Energia e Patto d’azione italotedesco per chiudere il triangolo con la Francia. Ecco le questioni che Draghi ha lasciato in eredità al suo successore a Palazzo Chigi
“Tutte le volte che ci sono cambi di governo a causa delle elezioni, questo non può rovinare le buone relazioni che abbiamo con gli altri Stati membri o, per esempio, che abbiamo tra Germania e Italia. Continueremo a lavorare con una collaborazione molto buona”. Così nei giorni scorsi il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dato il suo benvenuto, dopo l’ultimo Consiglio europeo di Mario Draghi, al nuovo presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni. Dopo il giuramento di quest’ultima, il leader tedesco ha fatto le sue “congratulazioni” su Twitter scrivendo: “Non vedo l’ora di continuare a lavorare in modo stretto insieme all’Italia nell’Ue, nella Nato e nel G7”, ha detto rivolgendo poi un ringraziamento a Draghi per “per la buona partnership fra Italia e Germania in questi anni”.
Si riparte, dunque, anche in questo caso dal lascito del predecessore a Palazzo Chigi, la cui caduta ha imposto uno stop al percorso verso la fama del Piano d’azione tra Italia e Germania, annunciato da Draghi e Scholz a dicembre. L’auspicio era di firmare l’intesa entro la prima metà dell’anno ma l’invasione russa dell’Ucraina e la caduta del governo Draghi hanno causato il rinvio. L’iniziativa italo-tedesca non dovrebbe avere la stessa qualità del Trattato del Quirinale, concluso un anno fa tra Italia e Francia. Dovrebbe essere un accordo “più piccolo”, ma al tempo stesso “più specifico”, aveva spiegato la Faz.
Secondo quanto appreso da Formiche.net nelle scorse settimane, il Piano d’azione era in fase avanzata, quasi pronto per la firma. Ora, però, è tra le questioni che attendono il nuovo governo con più urgenza, con la diplomazia italiana a Berlino, guidata dall’ambasciatore Armando Varricchio, pronta riprendere in mano il dossier.
Euractiv aveva indagato la questione sul lato tedesco prima delle elezioni italiani raccontando la volontà tedesca di chiudere l’accordo anche con un governo guidato da Fratelli d’Italia. Il tutto nonostante Lars Klingbeil, segretario dell’Spd, partito di Scholz, avesse dichiarato il proprio sostegno al Partito democratico di Enrico Letta. Il socialdemocratico Axel Schäfer, presidente del gruppo parlamentare italo-tedesco, nel pezzo di Euractiv aveva usato toni durissimi contro il centrodestra italiano ma aveva anche sottolineato che “sarebbe un errore fatale interrompere il dialogo e la cooperazione con la società italiana come reazione alle elezioni. Al contrario, il Piano d’azione è necessario ora più che mai e non deve essere ritardato. Il risentimento xenofobo è più forte dove mancano i punti di contatto”. Da parte della Cdu, il parlamentare Hans-Jürgen Thies aveva dichiarato laconicamente che “non c’è alternativa al proseguimento del dialogo italo-tedesco”.
I rapporti con Parigi e Berlino sono fondamentali per Roma. La Francia “avrà bisogno dell’Italia per fare corpo, per tenere ancorata la Germania”, ha spiegato nei giorni scorsi Carlo Pelanda, docente di geopolitica economica presso l’Università Guglielmo Marconi, a Formiche.net. “Bisognerà vedere quanto questo convenga a noi, e non è un calcolo semplice. Questa situazione pone al nuovo governo italiano il dilemma se agganciarsi di più alla Francia nella sua strategia di sovranità europea imbrigliando la Germania, oppure fare come fa Berlino”, ha continuato commentando la visita a Roma del presidente francese Emmanuel Macron. In effetti, i due leader non sono probabilmente sulla stessa lunghezza d’onda, ma hanno un obiettivo comune: fare pressione sulla Germania affinché accetti interventi energetici più incisivi a livello europeo.