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Wallace contro Hunt. Il dibattito a Londra sulle spese militari riguarda anche noi

L’auspicio espresso dagli Usa di un aumento dei bilanci per la difesa rischia di scontrarsi con le difficoltà politiche ed economiche britanniche. Il nuovo cancelliere non esclude una revisione del piano della premier Truss e il ministro della Difesa sarebbe pronto al passo indietro. Ma se un Paese cruciale per la Nato come il Regno Unito rinuncia, sarà difficile convincere gli europei

Gli Stati Uniti Uniti non solo “si aspettano” che gli alleati spendano il 2% del prodotto interno lordo nella difesa ma che ora “vadano oltre”, poiché bisogna investire nelle capacità di produzione e rimpiazzare ciò che è stato fornito all’Ucraina dai magazzini degli alleati. L’appello di Lloyd Austin, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, al termine della ministeriale Nato a Bruxelles rischia di scontrarsi con la realtà politica del Regno Unito, Paese che da sempre, ma in particolare dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, prova a porsi come esempio per gli alleati.

Dopo aver fatto un passo indietro sul promesso taglio delle tasse e licenziato il cancelliere Kwasi Kwarteng, Liz Truss ha scelto il successore: Jeremy Hunt, ex ministro degli Esteri, ritiratosi dalla recente corsa alla leadership tory annunciando il sostegno allo sfidante della premier, Rishi Sunak. Quest’ultimo, già cancelliere di Boris Johnson e uno dei “ribelli” che hanno determinato la fine della sua esperienza al governo, aveva criticato, numeri alla mano, il piano economico e fiscale di Truss. Quella di Hunt è, dunque, una scelta di rigore dopo la manovra fiscale che prevedeva un drastico taglio delle imposte e il cui annuncio aveva causato un crollo di sterlina e mercati.

“Abbiamo davanti a noi alcune decisioni molto difficili”, ha detto Hunt nelle interviste rilasciate a BBC Radio 4 e a Skynews dopo il suo primo giorno da cancelliere. “Quello che le persone vogliono, che vogliono i mercati, ciò di cui il Paese ha bisogno ora è la stabilità. Nessun cancelliere può controllare i mercati. Ma quello che posso fare è dimostrare che possiamo pagare le nostre tasse e i nostri piani di spesa”.

Che ne sarà della promessa della premier Truss di aumentare la spesa militare al 3% del prodotto interno lordo? Il nuovo cancelliere ha spiegato di aver chiesto efficenza a tutti i dipartimenti governativi. Ci sarà “decisione difficile e dura” sul bilancio della difesa? A questo domanda di BBC Radio 4 ha risposto: “Dobbiamo aumentare la spesa per la difesa, ma non posso promettervi qui e ora le tempistiche”. “La capacità a lungo termine di finanziare un aumento della spesa per la difesa dipenderà dalla stabilità della situazione economica e da una crescita sana dell’economia”, ha aggiunto. Appuntamento per il 31 ottobre prossimo alla Camera dei Comuni.

Ma le sue parole sembrano aver alimentato nuove tensioni all’interno del gabinetto. Skynews ha rivelato che una mossa simile potrebbe portare alle dimissioni di Ben Wallace da segretario alla Difesa. Wallace, uno dei membri più influenti del Partito conservatore, negli ultimi tre anni al timone del dipartimento della Difesa si è impegnato per garantire l’aumento della spesa in un periodo di crescenti minacce alla sicurezza. Una “fonte della Difesa” ha detto a Skynews che Wallace avrebbe convinto la premier a rispettare le promesse fatte. Tra queste, l’aumento della spesa per la difesa al 2,5% del prodotto interno lordo entro il 2026, dall’attuale 2% circa, e poi al 3% entro il 2030, con un aumento di circa 157 miliardi di sterline in otto anni.

L’articolo di Skynews è molto duro nei confronti del nuovo cancelliere. “Oltre al mancato impegno sulla spesa per la difesa, Hunt ha anche espresso una valutazione errata sul fatto che la spesa per la difesa a lungo termine può essere garantita solo se c’è stabilità economica. In realtà, non ci può essere stabilità economica senza sicurezza”, si legge. L’aumento dei prezzi dell’energia viene utilizzato dal presidente russo Vladimir Putin come arma con cui far pressione sull’Occidente per indebolire il sostegno all’Ucraina, continua a ripetere la premier Truss. Per questo, “non ha senso” usare la crisi economica, innescata anche dalla guerra russa, come motivo per fare marcia indietro sull’aumento del bilancio per la difesa, continua.

E una simile mossa da parte del Regno Unito potrebbe spingere altri alleati Nato a fare lo stesso. “Se il Regno Unito desse l’esempio e riducesse le ambizioni di crescita della spesa per la difesa, sarebbe molto meno probabile che altri alleati europei si sentano sotto pressione per aumentare i loro bilanci”, scrive Skynews. È vero, prosegue l’emittente, che si può rendere la macchina più efficiente ma “i servizi militari, di sicurezza e di intelligence del Regno Unito sono troppo vitali per lasciarli andare e troppo importanti per non finanziarli adeguatamente, soprattutto in un periodo di guerra in Europa e con la minaccia molto concreta di un’escalation con Russia e Cina”.

Fonte: Nato
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