Le minacce nucleari russe sembrano più bluff che altro. Ma la questione non è da sottovalutare: Mosca si ritrova invischiata in un conflitto che non pensava di dover combattere, cosa succederebbe se si trovasse con le spalle al muro? Ne parliamo con Zack Cooper dell’American Enterprise Institute
In queste settimane la leadership russa ha più volte sbandierato la possibilità di utilizzare armi nucleari nel conflitto ucraino. E’ davvero una possibilità concreta? Quali reazioni avrebbero gli Stati Uniti? Come procede lo scenario di guerra? Ne abbiamo parlato con Zack Cooper, senior fellow dell’American Enterprise Institute e professore a Princeton.
Si parla molto dell’eventualità che la Russia stia preparando un attacco nucleare, soprattutto nell’ottica di arrestare la controffensiva ucraina.
E’ molto difficile immaginare come potrebbe essere eseguito un attacco del genere e le sue conseguenze. In parte perché le forze ucraine non sono tutte raggruppate in un’area, ma si snodano lungo una linea di battaglia piuttosto estesa, quindi non credo che un ordigno nucleare possa distruggere abbastanza forze ucraine da ottenere una vittoria strategica significativa. Usarne più di uno probabilmente sì, ma non penso che Putin voglia rendere radioattiva una grossa porzione di territorio che dice di essere russo, sarebbe una decisione politica molto strana. Potrebbe scegliere di colpire infrastrutture, grosse città, reti elettriche, strade e ponti e cose simili, ma di certo esistono armi convenzionali per fare questo genere di attacchi. Quindi rimango scettico sul fatto che il Cremlino scelga di usare l’opzione atomica sul terreno di battaglia.
E’ vero che esistono altri scenari simili, magari potrebbe fare esplodere una testata nucleare sul Mar Nero per mostrare quanto è serio riguardo all’escalation. Ma anche qui, ci sono un sacco di svantaggi che derivano da questo tipo di approccio. Conosco molti esperti che ritengono che un’esplosione dimostrativa sul Mar Nero sia l’ipotesi più probabile. Secondo me sarebbe una mossa che lo farebbe apparire ancora più debole. Cioè potrebbe essere letta come “vi faccio vedere che ho armi nucleari, però non le uso sul campo di battaglia”. Di nuovo, non credo che i Russi useranno davvero le atomiche su questo teatro, sono armi che funzionano come deterrente, e sono state sviluppate da due avversari in un contesto piuttosto diverso.
Rimaniamo su scenari pessimisti. Diciamo che i Russi utilizzano una singola testata nucleare tattica sul suolo ucraino. Quale reazione avrebbero gli Stati Uniti? Ci sarebbero voci e pensieri diversi tra Congresso, Presidenza, Dipartimento di Stato, Pentagono?
Credo che ci sarebbe unanimità sul fatto che gli Usa dovrebbero rispondere. Non ci sarebbe unanimità su quale questa risposta dovrebbe essere. Diverse persone che spingerebbero per un contrattacco nucleare sulle basi di lancio russe, mentre altri direbbero che dobbiamo colpire quelle basi con armi convenzionali. Ci sarebbero poi persone a favore di un attacco alle strutture militari russe in territorio russo. Sentiremmo un grido da Washington perché si passi a una forte risposta militare, ma anche economica, molto superiore alle sanzioni che vediamo oggi. Quindi, non saprei esattamente dire quale risposta ci sarebbe, soprattutto perché non conosciamo lo scenario nucleare specifico. Credo che in generale vedremmo una sostanziale escalation, perché sarebbe un episodio troppo grande per poter lasciar correre.
Vede analogie con la Guerra Fredda?
La principale analogia credo che stia nel fatto che durante quel periodo entrambe le parti schieravano armi nucleari sul campo. E l’idea della mutual assured destruction rendeva molto difficile credere che il presidente o segretario generale di un paese avrebbe deciso di lanciare un attacco. Quindi l’unico modo di rendere credibile la minaccia era di delegare l’autorità di utilizzare armi nucleari al livello operativo, ai comandanti sul campo, talvolta anche ufficiali di rango abbastanza basso.
Se oggi la Russia decidesse di delegare questa autorità ai comandanti sul campo ci sarebbero dei bei problemi, principalmente perché le forze russe stanno perdendo al momento e sarebbe molto difficile impedire che gli ufficiali sul posto decidano di usare le armi atomiche immediatamente.
