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Mare Climaticum Nostrum, la prima conferenza sugli impatti del Clima nel Mediterraneo

Nell’ambito dell’Earth Tecnology Expo, si parlerà della regione Mediterranea e dei popoli già in fuga da aree in inaridimento, prive di acqua, colpite da meteo-cataclismi, migranti o rifugiati climatici, con scienziati “controllori” della febbre del Pianeta del Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici con università e centri di ricerca, fondazioni e organizzazioni nazionali e internazionali, strutture di soccorso in sinergia con l’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo

“Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti”, scriveva Leonardo nella Firenze del Cinquecento. Cinquecento anni dopo, è questa la frase cult scelta per accogliere i visitatori all’Earth Tecnology Expo, alla sua seconda edizione alla Fortezza da Basso dal 5 all’8 ottobre, con più ampi spazi espositivi, 70 workshop e atelier tecnologici con 350 esperti e scienziati, climatologi ed ecologisti, innovatori e inventori, imprenditori e investitori, rete delle professioni con ingegneri e geologi. Una “vetrina” dell’evoluzione tecno anche della tanta vituperata Pubblica Amministrazione, con Regioni e Comuni e aziende pubbliche che creano ecosistemi tecnologici e con la connettività ultraveloce prendono sul serio le rivoluzioni in tutti i campi della transizione ecologica e digitale.

Alle anticipazioni e alle presentazioni, si aggiunge anche la prima Conferenza Clima sugli impatti devastanti nell’area del Mediterraneo, “Mare Climaticum Nostrum”, organizzata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri, con i report scientifici più aggiornati del Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici interfaccia dell’IPCC dell’Onu, il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, il Dipartimento dei Vigili del Fuoco, l’Ispra, la BEI e l’Agenzia di Coesione Territoriale, le università e gli esperti dei Paesi mediterranei e la Fondazione Earth Water Agenda che ha promosso la candidatura italiana al World Water Forum e promuove la Expo.

Che si tratti di un evento unico nel suo genere, a ingresso gratuito e ideato come una sorta di “servizio pubblico” delle tecnologie da applicare il più velocemente possibile anche nell’educazione al rischio, lo dimostrerà l’onda tecno Made in Italy da ammirare e toccare con mano.

Ad esempio, negli spazi di “Io non rischio” della Protezione Civile con la sua “piattaforma terremoto”, il simulatore di diversi grandi terremoti italiani che vibra garantendo quel po’ di terrore che serve a spingerci nella messa a norma antisismica delle nostre abitazioni (tra i 4 e 5 milioni di edifici sul totale dei 14 milioni) con la mostra sulle tecno-soluzioni per l’edilizia sicura; indossando il nuovo casco hi tech dei Vigili del Fuoco e seguendo le micro-telecamere a fibra ottica e ad infrarossi in grado di «vedere» il calore emesso da vittime di crolli, ascoltando i microfoni sensibili e guardando i micro-robot che possono penetrare nelle più piccole cavità e anche verificare lo stato di gallerie e reti fognarie, i geofoni e lifelocators che rilevano anche le vibrazioni più deboli e altre tecnologie; capendo come funzionano le navi a idrogeno e a zero emissioni prodotte in Italia; muovendosi nei monitoring più avanzati dell’Ispra, lanciando lo sguardo dalle torri e dai tralicci “intelligenti” di Terna e di Inwit ormai infrastrutture anche per reti wireless che monitorano aree urbane o montuose e anticipando problemi come le frane; verificando i giganteschi passi in avanti nella modellistica meteo-climatica e nella sensoristica di controllo di infrastrutture o per le mappe digitali dei sottoservizi urbani, delle piattaforme tecnologiche per il controllo del consumo di suolo e della qualità dell’ambiente e dell’aria, nei droni per l’agricoltura di precisione 4.0 e a risparmio idrico, nella e-mobility, nello sviluppo delle nuove energie pulite e delle green infrastructure per smart city con le soluzioni di Wind3 grazie al 5G e alla banda ultralarga.

Sarà davvero sorprendente lo sguardo sulla tecnologia prodotta dalle nostre grandi aziende e dalle più piccole ma formidabili start up, e la Fortezza da Basso diventerà un hub popolato da strumentazioni, spin off, sistemi di acquisizione dati ad alta risoluzione, modellistica di una Italia che meraviglia il mondo non solo per il suo passato ma anche per il presente e il futuro. A nostra insaputa, siamo da tempo leader nelle tech applications, ma restiamo quel Paese paradossale che ama piangersi addosso anche quando dimostra di essere actractive e con punti di forza, ad esempio, nel dominio spaziale. Già, siamo l’unico paese che porterà i suoi astronauti e le sue tecnologie sulla Luna e su Marte con la NASA, e nell’esplorazione lunare l’industria italiana fornisce oggi già circa il 50% dei moduli della stazione spaziale, foniture di acqua compresa. Siamo leader nell’osservazione geo-spaziale della Terra e oltre un miliardo di euro sono stati appena stanziati per la creazione della più grande costellazione in bassa quota, e siamo primi con l’Agenzia Spaziale e Copernicus nelle tecnologie applicate come driver strategico per aumentare la sicurezza della penisola show room di rischi di dissesti idrogeologici, terremoti, eruzioni, erosioni costiere, mareggiate, subsidenza, ondate di calore persistenti e premature, cicloni e tifoni tropicalizzati, flash flood e temporali autorigeneranti su aree che vedono a rischio circa 12 milioni di italiani.

