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È giunto il tempo del realismo energetico. Scrive Iaccarino

Di Fabrizio Iaccarino

Ora è necessario passare da una pianificazione a volte astratta all’individuazione di una lista concreta di priorità a cui dare seguito con una capacità di esecuzione determinata e urgente. Con questo spirito, ecco alcune proposte del Responsabile Sostenibilità e Affari Istituzionalidi Enel Italia

La complessa condizione geopolitica provocata dalla invasione russa in Ucraina e dai suoi riflessi sulla situazione energetica, sia in termini di sicurezza degli approvvigionamenti che dei costi per cittadini e imprese, ha reso ormai indifferibile una riflessione ad ampio spettro sulle prospettive europee e italiana in particolare in questo settore. Le implicazioni economiche e sociali determinate dall’attualità di un conflitto nel cuore dell’Europa sono ben evidenti, così come la preoccupazione e l’inquietudine legate a una durata del conflitto e a un futuro riposizionamento dello scacchiere geopolitico mondiale tutt’altro che prevedibile e rassicurante.

Ci siamo svegliati da un lungo torpore, a valle dell’esplosione di un conflitto mondiale e delle sue implicazioni economiche e sociali, in un contesto che ha fatto emergere pesanti mancanze, in realtà note da tempo almeno agli addetti al settore: una eccessiva dipendenza da un solo combustibile e da troppi pochi Paesi, la carenze di infrastrutture strategiche come i terminali di rigassificazione, il ritardo nello sviluppo della produzione da fonti rinnovabili e dell’efficientamento energetico dei nostri processi produttivi e di consumo in generale, tutt’ora troppo legati al gas.

Partendo da questo contesto cupo e complesso, dobbiamo considerare l’energia qual è: un bene essenziale, che come tale va salvaguardato e reso accessibile a tutti. Mai come in questo momento è evidente che non può e non deve trattarsi di una mera dichiarazione di principio ma di un obiettivo raggiungibile, e non per ottimismo fine a se stesso ma perché abbiamo i mezzi, le competenze e la capacità tecnologica in grado di renderlo tale. Tra queste certezze, un sistema energetico nazionale caratterizzato dalla presenza di Campioni  italiani leader nelle rispettive aree di attività, pronti a fare Sistema nell’interesse del Paese.

È insomma arrivato il tempo di un realismo energetico, di passare da una pianificazione a volte astratta all’individuazione di una lista concreta di priorità a cui dare seguito con una capacità di esecuzione determinata e urgente.

Con questo spirito, di seguito si delineano alcune proposte.

DUE SCELTE PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA

La transizione energetica e la decarbonizzazione di usi e consumi tramite l’elettrificazione è un processo inarrestabile e già in corso – basti pensare che nello stesso periodo di tempo in un anno in Italia sono triplicate le domande di connessione di impianti da fonti rinnovabili sulla rete di distribuzione di energia elettrica – come già evidenti sono i benefici che se ne possono ricavare in termini economici, ambientali, sociali, occupazionali; accelerare questo processo significa ottenere vantaggi ancora più apprezzabili sia nel breve che nel lungo periodo, perché in entrambi gli orizzonti temporali la strada delle fonti rinnovabili può conciliare la convenienza economica e una maggiore efficienza energetica e salvaguardia ambientale. Perché questa accelerazione abbia luogo, tuttavia, è necessario fare in particolare due scelte fondamentali e tra loro interdipendenti: eleggere la strada delle fonti di energia rinnovabile come un percorso concretamente utile ed ineludibile e, al contempo, impostare con ambizione gli iter amministrativi legati alla messa in opera di impianti rinnovabili, troppo spesso ancora ostaggio di un approccio irrazionalmente conservativo.

