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Russia-Germania, un rapporto fatto anche di spie e ombre

Quello del direttore dell’Agenzia federale per la sicurezza informatica è soltanto l’ultimo di molti rapporti opachi che corrono tra la Russia e l’Europa, con spesso la Germania al centro, e che possono essere fonte di interferenze o ingerenze da parte di Mosca sulle politiche occidentali

Quello di Arne Schönbohm è soltanto l’ultimo di molti rapporti opachi che corrono tra la Russia e l’Europa, che hanno spesso al centro la Germania, dopo 16 anni di governo di Angela Merkel, e che possono essere fonte di interferenze o ingerenze da parte di Mosca sulle politiche occidentali.

A maggio, meno di tre mesi dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il capo dei servizi segreti tedeschi aveva dichiarato che i livelli di spionaggio contro la Germania erano “almeno al livello della Guerra Fredda, se non significativamente più alto”. Thomas Haldenwang, direttore del Bundesamt für Verfassungsschutz, cioè il controspionaggio, aveva previsto che “in un mondo di ostilità aperte e sanzioni drastiche, la soglia di inibizione per lo spionaggio, il sabotaggio e l’influenza illegittima continuerà a scendere”.

Schönbohm è il direttore dell’Agenzia federale per la sicurezza informatica della Germania. Ma è anche, come hanno rivelato i media tedeschi, tra i fondatori di un’o organizzazione di lobbisti, il Consiglio federale per la cybersicurezza (Cyber-Sicherheitsrat Deutschland e.V.), che ha contatti con i servizi segreti russi. Per questo, Nancy Faeser, ministra dell’Interno, ha deciso di cacciarlo.

Nelle scorse settimane, due alti funzionari del ministero dell’Economia tedesco erano finiti sotto indagine per presunte attività di spionaggio a favore della Russia. A rivelarlo era stato il quotidiano Die Zeit, sottolineando che gli uomini del BfV stanno lavorando sul caso che coinvolge due persone “che si occupano di forniture energetiche in posizioni chiave” e che potrebbero essere talpe del Cremlino.

Ad agosto era finito a processo un ufficiale della riserva delle Forze armate tedesche. L’accusa: avrebbe passato informazioni riservate all’intelligence russa tra il 2014 e il 2020. Ad aprile, invece, il tribunale di Monaco aveva condannato per spionaggio a un anno di carcere con la condizionale un uomo accusato di aver passato all’intelligence russa una ricerca che includeva informazioni sui programmi aerospaziali dell’Unione europea, tra cui il lanciatore europeo Ariana.

In estate, la storia più incredibile. La diplomazia tedesca in Russia aveva rilasciato un visto d’ingresso a un cittadino russo, nonostante gli avvertimenti del BfV e di un servizio di intelligence di un altro Paese europeo sul fatto che l’uomo fosse solito operare a livello internazionale sotto copertura diplomatica, per conto di un’agenzia di intelligence russa. Secondo quanto riferito nei giorni scorsi da Der Spiegel, gli avvertimenti erano stati “trascurati a causa di un errore” amministrativo e il visto è prontamente annullato. Ma lo stesso giornale sostiene che sia “possibile che la questione del visto accidentale fosse legata al fatto che [Berlino] volesse mostrare buona volontà alla parte russa”.

Il tutto, dopo che ad aprile la Germania aveva espulso 40 diplomatici russi, definiti un pericolo per la sicurezza nazionale, dopo i crimini di guerra in Ucraina. In risposta, Mosca aveva reagito reciprocamente un numero equivalente di diplomatici tedeschi in segno di rappresaglia. Il ministero degli Esteri russo aveva assicurato che avrebbe risposto allo stesso modo se la Germania avesse intrapreso nuove azioni simili successivamente. Una simile eventualità, secondo Der Spiegel, rischierebbe di decimare la presenza diplomatica tedesca in Russia, essendo molto più piccola rispetto a quella russa in Germania. La Germania, in altre parole, non è disposta a rischiare una rottura totale delle relazioni diplomatiche con la Russia nonostante, secondo gli esperti di intelligence, nessun Paese europeo ospiti più uomini dell’intelligence russa sotto copertura diplomatica della Germania. Sarebbero almeno 100 (in Italia, invece, un terzo della rappresentanza, circa 70).

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