Il punto cruciale non è l’Italia, secondo il fondatore di Eurasia group, ma l’Unione europea e la forza dei singoli Stati membri. La riprova è nel risultato deludente ottenuto da Paragone con il suo Italexit: “Gli italiani vogliono il sostegno economico che deriva dall’essere membri dell’Ue”
Giorgia Meloni a Palazzo Chigi? “Sono meno preoccupato di molti altri”, risponde Ian Bremmer, politologo statunitense e presidente della società di consulenza Eurasia Group. Come mai? “Dopo tutto, i governi non durano a lungo in Italia”, dice commentando il successo elettorale di Fratelli d’Italia e il possibile futuro governo con la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi.
Bremmer prevede che le relazioni con l’Unione europea saranno “più stabili con il nuovo governo di quanto si pensi”. Cita il partito euroscettico Italexit di Gianluigi Paragone, che ha raccolto meno del 2% dei voti. “Gli italiani vogliono il sostegno economico che deriva dall’essere membri dell’Unione europea”, commenta il fondatore di Eurasia Group.
Prima del voto, Nicoletta Pirozzi, che dirige il programma Unione europea presso l’Istituto Affari Internazionali di Roma, aveva spiegato a Formiche.net le ragioni per cui il clima attuale è profondamente diverso da quello in cui si erano tenute le campagne elettorali per le politiche del 2018 e le europee, che furono contraddistinte da un accesso dibattito sull’Unione europea e la moneta unica, con Movimento 5 Stelle e Lega su posizioni dichiaratamente scettiche, se non addirittura revisioniste. “Sono intervenuti due elementi, due cigni neri, che non avevamo preventivato: la pandemia e la guerra in ucraina. Questi hanno consolidato alcune tendenze ma anche spostato certe posizioni”.
Nello specifico, con la pandemia “abbiamo visto in Italia quanto può significare fare parte dell’Unione europea e dell’eurozona”, aveva detto Pirozzi. “Dal Next Generation EU in poi è cambiata la percezione nell’opinione pubblica e la narrativa nelle forze politiche. Si è capito che l’Unione europea può adottare politiche di solidarietà per intervenire al fianco di Stati che ne hanno più bisogno. Non dimentichiamo che l’Italia è il primo Stato beneficiario del fondo. Questa dinamica è stata accelerata poi dalla guerra alle porte dell’Europa”, aveva aggiunto.
A questo punto, “se le posizioni di Meloni sulle questioni sociali (diritti gay, aborto e immigrazione) faranno notizia sul continente, non così le sue politiche economiche”, dice Bremmer. La leader di Fratelli d’Italia “ha capito che la lotta contro Bruxelles non è la strada che vuole percorrere”, aggiunge.
“La questione decisiva” continua, “è più ampia dell’Italia: l’Unione europea sta diventando più forte e meglio governata. A causa della crisi dell’eurozona e della Grexit sfiorata, a causa della Brexit, a causa della pandemia e a causa della guerra scatenata dalla Russia”. È vero, c’è più populismo, riconosce Bremmer. È “a causa delle difficoltà economiche, ma fondamentalmente non è un movimento euroscettico. Piuttosto, sta indebolendo i singoli governi, e questo si vede anche in Germania e in Francia”, conclude.