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Biden parla del rischio di Armageddon nucleare. Cosa ne pensano gli analisti

Il presidente americano lancia un monito sulla serietà della minaccia nucleare russa. Quanto è probabile che i il Cremlino utilizzi davvero armi atomiche contro l’Ucraina, e quali sarebbero le reazioni del fronte occidentale? Le opinioni raccolte da Formiche.net in queste settimane

Ieri sera, intervenendo a un evento a New York, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto un discorso molto duro sui rischi di una guerra nucleare in Ucraina. “Per la prima volta dalla crisi dei missili di Cuba, abbiamo una minaccia diretta dell’uso di un’arma nucleare se le cose dovessero continuare sulla strada intrapresa. (…) Sto cercando di capire quale sia la via d’uscita di Vladimir Putin. Come si troverà in una posizione tale da non perdere solo la faccia, ma anche il potere all’interno della Russia? Non abbiamo affrontato la prospettiva dell’Armageddon dai tempi di Kennedy e della crisi dei missili di Cuba” ha proseguito. “Putin non sta scherzando quando parla di un potenziale uso di armi nucleari tattiche o di armi biologiche o chimiche perché le sue forze armate stanno, si può dire, operando significativamente male. Non credo che esista la possibilità di usare facilmente [un’arma nucleare tattica] senza arrivare all’Armageddon”.

Ma qual è lo stato dell’arte di questa guerra, in relazione alla minaccia nucleare? Facciamo il punto riassumendo le opinioni riportate in queste settimane da Formiche, da parte dei principali esperti statunitensi sul tema.

Daryl Kimball

Il direttore esecutivo della Arms Control Association di Washington lancia messaggi piuttosto allarmisti, esortando il campo occidentale a prendere sul serio questa eventualità. “Se i precedenti annunci del Cremlino sembravano essere rivolti ad ammonire gli Stati Uniti e i loro alleati a non esagerare con l’aiuto agli Ucraini, i commenti più recenti di Vladimir Putin suggeriscono che la Russia stia considerando di utilizzare un’arma nucleare sul campo di battaglia, per congelare le vittorie ottenute e costringere Kiev alla sottomissione. Ciò che tutti devono realizzare è che questo è l’episodio in cui la minaccia nucleare è più concreta da decenni”.

Matthew Kroenig

Docente di scienze di governo alla Georgetown University e direttore dello Scowcroft Center for Strategy and Security dell’Atlantic Council. Il professore ha espresso giudizi simili a quelli di Kimball e ha sostenuto che la migliore opzione per l’amministrazione presidenziale se si dovesse trovare di fronte a un attacco nucleare circoscritto in Ucraina, potrebbe essere quella di aumentare gli aiuti a Kiev e condurre degli attacchi convenzionali limitati per distruggere le basi di lancio russe che hanno eseguito il lancio. “Sarebbe una risposta calibrata e un messaggio che punta nella direzione di un attacco limitato, non di una guerra totale. Se sei Putin, cosa fai in risposta? Non credo che pensi immediatamente di lanciare tutte le testate atomiche contro gli Usa”.

Zack Cooper

Senior fellow dell’American Enterprise Institute e docente di International Affairs a Princeton. Secondo l’analista, è molto difficile immaginare che i russi possano eseguire veramente un attacco nucleare, perché le conseguenze negative sarebbero molto maggiori di quelle positive. Parafrasando i suoi commenti. Le linee ucraine si snodano su un fronte lungo migliaia di chilometri, un singolo ordigno non riporterebbe alcuna vittoria strategica. In più, Putin vuole davvero rendere inabitabile una porzione di territorio che dichiara di voler liberare? Poi, grossa parte del fallout radioattivo ricadrebbe, ovviamente, sulla Russia stessa. Per non parlare dell’ulteriore isolamento internazionale a cui andrebbe incontro in un momento in cui ha assoluto bisogno, se non di alleati, quantomeno di interlocutori non ostili. Potrebbe utilizzare testate nucleari per colpire obiettivi infrastrutturali? Il professore ritiene che la Russia abbia sufficienti armi convenzionali per eseguire questo tipo di attacchi, come testimoniano i bombardamenti lanciati fin’ora.

Wesley Clark

Il generale dell’esercito americano in pensione è esplicito. “E’ piuttosto improbabile che un’escalation assuma carattere nucleare. Durante la Guerra Fredda sono state condotte parecchie esercitazioni che tenevano conto di attacchi nucleari tattici e non venivano trovati decisivi sul campo. Per gli ucraini questa è una guerra esistenziale, quindi non sarà un elevato numero di morti a seguito di un attacco nucleare a fermarne la resistenza. A questo aspetto tattico bisogna aggiungere che il costo politico di una tale scelta sarebbe insostenibile. La Federazione Russa, già in rapporti ostili con l’Occidente, vedrebbe tentennare il supporto cinese e indiano, oltre a fare la figura di un paese che si aggrappa a questo genere di reazioni perché perdente.”


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