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Un assist a sua insaputa? Se le parole del Cav su Putin rafforzano Meloni

“L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica”, ha spiegato la leader di Fratelli d’Italia dopo il nuovo audio dell’ex premier. La sua nota contribuisce a ribadire con forza le sue posizioni atlantiste e a favore dell’Ucraina

Sono due i destinati della nota con cui Giorgia Meloni ha tracciato una linea rossa dopo la diffusione da parte dell’agenzia di stampa LaPresse del secondo audio di Silvio Berlusconi sull’invasione russa dell’Ucraina: la traballante maggioranza che dovrebbe sostenere il suo governo e gli alleati e i partner internazionali.

Partiamo proprio dal comunicato. “Su una cosa sono stata, sono, e sarò sempre chiara”, si legge. “Intendo guidare un governo con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo. L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’occidente, la nazione inaffidabile tanto cara a molti nostri detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi. Su questo chiederò chiarezza a tutti i ministri di un eventuale governo. La prima regola di un governo politico che ha un forte mandato dagli italiani è rispettare il programma che i cittadini hanno votato”.

Se il messaggio di Meloni fosse rivolto più all’esterno che all’interno, allora ecco che gli audio potrebbero rafforzarla. Infatti, la costringono a fare i conti con le posizioni filorusse – di Berlusconi e anche di pezzi della Lega – già prima della partenza del suo governo. Ma non solo. Contribuiscono a ribadire con forza le sue posizioni atlantiste e a favore dell’Ucraina in maniera chiara e netta. Tanto che potrebbe diventare pressoché impossibile per lei fare marcia indietro nel prossimo futuro.

Commentando il nuovo audio di Berlusconi con Formiche.net, Daniel Fried, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Polonia e assistente del Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici, ha osservato: “L’Italia, nonostante le sue divisioni politiche (…) è stata una parte solida dell’alleanza occidentale contro” l’invasione russa dell’Ucraina. “E spero che rimanga tale. Spero ancora che troveranno un modo per limitare l’impatto” di queste dichiarazioni e “marginalizzare Berlusconi”, ha proseguito. “Ma non importa quello che penso, il governo entrante dovrà occuparsi di questo” problema, ha aggiunto.

Continuando a leggere la nota di Meloni con un’attenzione specifica agli interlocutori esterni, balza però all’occhio anche un altro elemento. La leader di Fratelli d’Italia e presidente del Consiglio in pectore parla di Europa, non di Unione europea. Una sfumatura? Forse. Sicuramente non è una novità, visto che ha sempre rivendicato la sua visione europeista intesa come Europa dei popoli. Torna così alle mente la dichiarazione di Antony Blinken, segretario di Stato americano, dopo le elezioni del 26 settembre in Italia. “Siamo lieti di lavorare con il governo italiano su obiettivi condivisi: sostenere un’Ucraina libera e indipendente, tutelare i diritti umani, creare un futuro economico sostenibile”. Il sostegno italiano all’Ucraina è il primo punto per gli Stati Uniti, si capisce dalla nota. È condizione necessaria ma non sufficiente. C’è la necessità di un “futuro economico sostenibile”, espressione dietro la quale sembra celarsi l’urgenza di un fronte comune contro le autocrazie, a partire da Russia e Cina. Ma c’è soprattutto, secondo punto subito dopo l’Ucraina, la difesa dei diritti umani, aspetto che tira in ballo i rapporti con il mondo sovranista che si identifica a Est nel premier ungherese Viktor Orbán.



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