Congresso del Pcc è un momento in cui la leadership prevede la definizione delle strategie di lungo termine e quest’anno si è dato l’obiettivo di proseguire nella missione di fare della Cina una nazione in prima linea nella politica mondiale entro il 2049, quando si celebrerà il centenario della sua nascita. La Repubblica Popolare Cinese sembra ormai irrimediabilmente lanciata su un binario politico e geopolitico antagonista al campo occidentale.



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