Probabilmente tra queste persone che entrano in Parlamento insieme all’amato o all’amata, o al parente, ci saranno pure politici capaci, perché non è detto che tutta la scienza di famiglia si concentri nell’esponente più noto. Ma in un sistema con liste bloccate e niente preferenze, non sembra molto corretto. Se tornasse un sistema elettorale con la possibilità di scegliere, cosa succederebbe?
Parliamo di nepotismo. Letteralmente sarebbe la tendenza di uomini di potere a privilegiare il “nepos”, il nipote, appunto, utilizzando la propria posizione per favorirlo non perché sia bravo o capace, ma solo per il suo legane di sangue. Questa tendenza, manifestatasi specialmente in età medievale nelle alte sfere del clero che era titolare del potere temporale, faceva passare per nipoti figli non riconoscibili come tali a motivo degli obblighi di celibato del padre. Un esempio per tutti i Borgia, con i grandi nepotisti Callisto III e Bonifacio IV. Oggi il nepotismo diventa pratica diffusa tra i leader politici e capi di Stato. Negli USA è particolarmente amato fin dall’età dei Kennedy, passando dai Bush, fino a giungere ai tempi nostri, all’età trumpiana, quando faceva bella mostra di se’ nelle istituzioni governative l’intera famigliola del presidente, a cominciare dalla potentissima Ivanka.
Ovviamente non è il caso di prendere in considerazione altri regimi dove la pratica diventa regola, e si mostra come equivalente della successione dinastica delle monarchie: si pensi alla Corea del Nord, oggi nelle mani di Kim Jong-un, ieri nelle mani del padre Kim Jong-il, in origine patrimonio personale del padre del padre Kim il-Sung, “Presidente eterno della Repubblica Democratica Popolare di Corea”, e domani, forse della sorella Kim Yo-Jong. Bene: la pratica dilaga anche da noi grazie alla generosa legge elettorale che fa diventare parlamentari tutti i nominati dal Capo. Con una variante sulla pratica nepotistica classica: non più figli fatti passare per nipoti ma mogli e compagne. Talvolta anche mariti. Parleremo, dunque, di uxorismo, e qualche volta, nel caso rovesciato, di “virismo”.
Non faremo nomi e cognomi solo per questione di buon gusto, ma i lettori potranno riandare con la memoria recente alla cronaca politica, aiutandosi con le ricerche in rete. C’è la moglie-compagna del vecchio leader, che con lui condividerà gli scranni di Palazzo Madama; c’è la moglie-compagna del più volte ministro; c’è la fresca moglie del leader, eletta con il coniuge legittimo in un partito minore del quale la famigliola costituirà il 25% della rappresentanza alla Camera; c’è il “cognato” della leader, ma l’elenco potrebbe continuare per casi meno eclatanti per mancanza di riflettori sugli eletti.
Sia chiaro: probabilmente tra queste persone che entrano in Parlamento insieme all’amato o all’amata, ci saranno pure politici capaci, perché non è detto che tutta la scienza di famiglia si concentri nell’esponente più noto. Dico solo che c’è un lieve problema di decenza: la gente non può più scegliere il suo candidato, le liste sono bloccate e le compila il capo e il capo che fa, ci mette la moglie o il famiglio? Non sembra proprio una cosa etica. Facciamo così: rendiamo possibile la scelta da parte degli elettori e poi vediamo che succede. Può essere che il parente venga eletto oppure no. Ma sarebbero gli elettori a scegliere. E non Kim Jong-un.