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Missione ad alto rischio. Come si muove la Cia in Iran

Secondo Teheran ci sarebbe l’intelligence americana dietro le proteste che hanno invaso il Paese. Ma una recente inchiesta di Reuters alimenta una domanda: Washington avrebbe i mezzi per farlo? Forse no

Due giornalisti dell’agenzia Reuters hanno passato un anno a provare a fare luce sui presunti arresti di oltre una dozzina di spie iraniane, che sostengono di aver lavorato per la Cia. Sono stati diversi, infatti, gli annunci del regime di Teheran in questo senso. Un esempio: nel 2019 il ministero dell’Intelligence aveva comunicato l’arresto di una “rete della Cia” composta da 17 persone che lavoravano nel settore privato e in alcune agenzie governative.

I giornalisti Joel Schectman e Bozorgmehr Sharafedin hanno trascorso decine di ore a intervistare sei ex risorse iraniane della Cia, oltre a dieci ex dipendenti della comunità di intelligence degli Stati Uniti, che hanno “conoscenza delle operazioni in Iran”. Tutti e sei gli iraniani intervistati hanno trascorso tra i cinque e i dieci anni in prigione per i loro legami con la Cia. Due di loro hanno lasciato l’Iran dopo aver scontato la pena e sono ora rifugiati in Europa. Almeno uno di loro sostiene di non essere mai stato contattato dalla Cia dopo il suo rilascio nel 2019.

Secondo l’inchiesta di Reuters, le risorse della Cia in Iran operano in un ambiente ad alto rischio, dato che gli Stati Uniti non hanno uffici diplomatici nel Paese mediorientale dal 1979, cioè dalla rivoluzione khomeinista. Nonostante la mancanza di queste strutture, che vengono regolarmente utilizzate per ospitare il personale della Cia che recluta, addestra e gestisce le risorse straniere, l’agenzia appare disposta a correre grandi rischi nel gestire i suoi operativi in Iran data l’importanza geopolitica del Paese.

Dall’altra parte c’è il controspionaggio della Repubblica islamica che, secondo l’inchiesta Reuters, negli ultimi anni ha “catturato decine di informatori della Cia”. Merito anche di alcuni problemi che hanno riguardato le comunicazioni dell’agenzia negli ultimi anni. Reuters, infatti, conferma quanto rivelato nel 2018 da Yahoo News: una compromissione “catastrofica” da parte di Iran e Cina del sistema utilizzato per comunicare con le spie, che aveva causato la morte di “decine di persone in tutto il mondo”.

Tammy Kupperman Thorp, portavoce della Cia, ha rifiutato di commentare le accuse specifiche e ha definito “falsa” l’idea che l’agenzia non si impegni al massimo per salvaguardare le sue risorse nel mondo.

Secondo il regime iraniano ci sarebbe la Cia, oltre agli israeliani del Mossad, dietro le proteste che hanno invaso il Paese e che le autorità di Teheran hanno deciso di reprimere con la violenza. L’inchiesta Reuters alimenta però una domanda: la Cia avrebbe i mezzi per farlo?


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