È la prima volta che il ministro della Sicurezza dello Stato entra sia nel Politburo sia nella ristrettissima segreteria del Partito comunista cinese. Una mossa che dimostra il controllo che Xi è convinto di avere sulle fazioni ma anche le prospettive della sua leadership
Per il suo terzo mandato come segretario del Partito comunista cinese e leader della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping ha deciso di circondarsi di fedelissimi. Tra questi c’è anche Chen Wenqing, il primo ministro della Sicurezza dello Stato a entrare sia nel Politburo sia nella ristrettissima segreteria del Partito.
Non era mai accaduto prima per il ministro responsabile del controspionaggio, ha notato Alex Joske, studioso degli equilibri interni al Partito comunista cinese e autore del volume “Spies and Lies” (Hardie Grant Books). “Gli organismi di intelligence vengono centralizzati sotto Xi in modo pericoloso, aprendo un loro ruolo più ampio nella politica interna”, ha spiegato José. “È davvero sorprendente e preoccupante. In passato, i ministri della Sicurezza dello Stato sono sempre stati considerati dei pesi leggeri della politica, non legati a particolari fazioni”, ha aggiunto su Twitter.
Al Guardian ha poi spiegato che la scelta è un altro segnale del fatto che Xi è sicuro del suo controllo su tutte le fazioni del Partito.
“I ministri della Sicurezza di Stato in passato sono stati tradizionalmente visti come ‘candidati di compromesso’ senza un proprio peso politico, perché nessuna fazione vuole che l’altra monopolizzi funzioni di intelligence e sicurezza così potenti che potrebbero essere usate contro i rivali politici”, ha spiegato. Ma Xi “ha attuato una pesante epurazione dell’apparato di sicurezza da quando è diventato leader, il che dimostra come egli lo riconosca come una potenziale minaccia e come un’incredibile fonte di potere. Nelle mani sbagliate, potrebbe essere usato per opporre resistenza a Xi. L’esito di questo congresso di partito suggerisce che Xi ritiene di avere la totale lealtà dei suoi zar della sicurezza”, ha aggiunto.
Negli anni al ministero, anche da vice ministro, si è occupato di quella che i media cinesi hanno definito “lotta alla corruzione” e che spesso cela delle purghe, della sicurezza della Via della Seta, della linea dura su Hong Kong e dei dialoghi con il Pakistan e la leadership talebana dopo il ritiro statunitense dall’Afghanistan. “La sicurezza nazionale e la sicurezza politica del partito sono chiaramente una priorità più alta rispetto al raggiungimento di alti tassi di crescita economica”, ha commentato invece Drew Thompson, ricercatore presso la Lee Kuan Yew School of Public Policy dell’Università Nazionale di Singapore, al New York Times.