Sempre nell’ottica di armi nucleari, se gli Ucraini provassero a sfondare nei territori ora annessi?
Credo che sia più semplice per la Russia dire “useremo armi atomiche se attaccherete la Crimea”. Ma per quanto riguarda i territori annessi, ad esempio Kherson, non credo che sarebbe una strategia vincente per Mosca. Il punto della deterrenza consiste nel tracciare linee rosse chiare, facendo capire esattamente al tuo nemico cosa non deve fare. Qui le linee si spostano ogni due giorni. Un obiettivo russo dell’annessione era esattamente questo, congelare il conflitto, ma per ora la situazione è piuttosto fluida. E’ possibile che se le linee di battaglia si stabilizzeranno nei prossimi mesi sarà più semplice per Putin annunciare la fine delle operazioni militari e la difesa dei territori ora sotto il controllo russo anche con armamenti nucleari.
Si dice che esistano due possibili percorsi che portino alla fine di questa guerra. Uno è continuare l’escalation e spingere la Russia alla disfatta (con le possibili conseguenze di guerra nucleare), l’altro è accettare una pace imposta dalla Russia a un’Ucraina derubata di parte del suo territorio
Una guerra finisce quando entrambe le parti decidono che è finita. Questa andrà avanti per parecchio, per diversi anni. Al momento non mi sembra che l’Ucraina voglia arrendersi, perché esistono ancora porzioni di territorio occupate e Kiev continuerà a godere del sostegno finanziario e militare statunitense ed europeo, quindi non avrà incentivi a smettere. Dal punto di vista russo, stanno perdendo enormi risorse in termini di personale e di materiale, ma non credo che Putin possa tirarsi indietro a questo punto.
Quindi penso che le due parti continueranno a combattere nel prossimo futuro, purtroppo. Non vedo soluzioni chiare per uscire da questa situazione. E’ molto difficile immaginare che Kiev si riprenda tutti i territori, compresa la Crimea, ed è difficile immaginare che la Russia si mangi completamente l’Ucraina ed effettui un regime change. Prima o poi bisognerà arrivare a una soluzione di compromesso, ma ne siamo ancora lontani.
Il Congresso degli Stati Uniti, soprattutto dopo le elezioni di midterm, continuerà a mantenere lo stesso livello di aiuti per Kiev?
Il livello rimarrà alto. La grande domanda è se gli Stati Uniti riusciranno a rifornire in tempi brevi tutti i missili e le munizioni che l’Ucraina sta facendo fuori in fretta. E’ vero che Washington sta mettendo mano alla costruzione di nuove linee di produzione, ma ci vorrà un po’ di tempo. Quindi sì, il livello di aiuti resterà inalterato se non per la quantità di missili e munizioni.
La Federazione Russa non ha completamente scatenato il proprio potenziale militare. Per scelta consapevole, o perché non è stata in grado?
Ne ho discusso parecchio con diversi esperti di pensiero strategico russo. Penso che ci siano state grosse differenze tra i piani elaborati dagli Stati Maggiori e la loro concreta attuazione, con enormi problemi di logistica e di corruzione. In secondo luogo, le informazioni di intelligence dicevano a Putin che avrebbero preso Kiev in pochi giorni, che sarebbe stata una campagna veloce e praticamente senza resistenza. Lui si è convinto che avrebbero deposto Zelensky, messo su un nuovo governo e sarebbero tornati a casa. Infatti l’esercito russo è stato mandato in Ucraina senza una piena preparazione per quello che stavano andando a fare, non erano pronti per un’invasione. In terzo luogo, a conforto delle due tesi precedenti, l’apparato militare russo ha svolto le operazioni in maniera davvero poco ortodossa.
Se vuoi invadere un Paese cominci con giorni di bombardamenti intensivi per eliminare le difese aeree avversarie, distruggere le linee di comunicazione, e magari anche altre infrastrutture chiave. Poi si mandano grossi gruppi di terra: corazzati, artiglieria, e tanta fanteria a supporto. Noi abbiamo visto inizialmente una campagna di bombardamenti molto breve e dispersiva, in termini di obiettivi da colpire. Poi hanno mandato enormi colonne corazzate da sole, e abbiamo visto che fine fanno quando non sono supportate da gruppi di fanteria, sono lente e pesanti e vengono fatte a pezzi dai piccoli gruppi di fanteria ucraini molto più agili. Non so precisamente il motivo di queste scelte, ma immagino che i fattori che abbiamo elencato ora siano stati determinanti.