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Come ha funzionato la propaganda russa sull’annessione. Report Gmf

I processi elettorali nelle quattro regioni annesse da Mosca in Ucraina sono stati bollati come una farsa in Occidente. Uno studio del German Marshall Fund rivela come ha agito la propaganda del Cremlino nel promuovere un’immagine di normalità e rispetto del diritto internazionale.

Dal 23 al 27 settembre si sono tenuti nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia i referendum in cui la Federazione Russia domandava alla popolazione locale di esprimersi con un sì o con un no sull’annessione al territorio russo. L’intero processo è stato bollato in Occidente come viziato da brogli, violenze e intimidazioni, oltreché contrario al diritto internazionale. Ma come ha agito la macchina della propaganda russa nel proporre queste elezioni?

L’autorevole centro di ricerca statunitense German Marshall Fund ha recentemente pubblicato un’analisi in proposito. Nella settimana precedente al voto sono stati rilevati più di 2.000 tweet da parte dei media di Stato russi, che hanno generato circa 16.000 retweet e 530.000 like, un volume che ne fa la più grande campagna di informazione durante questa guerra. Gli obiettivi erano quelli di mostrare elettori felici di partecipare, osservatori internazionali che validavano i processi, oltre a voler sostenere che Kiev avrebbe condotto una campagna di terrore contro le popolazioni locali per impedirne il voto.

Questa operazione di propaganda ha di gran lunga superato, in termini volumetrici, altre iniziative simili, come quella che ha tentato di coprire i crimini di guerra a Bucha. Campioni di tweet sono stati i media Ria Novosti e Russia Today, che si posizionano primi rispettivamente per aver postato più frequentemente, e per il maggior numero di retweet sui contenuti #referendum. La maggior parte della comunicazione è avvenuta in russo, seguito da inglese, arabo e spagnolo, mentre le citazioni di stati più frequenti sono Messico, Stati Uniti, Germania, Unione europea.

Mosca ha sostenuto che le elezioni si sono svolte in maniera legittima e con grande partecipazione popolare, nonostante la campagna terroristica di disturbo da parte di Kiev. L’analisi dei media mostra come il volume di tweet sia esploso la mattina del 27, quindi prima che venissero annunciati i risultati, mostrando sondaggi che indicavano un desiderio sostanzialmente unanime di unirsi alla Russia. Lo slogan preferito è stato “un voto per l’annessione è un voto per la vita”, poiché “nessuno ci proteggerà se non la Russia”. Gli account monitorati dallo studio mostrano post su giovani studenti che votavano per la prima volta, e anziani che si recavano ai seggi “nonostante la pioggia”, mentre un altro tema ricorrente è stato l’augurio che Mosca ripristini rapidamente l’accesso a gas e elettricità.

Mentre erano in corso le votazioni, il sito NewsFront, collegato all’intelligence russa, ha dichiarato che la percentuale di elettori filorussi a Luhansk si stava “avvicinando al 100%”. Sputnik ha presentato una stima più modesta, affermando che solo il 95% dei cittadini di Kherson e Donetsk avrebbe votato per unirsi alla Russia, mentre l’agenzia Tass ha riportato che il 93% degli abitanti di Zaporizhzhia si era espresso a favore. Infine, il Cremlino ha dichiarato che tutte e quattro le regioni hanno votato per l’adesione alla Russia, con margini di preferenze che vanno dall’87 al 99%.

Gli organi di informazione finanziati da Mosca hanno dichiarato la presenza di osservatori che accertassero il rispetto delle norme internazionali, riferendo di più di 100 persone provenienti, tra l’altro, da Italia, Paesi Bassi, Germania e Repubblica Ceca. La reazione dei media occidentali che hanno riferito delle violenze subite dalla popolazione sono state bollate da Sergey Lavrov, ministro degli Esteri, come “capricci di chi usa due pesi e due misure”. La vera minaccia, secondo i media russi, veniva dall’esercito ucraino che viene accusato di aver lanciato bombardamenti contro aree residenziali, negozi di alimentari e mercati, oltre ad aver diffuso false informazioni sulla presenza di mine per disincentivare l’affluenza. Il sito SouthFront, legato all’intelligence di Mosca, ha addirittura riferito di squadroni della morte.

Naturalmente, una volta concluse le elezioni, gli account sostenuti dal Cremlino hanno cominciato a rilanciare messaggi sul fatto che qualunque attacco ai territori ora annessi “diventerà una guerra a tutti gli effetti dell’Ucraina e della Nato contro la Russia, liberando le mani della Russia sotto tutti gli aspetti”. Quest’ultimo un chiaro riferimento al possibile utilizzo di armi nucleari, come ribadito anche dal presidente Vladimir Putin e da Dmitry Medvedev, il quale ha anche affermato che i referendum sono un episodio che rende irreversibile la trasformazione geopolitica dell’ordine mondiale.



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