Il mare, un fiume, un bosco, una montagna, suoli e sottosuoli, l’aria, una città generano migliaia di informazioni al minuto da elaborare e da usare. Pensiamo al settore idrico dove le applicazioni delle multiutility e delle aziende più performanti di Utilitalia, pur nel settore fondamentale ma tra i meno considerati negli investimenti pubblici (il PNRR su 235 miliardi complessivi ritaglia un porzione di appena l’1 e il 2%) percorsi di digital transformation con cluster tecnologici sviluppano sistemi intelligenti di misura e telemisura, e la gamma di Smart Water Grid su ampi tratti di rete idrica in grado di rilevare in tempo reale guasti, evitando sprechi di risorsa. O i nuovi “contatori intelligenti” in ambito IoT con telelettura in grado di offrire una conoscenza dettagliata dei consumi in real time (e alert per persone sole che non consumano) e della condizione della rete, e tecnologie per cyber-security per far fronte ad attacchi informatici. E le piattaforme IoT con modelli previsionali e controlli digitali in real time e da remoto, ad esempio dell’irrigazione, permettono agli agricoltori nuovi sistemi irrigui di precisione che ottimizzano l’uso delle risorse idriche con risparmi anche oltre il 50% di acqua. Un motivo in più per portare prima possibile la connessione a banda ultra larga anche nelle aree rurali.

La nostra storia insegna che ogni volta che la tecnologia ha fatto un salto in avanti, è aumentata la sicurezza delle persone e delle città. E oggi l’occasione della banda larga non è solo un’innovazione, ma è l’innovazione che ne permette una marea di altre, e mai come oggi l’innovazione che “principia” dai sentimenti è il mood italiano, una nostra particolare modalità di stare al mondo, e dimostra che il Rinascimento tecnologico è in atto e dimostra che non siamo solo cavie-consumatori di produzioni Apple ma pienamente coinvolti e protagonisti a pieno titolo nella più grande trasformazione scientifico-tecnologica dai tempi della rivoluzione industriale. L’identità digitale e tecnologica italiana è una identità forte, con un tessuto produttivo che contribuisce alla competitività internazionale. E la banda larga con il 5G e il 6G è l’infrastruttura-base intorno alla quale si dispiega un potenziale gigantesco anche nella nostra sicurezza da rischi incombenti.

Alla regione Mediterranea e ai popoli già in fuga da aree in inaridimento, prive di acqua, colpite da meteo-cataclismi, migranti o rifugiati climatici, sono dedicate le 6 sessioni della Conferenza “Mar Climaticum Nostum” che vedranno impegnati scienziati “controllori” della febbre del Pianeta del Centro Euromediterraneo sui cambiamenti climatici con università e centri di ricerca, fondazioni e organizzazioni nazionali e internazionali, strutture di soccorso in emergenza dei Paesi affacciati sul Mediterraneo in sinergia con l’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo che ha come mission strategica il sostegno all’adattamento delle aree più povere e più colpite (il programma completo con i relatori è su www.etexpo.it).

Il primo rapporto scientifico sugli impatti climatici a breve e lunga scadenza nell’area Mediterranea con i più aggiornati studi e ricerche identificheranno non solo gli effetti prodotti in atmosfera, sulle acque, al suolo, in agricoltura, nelle aree urbane, sulle infrastrutture, sulla salute umana, sugli ecosistemi ambientali, ma affronteranno la necessità di una stretta cooperazione per la gestione dei soccorsi e delle emergenze, per la mitigazione e per l’adattamento e per affrontare meglio la gamma degli impatti previsti – desertificazione, siccità, dissesto idrogeologico e alluvioni, innalzamento dei livelli del mare e cuneo salino, disponibilità qualità e utilizzi delle acque – richiamando la necessità immediata di infrastrutture di difesa, nuovi sistemi idrici e di accumulo di risorsa che in Italia sono stati pianificati dai Consorzi di bonifica, modellistica previsionale. La velocità dell’evoluzione tecnologica senza precedenti spinta dalla nuova generazione di infrastrutture wireless e a banda larga 5G e 6G devono anche essere potenti acceleratori di tech applications nell’adattamento e nella mitigazione con produzione di energia pulita, gestione dell’acqua, tutela dell’ambiente.


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