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Se l’Europa soffre, gli Usa non stanno a guardare. L’intervento di Clarke (Amcham)

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Una recessione in Europa – il più importante partner commerciale degli Stati Uniti – si ripercuoterebbe anche sul mercato americano. Per questo l’amministrazione Biden dovrebbe investire nel sostegno economico e soprattutto energetico del Vecchio Continente. Il monito della ceo della Us Chamber of Commerce, Suzanne Clarke

Una delle grandi lezioni del ventesimo secolo si ripresenta adesso: ignorare i problemi dell’Europa ha conseguenze negative anche per gli Stati Uniti. Così la ceo e presidente della US Chamber of Commerce, Suzanne Clarke ha lanciato un avvertimento in una lettera pubblicata sul Financial Times. La comunità imprenditoriale americana è preoccupata per l’impatto che avranno sull’economia mondiale la crisi energetica, l’inflazione del settore alimentare e tutte le conseguenze legate alla guerra in Ucraina. Una recessione in Europa – dove molte compagnie americane hanno stabilimenti di produzione – ha già fatto rallentare la produzione negli Stati Uniti. Questo, in particolare, per i settori dei beni di consumo, l’acciaio, le industrie chimiche ed il settore automobilistico.

Nel 2020 gli Stati Uniti hanno importato dall’Europa un totale di beni e servizi pari a 775 miliardi di dollari. La domanda da porsi ora è: come sostenere i partner europei per far fronte a questa difficile congiuntura?

Secondo Clarke, spetta agli Stati Uniti adesso assumere la leadership nel settore energetico – e quindi un ruolo di responsabilità – per venire in aiuto dei suoi alleati. È rivolta in tal senso la richiesta all’amministrazione Biden, da parte del AmCham e dei suoi membri, di implementare misure per una rapida riforma e sviluppo di nuove infrastrutture energetiche. Il rafforzamento della produzione energetica domestica e del trasporto saranno elementi critici per aiutare i partner in Europa.

L’inflazione in Europa e Usa – la peggiore negli ultimi 40 anni – ha origini diverse. Negli Usa le ragioni che hanno provocato l’inflazione sono legate al ritorno della domanda dopo la pandemia e ai miliardi di investimenti pubblici immessi nel mercato dal governo di Joe Biden; in Europa hanno pesato la guerra, la ridotta fornitura energetica e la speculazione sul mercato di Amsterdam.

Dopo aver affrontato l’inflazione con politiche monetarie diverse, gli Usa e Ue hanno deciso di lanciare una task force comune sull’Inflaction reduction act. Questa legge Usa ha come obiettivo combattere l’inflazione. Il gruppo di lavoro si riunirà la settimana prossima per la prima volta e coinvolgerà tutto il governo degli Stati Uniti: la Casa Bianca, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento del Tesoro, il Dipartimento del Commercio e il Rappresentante Commerciale degli Stati Uniti.

In questo scenario focalizzato sull’importanza di arginare la Russia e di mettere fine alla guerra in Ucraina, tuttavia lo sguardo degli Stati Uniti continua ad essere rivolto a oriente, alla Cina. Questo aspetto emerge chiaramente anche nella nuova Strategia di sicurezza nazionale Usa, la Interim National Security Strategic Guidance del marzo 2021. La strategia definisce la Cina come “l’unico Paese cha ha l’intenzione di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più, ha il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per perseguire tale obiettivo”. Secondo la strategia, con Pechino si può convergere per combattere il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare e l’inflazione. Per gli altri settori però gli Stati Uniti sono impegnati in un’attività di friend-shoring con investimenti pubblici per rafforzare la forza lavoro, le catene di approvvigionamento, specialmente nel settore delle tecnologie critiche ed emergenti. Gli Stati Uniti quindi, secondo la strategia, saranno focalizzati sulla promozione di investing at home, prendendo le distanze dalla globalizzazione.

La strategia insiste sull’importanza di rafforzare il tessuto connettivo con i partner commerciali (anche) europei, un upgrade “in ambito tecnologico, commerciale e della sicurezza”.

Come sostenuto da Clarke, gli effetti economici della guerra in Ucraina continueranno a ripercuotersi sull’economia mondiale per molti anni, con il rischio che per l’Europa questo acceleri una fase di riduzione della quota dell’economia globale già in corso negli ultimi 15 anni. Il sostegno degli Stati Uniti sarà dirimente dunque per assicurare che i principi minati dalla Russia in Ucraina, non minino le fondamenta di un ordine internazionale basato sulla democrazia, la prosperità e lo stato di diritto.

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