Le elezioni di metà mandato andranno a rinnovare la Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato. Come funzionano, le dinamiche principali e quali gli interessi in gioco
Martedì 8 novembre 2022 circa 168 milioni di statunitensi si recheranno alle urne per le elezioni di midterm. Ma cosa sono e come funzionano esattamente? Una breve guida per seguire da vicino la politica statunitense.
Le elezioni di midterm – letteralmente elezioni di metà mandato – si tengono appunto dopo due anni dall’inizio del mandato presidenziale, quindi dopo due anni dall’elezione, e vengono per questo viste come una sorta di referendum sull’operato del presidente in carica.
Il Senato (Senate) e la Camera (House of Representatives) costituiscono rispettivamente la camera alta e la camera bassa del Congresso, il ramo legislativo del governo federale, i cui membri restano in carica per sei anni al Senato, e per due alla Camera. Le tempistiche delle midterm fanno quindi in modo che ogni due anni si rinnovi totalmente la Camera, e un terzo del Senato.
Ogni Stato è rappresentato da due senatori, che moltiplicati per i cinquanta Stati che compongono gli Stati Uniti d’America, fa un totale di cento senatori. Il Senato è attualmente diviso equamente tra cinquanta democratici (compresi gli indipendenti Angus King e Bernie Sanders) e cinquanta repubblicani.
Per quanto riguarda la Camera, ogni Stato riceve una rappresentanza in proporzione alla sua popolazione, ma ha diritto ad almeno un rappresentante. Attualmente la Camera conta 221 democratici, 212 repubblicani e due seggi vacanti (dovuti alla morte di Jackie Walorski e alle dimissioni di Charlie Crist).
I cittadini americani andranno a votare per:
- 435 seggi alla Camera dei Rappresentanti
- 35 seggi al Senato
- 36 governatorati di stato e 3 governatori di territori degli Stati Uniti
- Svariati sindaci e funzionari locali
I senatori rappresentano l’intero stato in cui sono stati eletti, mentre i membri della Camera rappresentano i singoli distretti di provenienza. La maggior parte dei seggi non è considerata competitiva a causa delle politiche che regolano la suddivisione e la gestione dei distretti stessi. Un’analisi di CBS News sulle circoscrizioni geografiche per il Congresso ha rilevato che solo in 81 seggi si verifica una vera competizione tra i due partiti.
Storicamente, il partito del presidente in carica perde quasi sempre seggi alle elezioni di metà mandato. Dal secondo dopoguerra, secondo il Council on Foreign Relations, il partito del presidente perde in media 29 seggi alla Camera nelle prime elezioni di midterm.
I repubblicani sono fiduciosi che questo schema abituale regga e stanno concentrando il loro messaggio elettorale sulla sicurezza delle frontiere, sulla criminalità e sull’inflazione. Ma questa volta ci sono alcune variabili insolite, che potrebbero aumentare l’affluenza degli elettori democratici. In particolare due elementi potrebbero pesare in tal senso: lo spettro dell’ex presidente Donald Trump, con i suoi candidati che escono dall’ortodossia repubblicana, e la decisione della Corte suprema che ha negato un diritto federale all’aborto, rimettendo la disciplina ai singoli stati.
I democratici sono abbastanza convinti che manterranno la maggioranza al Senato, dovendo difendere solo 14 seggi, mentre i repubblicani ne difendono 21. Comunque vada, Joe Biden resterà presidente per altri due anni. Ma i risultati potrebbero avere un profondo impatto sul resto del suo mandato.
Se i repubblicani vinceranno alla Camera, saranno ben posizionati per bloccare gran parte del programma legislativo del Presidente, rendendolo quello che gli americani chiamano lame duck, un’anatra zoppa. Per quanto poco elegante in italiano, il termine rende l’idea. Potremmo vedere i repubblicani spingere per le indagini sul figlio del presidente, Hunter Biden, oppure osteggiare i suoi programmi economici.
Se ottenessero la maggioranza al Senato, i repubblicani sarebbero anche in grado di bloccare le nomine di gabinetto e quelle giudiziarie, sia per le toghe federali sia se si rendesse vacante un posto alla Corte Suprema.
In questo periodo le elezioni per i posti di governatore, di segretario di Stato, di procuratore generale e delle assemblee legislative statali sono più delicate che mai. I vincitori potranno avere un’enorme influenza su questioni contese a livello federale come il diritto all’aborto. Ma soprattutto avranno ruoli nel dibattito sulla legittimità delle future elezioni presidenziali, un tema estremamente caldo negli Usa, dopo il terremoto provocato da Trump nel gennaio 2021.
Inoltre, nella maggior parte degli Stati, gli organi legislativi statali controllano il processo di disegno dei confini dei distretti congressuali per adeguarli ai cambiamenti demografici. Il partito al potere tende a tracciare i confini a proprio vantaggio politico – il cosiddetto gerrymandering – con implicazioni di vasta portata per il futuro controllo della Camera.
Un’altra questione da tenere d’occhio è la gestione stessa delle elezioni. Nel 2021 diciannove Stati hanno inasprito le regole per la registrazione degli elettori e hanno ridotto o eliminato procedure come il voto per corrispondenza. Le elezioni di midterm mostreranno anche lo stato di salute della democrazia americana.