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L’Ue, gli italiani e i sovranisti. Cos’ha detto la prof. Fornero allo Iai

Di Gaja Pellegrini Bettoli

L’ex ministra alla presentazione dell’ultimo rapporto dell’Istituto Affari Internazionali spiega che c’è “una diminuzione della rabbia nei confronti dell’Ue” ma rimane il rischio disinformazione. Il panel di esperti (Caprara, Fornero, Greco, Parsi, Ventura) esamina i risultati della ricerca: non solo energia e guerra, il governo nascituro dovrà anche conciliare le promesse di ancoraggio atlantista con le posizioni dell’elettorato

Il rapporto di ricerca “Gli italiani e la politica estera 2022”, curato dal Laboratorio di Analisi politiche e sociali del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena e dall’Istituto Affari Internazionali (Iai), con il sostegno di Fondazione Compagnia SanPaolo, rivela una serie di dati statistici che mostra una percezione generale da parte dei cittadini italiani più positiva, rispetto al passato, verso l’Unione europea. Tuttavia, dai commenti ed analisi dei dati di un gruppo di esperti (professori universitari, giornalisti e membri del consiglio esecutivo dello Iai) emergono importanti sfide per il futuro del Paese. 

L’ITALIA E L’UNIONE EUROPEA (CON IL NUOVO GOVERNO)

Un aspetto importante che va sottolineato è che il sondaggio è stato effettuato prima delle elezioni del 25 settembre. Il probabile governo della Meloni, la quale ha dichiarato proprio ieri che “l’Italia rilancerà la credibilità di Draghi [in Europa]”, si trova in una posizione complicata. Non solo per via del difficile momento economico che ci si prospetta ma anche in virtù del fatto che la leader di Fratelli d’Italia, a differenza di altri partiti anche all’interno della sua coalizione, dovrà riuscire a soddisfare le promesse di coerenza atlantista, con un elettorato che invece è estremamente negativo verso gli Stati Uniti. Come sottolineato dal vicepresidente Ettore Greco, “il rapporto con l’Europa è controverso”. Aggiungendo tuttavia che “la strategia del Presidente [Vladimir] Putin di mettere i popoli europei contro i loro governi non ha funzionato”. 

La professoressa Elsa Fornero sostiene che i dati siano meno pessimistici di quanto lei si aspettasse e che mostrino “una diminuzione della rabbia nei confronti della Ue”. Tuttavia rimane necessario migliorare gli atteggiamenti dei cittadini che vengono negativamente influenzati dal discorso pubblico. Di questo considera responsabili “i partiti populisti e sovranisti che in passato hanno propagato la disinformazione contro la Ue”.

LA RESPONSABILITÀ DELLA POLITICA E DEI MEDIA

Esaminando le responsabilità per quello che lui definisce “un’opinione pubblica che manca di etica dei doveri e responsabilità”, il professor Emanuele Parsi considera una delle sfide più importanti da affrontare in futuro deriverà proprio dall’alto tasso di astensionismo dei cittadini. I partiti anti-establishment, ossia Lega, Forza Italia e Cinque Stelle, rappresentano il primo passo della società civile nell’allontanamento dalle istituzioni, da una partecipazione attiva all’astensionismo. “L’elettorato presenta idea poco legate a valori liberali”, aggiunge Parsi; “il sentimento anti-americano in Italia è secondo solo alla Turchia, con 20 punti di distacco rispetto agli altri paesi europei”.  

Sulla definizione di “anti-establishment” la professoressa Sofia Ventura rincara la sua preoccupazione definendo l’attuale fase “un atteggiamento anti-sistema” per il quale la destra reca forti responsabilità. Viene evocata anche l’attività pedagogica dei professori nel formare un elettorato più attento e informato, oltre ai media. A tal riguardo, il giornalista Maurizio Caprara sottolinea come esista una divergenza tra la percezione del supporto e della vicinanza dell’Ue che non è equamente distribuito in Italia. “Nel Mezzogiorno il sostegno europeo non è percepito abbastanza”, commenta. 

COSA RESTA DA FARE

Tutti i partecipanti hanno espresso preoccupazione per l’inflazione, la gestione della crisi energetica e la guerra della Russia in Ucraina. Secondo la professoressa Vergara “è impressionante lo scostamento dalla realtà [dei cittadini] sulla crisi energetica”. Come già riferito prima, il 53% degli italiani ritiene che assicurare i rifornimenti energetici sia il principale interesse nazionale del Paese.

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