1- ACCELERARE SULLE RINNOVABILI – L’innovazione è la prima alleata della transizione energetica, perché, ad esempio, perfeziona il processo di digitalizzazione delle reti e rende il passaggio all’elettrificazione di usi e consumi tramite le fonti rinnovabili più fattibile ed efficiente. In questo senso l’impiego delle fonti fossili e del gas in particolare andrebbe circoscritto agli ambiti industriali energivori che ancora utilizzano direttamente gas e non possono farne a meno (ad es. la lavorazione della ceramica, le cartiere, gli impianti chimici) azzerandone progressivamente gli usi improduttivi, inefficienti e ambientalmente nocivi come il riscaldamento delle case. E proprio su fonti rinnovabili e innovazione Enel punta da anni con decisione, nella convinzione che l’unica transizione energetica possibile sia quella giusta, in grado di garantire l’accessibilità all’energia proprio tramite il circolo virtuoso tra avanguardia tecnologica, tutela ambientale e autonomia degli approvvigionamenti.

Ecco perché, di concerto con gli altri associati di Elettricità Futura – la principale associazione del mondo elettrico italiano – il Gruppo ha abbracciato il nuovo Piano Europeo REPowerEU, che per il settore elettrico italiano si traduce nell’obiettivo di arrivare a 85 GW di rinnovabili entro il 2030: un traguardo che può sembrare astratto, ma che in realtà permetterebbe di arrivare a quota 84% di elettricità rinnovabile nel mix energetico portando con sé enormi benefici per economia (309 miliardi di investimenti cumulati al 2030 del settore elettrico e filiera industriale), società (470mila nuovi posti di lavoro per settore e indotto al 2030) e ambiente (riduzione del 75% delle emissioni di COdel settore elettrico nel 2030 rispetto al 1990).

2- UNIRE REALISMO AD AMBIZIONE – Nel citato piano REPowerEU la Commissione Europea ha ritoccato verso l’alto alcuni importanti obiettivi che si era prefissata nel pacchetto Fit for 55, portando al 45% la quota di fonti rinnovabili nel mix energetico complessivo al 2030 – in luogo del precedente 40% -, e aumentando la capacità complessiva a 1.236 GW al 2030 – in luogo dei precedenti 1.067 GW. Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (c.d. Pniec) prevede una crescita significativa di nuova capacità rinnovabile per la produzione di energia elettrica entro il 2030, per circa ulteriori 10 GW da impianti da fonte eolica, e circa 32 GW da impianti da fonte solare. Fondamentale, per raggiungere tali obiettivi, è l’individuazione delle c.d. aree idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili, zone“con un elevato potenziale atte a ospitare l’installazione di impianti di produzione elettrica da fonte rinnovabile, anche all’eventuale ricorrere di determinate condizioni tecnico-localizzative”.

Il D.Lgs. n. 199/2021 di recepimento della Direttiva RED II prevede a tal proposito che queste aree idonee, aventi una potenza complessiva almeno pari a quella individuata come necessaria dal Pniec per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili, avrebbero dovuto essere individuate sulla base di principi e criteri stabiliti dal Governo attraverso uno o più decreti entro giugno 2022, stabilendo altresì la ripartizione della potenza installata fra Regioni e Province autonome; nei successivi 180 giorni le Regioni avrebbero dovuto individuare le aree idonee, con potere sostitutivo statale in caso di mancata adozione. I decreti attuativi, tuttavia, non sono ancora stati adottati, con il conseguente rischio di ritardare l’adozione di misure volte a realizzare quel percorso di decarbonizzazione imboccato, come abbiamo visto, sia a livello nazionale che europeo.

L’auspicio è dunque quello di proseguire l’indispensabile confronto tra Stato e Regioni, accelerando il processo di approvazione normativa e provando nel contempo a sfruttare l’eventuale prolungarsi di questa fase per apportare qualche miglioria alle misure presenti: partendo dall’opportunità di introdurre meccanismi premianti tali da incentivare le Regioni in merito al raggiungimento dei target assegnati, prevedendo un maggior ruolo di spinta del Governo sul raggiungimento dei target di capacità rinnovabile e arrivando, infine, alla necessaria estensione dell’accezione stessa di “Aree Idonee”, la cui attuale formulazione è oggi legata esclusivamente all’individuazione di “impianti a fonti rinnovabili aventi una potenza complessiva almeno pari a quella individuata come necessaria dal Pniec”.

Troppo prudente, quindi, in tempi difficili che ci impongono di superare gli obiettivi minimi, per affrontare sfide straordinarie come quelle in cui siamo immersi e che ci accompagneranno nel prossimo futuro.

(Photo by Jason Blackeye on Unsplash)

 

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