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I cinesi sono stanchi della politica zero Covid

Il governo ha annunciato nuove limitazioni anti-Covid a pochi giorni dal Congresso del Partito comunista cinese e sanzioni contro chi dimostra “segni di stanchezza” nella guerra contro il virus

Mentre il mondo continua ad imparare, strada facendo, a convivere con il Covid-19, la Cina non rinuncia all’obiettivo di sconfiggere completamente il virus.

A pochi giorni dall’inizio del Congresso del Partito comunista cinese (Pcc), il numero di contagi è aumentato – come d’altronde sta succedendo ovunque, anche in Italia -, per cui le autorità hanno deciso di stringere ancora sui controlli e le limitazioni. Il governo ha chiesto ai cittadini “ancora pazienza”, avvertendo che ci saranno dure sanzioni di fronte a qualsiasi “stanchezza di guerra” contro il virus.

La politica zero Covid ha la firma del presidente cinese Xi Jinping, che spera in un quasi certo rinnovo dell’incarico. Per questo motivo, tutte le risorse del Paese sono impegnate in debellare una nuova ondata di casi Covid-19.

Secondo il quotidiano Caixin, circa 31 regioni cinesi sono oggetto di restrizioni sanitarie. Da lunedì, molti quartieri residenziali di Shanghai sono di nuovo in lockdown e a Hohhot, capitale della Mongolia Interna, è vietato l’entrata o l’uscita di macchine e persone. Nella città di Jinghong, al sudest di Yunnan, centinaia di turisti sono rimasti bloccati mentre la regione Xinjiang, al centro dei dibattiti sulla violazione dei diritti umani, è completamente isolata. Le nuove limitazioni resteranno in vigore almeno durante tutta la “settimana dorata”, la celebrazione della Festa Nazionale cinese.

Le misure anti-Covid hanno conseguenze devastanti sull’economia cinese. La disoccupazione tra i giovani è arrivata ad un livello mai visto: 20%, mentre il turismo e il consumo interno hanno rallentato. Le imprese straniere abbandonano il Paese e le prospettive di crescita sono soltanto del 2,8%, molto lontane dagli obiettivi del 5% iniziale.

Il numero di contagi non migliorerà, vista la mancanza di un vaccino efficace – sia di produzione nazionale o straniera – e l’aumento dei casi. Ma per il Quotidiano del Popolo cinese, “il Covid è ancora una minaccia relativamente grande per anziani e per le persone con altre malattie […] Per questo dobbiamo essere vigili ancora con la diffusione dell’epidemia, aumentare la nostra fiducia e la pazienza nelle politiche di prevenzione e controllo e superare qualsiasi stanchezza della guerra” contro il virus.

Questo scenario potrebbe agevolare un cambio di direzione della strategia per la sicurezza sanitaria, una volta finito il Congresso del Pcc. Dali Yang, professore di Politica cinese all’Università di Chicago, ha spiegato a Euronews che anche se Xi è incline ad esercitare il potere autocratico, può sentirsi costretto ad essere un po’ più indulgente in un terzo mandato, specialmente tenendo conto della reazione negativa contro la politica zero Covid: “Prima dell’ultima ondata di Covid, anche se le sue politiche hanno provocato difficoltà, la gente lo sosteneva. Oggi, con l’economia crollata, e con il Paese intrappolato in una strategia di zero contagi, può darsi che sia forzato ad avere idee diverse e molto più aperte”.

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