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Le Nazioni Unite hanno una seconda chance per dimostrarsi unite

La settimana prossima verrà votata una risoluzione di condanna all’annessione di porzioni di territorio ucraino da parte russa: come può il diritto internazionale legittimare i referendum-truffa che si sono tenuti nei giorni scorsi? Washington vorrebbe ampliare l’isolamento diplomatico del governo russo raggiungendo un risultato simile alle 141 condanne all’invasione del marzo scorso. Ma per farlo deve convincere i Paesi neutrali a schierarsi, soprattutto sudamericani e africani

Gli Stati Uniti vogliono proporre all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite una risoluzione che condanni l’annessione dei territori ucraini da parte della Federazione Russa. Uno sforzo per aumentare l’isolamento politico e diplomatico della Russia, in particolare andando a cercare i voti di quei Paesi che non si sono ancora schierati contro le operazioni di Mosca in Ucraina, astenendosi durante le ultime votazioni.

Il dibattito inizierà lunedì, con il voto previsto per la settimana prossima. Se approvata, la risoluzione potrebbe rafforzare in Vladimir Putin l’idea che un’escalation della guerra porterebbe solo danni alla Russia. Durante le precedenti risoluzioni votate, Bielorussia, Siria, Eritrea e Corea del Nord sono stati gli unici Paesi a sostenere esplicitamente le rivendicazioni russe, mentre altre importanti nazioni si sono astenute, due su tutte l’India e la Cina. Nuova Dehli, in particolare, viene vista dagli Stati Uniti come un player che continua a comprare energia dalla Russia, riempiendone le tasche mentre l’Occidente cerca di svuotarle.

In una bozza di risoluzione rivelata da Politico si legge che i cosiddetti referendum organizzati dal Cremlino per rivendicare quattro territori come russi “(…)non hanno alcuna validità ai sensi del diritto internazionale e non costituiscono la base per alcuna alterazione dello status di queste regioni dell’Ucraina”.

La delegazione russa ha chiesto la procedura a voto segreto, per limitare gli sforzi occidentali di spingere i Paesi Membri a votare a favore. Secondo alcuni diplomatici, il punto di riferimento per considerare l’operazione un successo è arrivare ai centoquarantuno voti ottenuti a marzo sulla condanna dell’invasione. “L’obiettivo è far crescere la coalizione, piuttosto che concordare un testo perfetto” ha affermato un diplomatico estone.

L’azione si è spostata dal Consiglio di Sicurezza all’Assemblea a causa, naturalmente, del potere di veto di cui la Federazione Russa gode nel Consiglio, in quanto membro permanente. Sebbene i funzionari occidentali non abbiano specificato quali Paesi siano stati presi di mira e in che modo, si sono adoperati per includere nazioni africane e dell’America Latina, il cosiddetto Global South. In questa macro-regione molti Paesi stanno cercando di rimanere neutrali, e tentando di portare l’attenzione alle crisi alimentari, energetiche, e commerciali in generale che la guerra ha provocato. Tralaltro molti Paesi dell’area hanno una storia di non allineamento.

Per organizzare i colloqui con i rappresentanti dei Paesi riluttanti, i diplomatici statunitensi si stanno affidando a qualunque mezzo che abbia tenuto traccia dei funzionari americani che hanno avuto incontri o che comunque conoscono le controparti straniere, in un notevolissimo sforzo diplomatico che ricorda la caccia ai voti al Congresso americano quando deve passare una legge.

L’obiettivo è quello di inquadrare la risoluzione non come un attacco alla Russia, ma come un voto che stabilisce che l’integrità territoriale di uno Stato non può essere cambiata con la violenza. Se il testo si atterrà strettamente all’importanza di mantenere l’integrità territoriale di un Paese, è probabile che più governi lo sottoscriveranno. Quanto più verrà aggiunto un linguaggio politico e antirusso, tanto più alcuni esiteranno.

Altro tema presente in questa votazione sarà quello dei rapporti con la Cina. Pechino ha mantenuto un rapporto molto amichevole con Mosca, ma si è talvolta astenuta in Consiglio di Sicurezza e in Assemblea. In particolare saranno rilevanti i voti delle piccole nazioni dell’Oceano Pacifico che si stanno sempre più avvicinando alla Repubblica Popolare e quelli dei non allineati in Africa e Sud America, come detto. In fin dei conti alle Nazioni Unite ogni stato vale un voto.


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