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Infrastrutture, tutt’altro che un ministero minore. Scrive Rizzi (Ecfr)

Di Alberto Rizzi

Decarbonizzazione, corridoi transeuropei e la gestione di reti sempre più strategiche in chiave internazionale: ecco perché è un dicastero di primaria importanza e sicurezza nazionale. Il commento di Alberto Rizzi, Pan-European Fellow dello European Council on Foreign Relations

Nei discorsi sulla formazione dell’esecutivo italiano molta attenzione viene rivolta al “rango” dei ministeri assegnati alle varie personalità politiche della maggioranza. Un rango che dipende in gran parte dalla tradizione e che vede i principali in Esteri (primo dopo il presidente del Consiglio anche per il cerimoniale), Economia, Interno, Giustizia e Sviluppo economico. Non a caso, nella formazione del Governo Conte I, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini – leader di Movimento 5 Stelle e Lega, i partiti della maggioranza – ottennero, rispettivamente, il ministero dello Sviluppo economico (unito a quello del Lavoro) e quello dell’Interno.

Molto meno ambito è invece il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ritenuto ampiamente un dicastero di secondo livello: una sorta di bandierina per i junior partner di coalizione o una posizione per esponenti politici minori di una maggioranza. Tuttavia, la realtà dei fatti, ancor di più in questo momento storico, va nella direzione opposta: con la transizione energetica e la costruzione di un sistema di mobilità sostenibile, il ministero delle Infrastrutture è uno dei più rilevanti, sia sul piano interno che su quello europeo e internazionale. Mario Draghi, con la scelta di affidarlo a un economista e statistico del calibro di Enrico Giovannini, aveva indicato di apprezzarne appieno l’importanza, anche nel gestire i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Rilevanza che è poi cresciuta ulteriormente con l’invasione russa dell’Ucraina e la spinta europea a un decoupling dai combustibili fossili di Mosca.

I tanti dossier (e soldi) del PNRR

Una prima ragione dell’importanza del ministero delle Infrastrutture nella prossima legislatura è legata al PNRR: con oltre 62 miliardi di euro da gestire sui 191,5 totali, il ministero avrà la parte del leone dei fondi del Next Generation EU. Un aspetto inevitabile se si considera come in Italia i trasporti siano responsabili di circa un quarto (25,2%) delle emissioni di gas serra e che rende ancora più significativo questo ministero. La svolta green del settore dei trasporti e gli investimenti nella mobilità sostenibile sono infatti cruciali per raggiungere gli obiettivi di de-carbonizzazione. In quest’ottica, il comparto ferroviario sarà quello che presenterà i dossier più impegnativi: l’Italia ha un ampio divario da colmare in termini di trasporto di merci e passeggeri su rotaia con Francia e Germania. Il ministero ha pianificato di investire oltre 24,7 miliardi di euro nella realizzazione di nuove linee ferroviarie, migliorando non solo le connessioni ad alta velocità delle principali aree urbane, ma anche quelle transfrontaliere. A ciò si aggiunge una massiccia espansione dei collegamenti a lunga distanza nel Sud, unita alle connessioni “diagonali” per unire le linee tirreniche con quelle adriatiche, imprescindibile per migliorare la competitività delle regioni meridionali. Altrettanto importanti saranno i progetti pilota per l’idrogeno rinnovabile, che il ministero delle Infrastrutture è chiamato a gestire insieme al ministero della Transizione energetica e ai principali operatori del settore. Se le reti energetiche restano di pertinenza del ministero della Transizione energetica, la necessità di sviluppare collegamenti ferroviari a idrogeno darà anche al Ministero delle infrastrutture un forte peso nello strutturare i collegamenti interni per rifornire le linee ferroviarie a idrogeno verde.

Il ministero delle Infrastrutture giocherà poi un ruolo da protagonista anche sul versante marittimo, con due sfide cruciali. La prima è quella dei rigassificatori galleggianti, che, pur con la componente energetica dipendente dal ministero della Transizione energetica, saranno comunque sottoposti alla Capitaneria di Porto e Guardia Costiera per la loro gestione portuale ed il monitoraggio. La seconda riguarda invece il rinnovamento digitale dei porti italiani e la loro capacità di operare in modo più efficiente: questi saranno elementi chiave nella partecipazione del Paese alle nuove catene del valore che si stanno sviluppando nel Mediterraneo per effetto dei processi di near-shoring e accorciamento delle filiere produttive. Solo con terminali portuali davvero smart – e ben collegati con le linee ferroviarie – l’Italia potrà trarre davvero beneficio da queste dinamiche.

Un ministero di importanza europea e internazionale

Il miglioramento delle connessioni transfrontaliere, soprattutto ferroviarie, rende il ministero delle infrastrutture l’attore chiave nel completamento dei Corridoi Europei (TEN-T) per il trasporto di merci e passeggeri. Si tratta di una componente fondamentale non solo per i gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione europea, ma anche per la competitività del mercato unico, grazie alla rimozione di colli di bottiglia e barriere tecniche tra Stati Membri. L’Italia è interessata da ben quattro corridoi: Mediterraneo (Spagna-Ungheria/Ucraina), Scandinavia-Mediterraneo, Baltico Adriatico, e Reno-Alpi (con terminale a Genova). Un ministero delle Infrastrutture che è quindi chiamato ad assicurare la realizzazione di collegamenti fondamentali per il futuro economico dell’Unione.

Il ministero, inoltre, si trova a rivestire un ruolo strategico per la sicurezza dell’Italia e non solo. Partecipa, infatti, al Comitato interministeriale per cybersicurezza, un organo che, alla luce degli eventi più recenti e degli attacchi hacker di matrice russa in Europa, sta diventando sempre più importante per la resilienza delle infrastrutture critiche e la digitalizzazione del settore dei trasporti. Proprio in questo contesto, la Commissione europea ha recentemente proposto nuovi strumenti per rafforzare la protezione, la sorveglianza, e le capacità di risposta in caso di attacchi delle reti strategiche. Se il sabotaggio del gasdotto Nord Stream fa pensare immediatamente alle reti energetiche, a essere colpite sono state anche le ferrovie in Germania: i trasporti rientrano appieno nelle connessioni definite strategiche dall’Unione europea.

Per rafforzare il controllo e la protezione delle infrastrutture di trasporto critiche potrebbe essere quindi opportuno includere il ministero delle Infrastrutture nel Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica: basta guardare al conflitto in Ucraina per comprendere come le grandi reti di trasporto siano obiettivi sensibili per la sicurezza nazionale. Tuttavia, proprio per la segretezza delle informazioni cui avrebbe accesso il ministro per le Infrastrutture partecipando a queste riunioni, si porrebbe un tema di sensibilità politica, richiedendo la scelta di una persona di specchiata affidabilità e lealtà alle alleanze internazionali dell’Italia. Una figura, del resto, adeguata a guidare un Ministero che tutto è tranne che “minore”.


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