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L’Europa tra grandi occasioni e ritorno dei nemici. Il libro di Molinari

Di Maurizio Molinari

Pubblichiamo un estratto del libro Il ritorno degli imperi. Come la guerra in Ucraina ha stravolto l’ordine globale (Rizzoli, 2022) di Maurizio Molinari, presentato oggi al Tempio di Adriano a Roma

 

Per l’Europa le conseguenze dell’aggressione russa in Ucraina si articolano a partire da un primo e fondamentale shock: il ritorno del nemico sul suolo del Vecchio Continente. Un concetto, quello di nemico, che sembrava archiviato per sempre con la fine della Guerra Fredda, e che oggi si riafferma in maniera inequivocabile. Ancora una volta si tratta di un’entità sovrana, uno Stato con un leader e un esercito, addirittura una grande potenza.

Ciò che muove l’aggressione all’Ucraina è un’ideologia che ha degli obiettivi molto concreti, descritti senza riserve dal presidente Vladimir Putin nel suo intervento tv del 23 febbraio 2022: allontanare la Nato dai confini della Russia, aggregare alla Russia quei milioni di russofoni che ne sono stati separati con l’implosione dell’Unione Sovietica, per riaffermare in questa maniera una nuova disposizione dei confini nella zona dell’Eurasia. Una riorganizzazione geopolitica che premi la Russia e le permetta di sanare una serie di aggressioni che, afferma il presidente, ha subito nel corso dell’ultimo secolo.

Il riscatto, secondo le posizioni espresse da Putin, dovrebbe appunto passare per una ridefinizione dei confini dell’Eurasia a scapito di tutti quegli Stati che confinano e appartengono alla Nato o che includono minoranze russofone. È evidente come si tratti di un pensiero che, sostenuto dall’uso delle armi, anche quelle più distruttive, minaccia potenzialmente la sovranità di ogni Stato lungo i confini della Federazione russa e, più in generale, ovunque nell’Eurasia.

Esiste tuttavia un terzo elemento connaturato a questa impostazione ideologica, ed è altrettanto dirompente: il richiamo all’eredità della Terza Roma, ovvero alla sfida che Bisanzio e il cristianesimo ortodosso portarono alla Chiesa d’Occidente. È questo appello alla supremazia della Chiesa russa ortodossa sulle altre fedi cristiane che catapulta nel nostro secolo la grande sfida posta nei confronti dell’impero di Occidente, un fattore che ha radici storiche profonde, antiche di oltre mille anni. Sostanzialmente Bisanzio, secondo la versione putiniana della fede, è il garante della vera religione cristiana e dunque la Chiesa ortodossa è un pilastro centrale dell’identità russa.

E un baluardo contro le degenerazioni dell’Occidente: dalle posizioni sui diritti degli omosessuali alla rigida tutela della famiglia tradizionale fino al tema dell’eccessivo rispetto per l’ambiente. Sono queste dimensioni meno politiche a descrivere i tratti di una ideologia capace di tradursi in una precisa strategia, rendendo l’avversario, il nemico, dotato di una pericolosità senza precedenti dalla caduta del Muro di Berlino. Non è possibile, infatti, trascurare che si tratti di una grande potenza, con un arsenale che conta almeno 6.000 ordigni nucleari, con esplicite ambizioni a trasformare i confini dell’Europa secondo i propri interessi nazionali.

Ma qual è l’elemento che rende quanto appena descritto così dirompente? È che quel discorso, con un’esposizione lineare e cristallina dell’impostazione ideologica sottostante all’azione politica e militare, porta a negare il diritto all’esistenza di una nazione sovrana. Una violazione lampante della Carta dell’Onu, del diritto internazionale come l’abbiamo conosciuto dall’indomani del 1945. Ecco perché le democrazie del Vecchio Continente si sentono colpite nel vivo e hanno scelto fin da subito di seguire gli Stati Uniti e fornire armamenti alla resistenza ucraina. Ecco perché impongono pacchetti sempre più incisivi di sanzioni nei confronti della potenza che aggredendo l’Ucraina mina la convivenza internazionale; ecco perché, in un orizzonte di medio-lungo termine, aderiscono a misure di deterrenza aggressiva, mirando a un isolamento crescente della Russia affinché il nemico venga contenuto e in ultima istanza respinto.

È questo il primo, cruciale, tassello dell’effetto Ucraina sull’Europa. Con il ritorno del nemico l’Unione Europea ritrova la sua vocazione originaria, ravviva quel patto di mutua difesa da chi porta guerra, morte e distruzione. Lo scudo militare di questa azione di difesa è l’Alleanza atlantica, che lega a doppio filo le due sponde dell’Atlantico perché ripropone il patto euroatlantico da cui scaturì nel 1945 la liberazione del continente dal nazifascismo e, nel 1949, l’intesa che consentì di affrontare e vincere la Guerra Fredda contro l’Urss e il Patto di Varsavia.

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