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Che significa quel blackout a pochi chilometri dal “buco” del Nord Stream

Salta l’elettricità su un’isola danese, 40mila persone restano al buio probabilmente per un danno a un cavo elettrico sottomarino, a poca distanza dal punto in cui sono saltati pezzi del gasdotto tra Russia e Germania. Si riaccendono i riflettori sulla tutela delle infrastrutture critiche subacquee e sul rischio che attori più scaltri approfittino delle falle per scatenare guerre ibride

L’isola danese di Bornholm, situata nel Mar Baltico vicino ai gasdotti di Nord Stream, è stata oggi colpita da una totale interruzione  dell’energia elettrica. La causa esatta dell’interruzione è sconosciuta, ma probabilmente è dovuta a una falla nel cavo che collega l’isola alla terraferma svedese. Le autorità hanno avviato una centrale elettrica locale per produrre elettricità per l’isola, che conta una popolazione di circa quarantamila abitanti.

I timori attuali riguardano il fatto che questo possa non essere un caso isolato, e l’episodio riaccende i riflettori sull’importanza della tutela delle infrastrutture strategiche nazionali, soprattutto i cavi sottomarini.

Due settimane fa, Formiche aveva ripreso il monito lanciato dall’eurodeputato irlandese Billy Kelleher, il quale aveva dichiarato che l’attacco a Nord Stream farebbe parte di un piano russo più ampio per sabotare le connessioni sottomarine occidentali. La Marina russa aveva effettuato manovre al largo delle coste irlandesi nel gennaio 2022, e all’epoca diversi analisti sostennero che fossero lì per mappare i cavi di comunicazione tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Inoltre già nel 2014, quando si prese la Crimea, Mosca procedette a troncare i cavi terrestri in fibra ottica; senza contare il progetto russo di creare un sistema di internet alternativo, sulla falsariga del Big China Firewall.

La Commissione Europea si muove da tempo sulla questione, ma come sempre non è facile uniformare le posizioni in Consiglio Europeo. A maggio 2022 è stata aggiornata la direttiva Network Information Systems (Nis 2) per continuare nella direzione di un panorama europeo omogeneo nella difesa e nelle risposte a minacce alle infrastrutture strategiche, includendo nelle liste anche i cavi sottomarini.

Lo sforzo va nella giusta direzione, ma potrebbe non essere abbastanza. Intervistato su queste colonne, l’ammiraglio Sanfelice di Monforte ha ricordato che si rendono ad oggi necessari strumenti di sorveglianza fisica nelle zone di passaggio di infrastrutture critiche, oltre a provvedere a sistemi di intervento rapido. In quest’ottica, ha poi evidenziato, sarà cruciale la collaborazione tra le Marine militari, gli apparati di sicurezza in generale, e le aziende e industrie che lavorano su quelle infrastrutture. Come già riportava Gabriele Carrer, a titolo di esempio dell’importanza dei cavi sottomarini, sui quali passa il 97% del traffico internet, a luglio la Marina Militare e Sparkle, operatore globale del gruppo Tim, hanno siglato un protocollo d’intesa con l’obiettivo di migliorare la protezione delle infrastrutture di telecomunicazione sottomarine.

L’esperto dell’Atlantic Council Justin Sherman, ha recentemente ricordato come i crescenti rischi alla sicurezza fisica dei cavi richiedano una coordinazione tra Stati Uniti e Unione Europea sulla protezione dei fondali oceanici. Una cooperazione, quella transatlantica in materia, che esiste dal 1856, quando la Gran Bretagna posò un cavo telegrafico che raggiungeva l’Oltreoceano.

Da allora ne è passato di tempo, e le connessioni attuali sono poco più di una dozzina. Senza di essi, l’Internet di oggi letteralmente non esisterebbe. Pensiamo al commercio elettronico, alla condivisione di informazioni per la ricerca scientifica, i messaggi e le videochiamate sui social media, o le comunicazioni tra governi in tutto il mondo. Dobbiamo tenere sempre a mente che Internet, e tutto l’universo che ne deriva, non è un’entità astratta, ma anzi poggia su infrastrutture fisiche che vanno tutelate, esattamente come i sistemi idrici, o le pipeline del gas. Se ce ne scordiamo ci esponiamo al rischio che attori più scaltri approfittino delle falle per scatenare guerre ibride.


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