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Intelligence economica a Palazzo Chigi. La prospettiva di Carta (Leonardo)

Fare sistema, condividere informazioni tra aziende strategiche, istituzioni pubbliche e comparto intelligence centralizzandole attorno alla figura del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Le parole di Luciano Carta, già direttore dell’Aise, oggi presidente di Leonardo

“Consolidare e migliorare sempre più l’assetto di intelligence economica nazionale” grazie al quale “industrie strategiche (tra cui Leonardo, Eni, Enel, Fincantieri, eccetera) possano, attraverso una struttura o figura ad hoc, mettere a sistema, in un tavolo sinergico con il decisore politico, il ciclo delle informazioni utili al perseguimento degli interessi nazionali e alla sicurezza dell’economia e delle imprese nazionali”. La proposta arriva da Luciano Carta, presidente di Leonardo ed ex direttore dell’Aise, nel corso della tavola rotonda al Salone della Giustizia dedicata alla sicurezza economica.

Il contesto geopolitico è “mutato”: “le minacce ibride e asimmetriche sono all’ordine del giorno”· Per questo, “occorre focalizzare anche in Italia, al pari di quanto già accade da diversi anni in Paesi come Stati Uniti, Francia e Giappone, la capacità di intelligence economica”, ha spiegato. Di che si tratta? “Un’iniziativa più globale ed inclusiva; il suo principale obiettivo è coinvolgere, in modo agile, l’intero complesso delle istituzioni e dei privati per fare sistema affinché informazioni strategiche in campo economico (da quelle open source fino a quelle company interne alle grandi imprese con ruoli strategici) non vadano disperse o confinate in taluni ambiti, ma contribuiscano ad analisi e scelte del governo in campo economico con una proiezione sia nazionale che estera”.

La proposta avanzata da Carta prevede “la centralizzazione delle attività di intelligence economica le cui funzioni potrebbero essere attribuite ad una singola organizzazione e/o figura istituzionale, qual  è il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. In questo modo, anche attraverso una condivisa dottrina dell’Intelligence economica italiana che tenga conto delle esigenze di tutti gli attori interessati”.

Interpellato da Fiorenza Sarzanini, giornalista del Corriere della Sera, Carta ha poi specificato la posizione italiana rispetto agli altri Paesi europei: “Il nostro è un Paese con grandi potenzialità. Bisogna incentivare questa dottrina dell’intelligence economica, al servizio degli interessi strategici del Paese. Questo non significa sovranismo, ma protezione dell’industria, delle eccellenze italiane, del made in Italy. (…) Ciò si ottiene facendo sistema, facendo circolare le informazioni all’interno delle categorie già citate”.

Il presidente ha ricordato come le minacce alla sicurezza tradizionali, come la guerra, siano accompagnate da elementi non meno subdoli e meno pericolosi, ovvero le strategie di guerra economica. Una competizione tra Stati anche all’interno dell’Unione europea per la conquista dei mercati, per le risorse, oggi soprattutto quelle energetiche. Questo quadro rende necessario un postulato, ovvero che la sicurezza di tutti noi, non può che passare attraverso la sicurezza economica, che significa welfare e benessere dei cittadini, crescita del Paese.

Tutto ciò è reso possibile anche grazie all’intelligence economica, e da qui deriva la necessità di creare un sistema che metta insieme aziende, istituzioni e comparto intelligence, e all’interno del sistema è necessaria, ovviamente l’attività di raccolta delle informazioni.

“Per i Dogi della Repubblica di Venezia i mercanti non erano che dei soggetti che con le loro attività in giro per il mondo consentivano la crescita di una città-stato – ha aggiunto Carta – quindi veniamo da una buona tradizione. Le Informazioni vanno analizzate e poi condivise, se restano circoscritte non si fa sistema e non c’è messa in sicurezza”.

Riferendosi poi all’arena internazionale ha sottolineato che “siamo tutti Paesi amici, ma quando si parla di economia c’è uno stato di competizione diffuso e generalizzato. Questo è il presupposto da  cui partire. La Francia, ad esempio, è un Paese sicuramente europeo ed europeista, eppure rivendica con orgoglio il diritto di difendere i propri assetti strategici, penso ad esempio al caso Fincanteri-Saint Nazaire. Eppure nessuno rimprovera i francesi di sovranismo. Mi rifaccio a questo esempio per invocare anche il nostro diritto a proteggere le eccellenze italiane, il made in Italy, i diritti derivanti dalla proprietà intellettuale. Questo non è sovranismo, ma legittima tutela degli interessi nazionali.”

La Francia fin dagli anni Novanta ha elaborato una propria dottrina dell’intelligence e, tramite la commissione Martre venne poi istituita, caso unico al mondo, la Scuola di Guerra Economica. Secondo il presidente Carta, la dottrina elaborata dalla commissione è “quella dell’intelligence al servizio dell’economia. Una struttura molto verticistica che riporta ai vertici dell’esecutivo francese, il quale mette a sistema diversi soggetti”.

“Luigi Einaudi diceva che bisogna conoscere per agire, io credo che questo sia il senso profondo del lavoro di una moderna intelligence”, ha concluso.

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