L’invasione russa dell’Ucraina sarebbe il “frutto del nazionalismo esacerbato che si è nutrito dell’umiliazione scaturita dalla distruzione dell’impero sovietico”, ha detto il leader francese a Roma. Secondo il civil servant Tenzer “non parla mai della natura criminale del regime perché ciò significherebbe riconoscere la natura segnata di qualsiasi tentativo di dialogo”
Il presidente francese Emmanuel Macron è tornato a parlare della guerra in Ucraina intervenendo all’assemblea interreligiosa “Il grido della pace” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. Lo ha fatto chiedendo a papa Francesco di telefonare al presidente russo Vladimir Putin, al patriarca ortodosso russo Kirill e al presidente statunitense Joe Biden, per “favorire il processo di pace” in Ucraina. Proposta accolta positivamente dal Cremlino, come ha riferito il portavoce Dmitri Peskov.
“Non lasciamo che la pace oggi sia catturata dal potere russo”, ha detto alla conferenza. “Oggi la pace non può essere la consacrazione della legge del più forte né il cessate il fuoco che definirebbe uno stato di fatto”. Ha poi sostenuto che “una pace è possibile”, ma “è quella che loro decideranno”, ha detto riferendosi agli ucraini, “e che rispetterà i diritti del popolo sovrano”. Il leader francese ha respinto l’ipotesi di una “neutralità” rispetto al conflitto: “Non potevamo rimanere al margine di quello che sta succedendo. Oggi c’è un popolo aggredito e dall’altra parte dei dirigenti che hanno deciso di attaccare, di invadere, di umiliare. Rimanere neutrali vorrebbe dire che esiste la legge del più forte. Questo io non lo condivido”, ha spiegato. Ma ha anche definito l’invasione russa dell’Ucraina come “frutto del nazionalismo esacerbato che si è nutrito dell’umiliazione scaturita dalla distruzione dell’impero sovietico”.
“Quale umiliazione? Non furono gli occidentali a decidere la fine dell’Unione Sovietica, ma le repubbliche che la costituirono, a cominciare dalla Russia”, ha scritto François Heisbourg, senior advisor per l’Europa dell’Iiss di Londra (di cui è stato in passato direttore e presidente), criticando le parole del presidente francese. Trovare un modo per reintegrare la Russia nel concerto delle nazioni “non è l’obiettivo bellico di una potenza europea che deve prima garantire che l’equilibrio di potere consenta al difensore di respingere l’invasore”, ha rincarato la dose John Chipman, direttore generale e amministratore delegato dell’Iiss.
È “molto discutibile anche il fatto che Putin creda davvero, come ipotizza Macron, che ‘l’attacco all’esistenza della Russia sia il progetto dell’Occidente”, ha osservato Ulrich Speck, analista di NZZ. “Macron continua con i suoi tentativi di ‘capire’ lo stato d’animo di Putin e il motivo per cui ha attaccato l’Ucraina. Molti di questi tentativi si basano su ipotesi molto discutibili. E farlo in pubblico non aiuta”, ha aggiunto.
“È sconcertante che una persona così sofisticata come Macron non sembri capire che le sue argomentazioni non fanno altro che amplificare la retorica di Putin, rafforzando la legittimità del suo regime omicida”, è la posizione del professor Štefan Auer. Il quale ha rimandato a Nicolas Tenzer, politologo e civil servant francese, secondo cui il presidente francese “ancora una volta fraintende la natura del regime russo”. “Il discorso dell’umiliazione è solo uno stratagemma” di Putin, proprio come il Trattato di Versailles o la “pugnalata alle spalle” per Adolf Hitler, e “storicamente non regge”, ha osservato. L’imperialismo dell’Unione Sovietica è stato una realtà che ha causato milioni di morti. Il crollo dell’Unione Sovietica è stato una liberazione. Anche solo accennare all’umiliazione sarà visto, anche se non voluto, come un affronto ai popoli che si sono liberati”, ha continuato. Macron, ha notato ancora Auer, “non parla mai della natura criminale del regime di Putin da 23 anni, perché ciò significherebbe riconoscere la natura segnata di qualsiasi tentativo di dialogo con questo regime e l’impossibilità di un dialogo”.